L’intervista: 50 sfumature di rossoblù per Stefano Massa, genoano da mezzo secolo

La prima puntata degli aneddoti e delle curiosità in rossoblù del professore, autentica memoria storica, collaboratore di Pianetagenoa


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[tps_title]Il terzo, grazie![/tps_title]

Domenica 6 giugno 1971: si gioca la penultima giornata del Girone B della Serie C. Al Genoa, che è in testa alla classifica con due punti di vantaggio sulla S.P.A.L., basta il pareggio allo stadio “Cino e Lillo Del Duca” di Ascoli Piceno (là si è recato mio padre, ma, avendo io solamente nove anni, sono rimasto a Genova con mia madre, che mi ha portato al Nuovo Lido) contro i bianconeri locali per mantenere almeno un punto di vantaggio sui ferraresi, impegnati in casa con il Prato, visto che all’ultima giornata gli uomini di Arturo «Sandokan» Silvestri dovrebbero avere ragione tra le mura amiche, con il sostegno di oltre quarantamila tifosi, del Rimini. Ovviamente quel giorno il bagno e la tintarella sono l’ultima delle mie preoccupazioni ed è ipertrofica la funzione sensoriale del mio orecchio destro incollato a una radio a transistor, che la mia piccola mano tiene a fatica, mentre sono seduto davanti alla cabina. Posso avere notizie solamente della partita del Genoa, perché figura in schedina. A un certo punto un signore sulla settantina, incuriosito dalla mia malcelata trepidazione, me ne chiede ragione e io gli rispondo laconicamente che sono tifoso del Genoa, che si sta giocando la promozione. Il mio anziano interlocutore mi dice, ripensando alla sua giovinezza: “Ah, il Genoa! Io sono tifoso del Bologna; un tempo era una grande squadra il Genoa; pensa che io nel 1925 ho assistito a una delle cinque finali, quando vincemmo il nostro primo scudetto!”. Io, che sono già a conoscenza di come il Bologna l’aveva conquistato, e, essendo un bambino, sono poco diplomatico, gli dico prontamente, prendendolo davvero in contropiede: “Sì, quando ce l’avete rubato!”. L’anziano sorride di fronte alla mia precoce competenza storicocalcistica e mi lascia alle mie preoccupazioni di giornata. Poco prima della fine delle partite, arriva una notizia raggelante: “Il collega da Ascoli ci comunica: vantaggio del Del Duca!” (la rete della vittoria per i locali era stata messa a segno a tredici minuti dal termine da Giuliano Bertarelli sr.). È ora di tornare a casa: mi incammino di pessimo umore per corso Italia con mia madre, aspettando che vengano comunicati i risultati delle altre partite del girone, covando la segreta speranza che il Prato non abbia perso. Ovviamente per me quelli del Girone A non hanno alcun interesse così come i primi in ordine alfabetico di squadra di casa del Girone B. Finalmente si arriva al dunque! Appena sento: “a Ferrara…” faccio uno sforzo non da poco a trattenere l’urlo di gioia, perché sono già abbastanza esperto da sapere che, se viene nominata la località in cui è stata giocata la partita, vuol dire che la squadra di casa l’ha persa, “… Prato batte S.P.A.L. 1-0”! Solo allora sollevo le braccia al cielo e grido “Sì!”, perché ho capito che l’«inferno» del Genoa (che la domenica seguente batterà 2-1 il Rimini) in Serie C è durato solamente un anno.

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