[tps_title]Passiamo al settimo aneddoto[/tps_title]
Domenica 13 giugno 1976: allo stadio “Mario Rigamonti” di Brescia le Rondinelle ricevono alla penultima giornata i Grifoni in uno scontro decisivo, perché un successo dei padroni di casa schiuderebbe loro le porte della Serie A come lo farebbe un risultato positivo (pareggio o vittoria) agli ospiti. Alle 10,12 di martedì 28 maggio di due anni prima la città lombarda è stata scossa da un attentato neofascista, che ha provocato otto morti e centodue feriti con una bomba esplosa in Piazza della Loggia (in cui mi sono recato con i miei genitori prima della partita) durante un comizio sindacale. L’atmosfera allo stadio in cui arriviamo in Tribuna con un’ora d’anticipo sull’inizio dell’incontro è tesa per l’importanza della posta in palio, ma forse non solo. A un certo punto degli sportivi bresciani gridano a una persona in borghese “Maresciallo! Maresciallo!”. Pronto alla sollecitazione, l’agente rincorre con un collega un individuo e poco dopo torna, dicendo con giustificata soddisfazione: “L’abbiamo preso… Era da poco uscito di galera… Aveva un fascio littorio sul braccio e ci ha detto “Ma fatemi almeno vedere la partita!” e noi gli abbiamo risposto “Macché partita! Te ne torni in galera!””. Il simpatizzante del regime al potere nel cosiddetto Ventennio si era presentato allo stadio in maglietta e blue jeans con un pugnale in una delle due tasche posteriori! Finalmente inizia la partita: dopo un quarto d’ora Alessandro «Spillo» Altobelli sr. segna l’illusoria rete del vantaggio bresciano, a cui replica dopo un altro quarto d’ora Pruzzo. È di fatto il goal-promozione, ma io non esulto così come al triplice fischio finale del signor Gianfranco Menegali di Roma. Magari il tifoso nostalgico è andato allo stadio con un amico-camerata…