[tps_title]Penultimo aneddoto[/tps_title]
Domenica 25 novembre 1990: è in programma il derby (anch’esso esterno per i rossoblù). La Sampdoria, che vincerà quel massimo campionato, è in testa con 15 punti (all’epoca le vittorie ne garantivano due) dopo nove giornate e il Genoa è a metà classifica con 8. Una «leggenda metropolitana» vuole che i tifosi blucerchiati scommettessero tra di loro sul numero di reti che i loro beniamini avrebbero inflitto ai rossoblù, ma, come non di rado accade, la squadra sfavorita gioca meglio dell’altra e in quell’occasione si riporta in vantaggio a un quarto d’ora dalla fine con una rete su calcio di punizione del brasiliano Claudio Ibraim Vaz Leal «Branco» (è stata l’unica volta in cui io, posizionato in Gradinata Nord alta, ho sentito fischiare il pallone). Invece che difendere il prezioso vantaggio il Genoa cerca di incrementarlo, giocando in maniera meravigliosa. Ad ogni azione d’attacco dei rossoblù il mio sconosciuto vicino (un ragazzo sui venticinque anni) piange sempre più copiosamente per la commozione. Io che avevo il cuore in tumulto, ma sono una persona tendenzialmente razionale, volto il viso verso di lui, gli accenno un sorriso e gli dico: “Ma guarda che facciamo ancora in tempo a perdere!”. Ovviamente sentivo che la vittoria della Sampdoria era a quel punto quasi impossibile (ma, comunque, “mai dire mai!”), ma scaramanticamente volevo «congelare» le lacrime di chi mi era a fianco fino al triplice fischio finale del signor Carlo Longhi di Roma. E fu vittoria!