FEDERSUPPORTER – L’economia nazionale è in caduta libera, ma si lancia una piccola e inutile ciambella di salvataggio alla serie A

In caso di stop al campionato, i club registrerebbero perdite per € 235 milioni di euro: circa 11 milioni a testa, il costo cioè del cartellino di un semplice buon giocatore. E tutto ciò quando si registrano crolli di fatturati dal 45% all’80%

Genoa Italia

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Le due “partite farsa” alle quali abbiamo assistito, al di là di qualsiasi aspetto “sportivo”, hanno mostrato il volto peggiore del calcio.

Sembra che questi due 90 minuti “giocati” rappresentino la medicina giusta, in una marea di retorica, per guarire, finalmente, da questo virus.

Basta essere calciatori per non dover rispettare distanziamenti sociali, interpersonali, per potersi abbracciare: MAGIA di un pallone.

Infatti. in tutte le altre attività motorie/sportive l’art. 1 del DPCM 11 giugno 2020 n. sono “chiarissime” le tipologie di distanza da tenere:

  1. Per l’accesso a parchi, ville giardini etc, rigoroso rispetto del divieto di assembramento e della distanza di sicurezza interpersonale 
    di almeno 1 metro( lett. b);

  2. Per l’attività sportiva e motoria all’aperto rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno 2 metri per l’attività sportiva e di almeno 1 metro per l’attività mptporia ( lett.b);

  3. Per l’attività sportiva di base e motoria presso palestre, piscine etc. distanza sociale e senza assembramento ( lett.f);

  4. Pe le manifestazioni pubbliche, consentite in forma statica, distanze sociali ( lett. i);

  5. Per gli spettacoli aperti al pubblico….. distanza interpersonale di almeno 1 metro ( lett. m).

E la famosa “quarantena”?

Se risulterà positivo, il calciatore, o il componente dello staff, andrà in isolamento e sarà disponibile solo successivamente all’esito dei controlli e dei tamponi e dei test molecolari “rapidi” che il Governo deve validare, affidati ad un ente terzo dedicato ed individuato dalla FIGC e dalla Lega.

Gli altri potranno continuare ad allenarsi e giocare le partite e saranno sottoposti, il giorno precedente, a test “rapidi”, ma, comunque, tutta la squadra dovrebbe andare in ritiro per il tempo previsto per l’incubazione del virus (14 giorni).

Il calciatore ( o altro soggetto dello staff) positivo e la sua famiglia; ed i suoi amici con i quali è stato in contatto ?

Ma allora esiste una corsia preferenziale discriminante per i calciatori: un monitoraggio attento, tamponi ogni 4 giorni, test sierologici ogni due settimane, test rapidi immediatamente prima delle partite.

Tutto questo perché l’artista di quello spettacolo, che è il pallone, non è un cittadino qualunque, è il motore che alimenta il treno del denaro, anche se ogni tifoso si identifica con il suo falso eroe, alimentato dall’esaltazione mediatica.

In tutto questo, sembra sparita la travagliata questione delle responsabilità del medico sociale, figura, prima, ritenuta essenziale e strategica in questa lotta dal CTS per la prevenzione e protezione contro il covid-19.

Responsabilità sempre rifiutata dall’Associazione dei medici sportivi che si scontra con un’altra norma di legge (Decr.lgs 81/2008 “ Testo Unico sulla sicurezza del lavoro”). Ma che importa?

Per il sistema calcio si può anche modificare questa legge valida solo per i comuni cittadini italiani: eh che diavolo !

E’, veramente, triste vedere con quanto impegno il Governo si sia battuto, addirittura contro il CTS, che nel giro di pochi giorni ha modificato le sue rigorose e scientifiche regole. E tutto ciò in presenza di un nuovo focolaio virale a Roma.

E’ veramente, triste assistere all’impegno quotidiano del Ministro dello Sport, Spadafora, nell’intervenire, sino a ventilare l’ipotesi di un intervento normativo ad hoc (superando la legge Melandri) ma che “comunque non impedirebbe i ricorsi delle TV non coinvolte“ (cfr. La Gazzetta dello Sport, del 13 giugno 2020, pag.17).

Quanto sopra, a salvaguardia di un rapporto economico-finanziario intercorrente tra soggetti privati, Lega Serie A e broadcaster, per consentire, nel contesto di una economia nazionale in caduta libera, al calcio professionistico di non registrare, in caso di stop al campionato di calcio, perdite per € 235 milioni (circa 11 milioni di euro per club di Serie A: il costo cioè del cartellino di un semplice buon giocatore).

E tutto ciò quando si registrano crolli di fatturati dal 45% all’80%.

Ma cosa importa ? C’è il Calcio!

Quello no, è troppo importante perché venga chiuso in una rete di ”lacci e lacciuoli” come le altre attività sportive.

Perché negare al popolo, sul quale si adombrano, con sempre maggiore certezza, nuvole di imposizione patrimoniale sul risparmio individuale, nel ricordo del prelievo forzoso che un altro “Alto illuminato” (che forse poteva essere invitato a Villa Pamphili) fece nel luglio 1992?

Ma cosa importa ? C’è il Calcio.

Un grande giornalista, che vive di calcio, come Mario Sconcerti, in un suo recente e bellissimo, soprattutto dal punto di vista umano, editoriale (cfr. Settecorriere.it del 12 giugno 2020, pagg. 3, 4), affronta l’effetto virus sulla vita di tutti noi “Ero caduto in una realtà sconosciuta che dovevo capire”, e del calcio in particolare che “discuteva su cosa fare, ogni società cercava una soluzione che le permettesse di “usare” la malattia”.

Triste considerazione.

E la sua conclusione, sento possa appartenere ad ognuno di noi, amanti di questa passione “ Forse davvero quanto ci ha cambiato il virus lo sapremo da come riabbracceremo il calcio. Se ne usciremo semplici e un po’ bambini, allora saremo guariti”.

Ebbene, io, un tifoso qualunque, allevato a “pane e pallone” raccontato da Nicolò Carosio e Nando Martellini, non potrò uscire da questa pandemia con le illusioni, i desideri ed i sogni di un bambino, perché il calcio è stato ucciso dal virus.

O meglio il virus ha fatto capire a tutti che il calcio non c’è più: esiste solo il “business calcio”, interpretato da pseudo manager, da traffici finanziari internazionali più o meno oscuri, da principi e regole semplicemente scritti sulla carta e sempre più spesso interpretati, anche dal punto di vista giudiziario, in favore del ristretto gruppo di coloro che gestiscono il business.

La recente presa di posizione delle tifoserie organizzate di tutta Europa, fatto clamoroso ed unico nella storia del tifo, per la sospensione del campionato, è stata significativa. Ma nel contempo ha dimostrato il barrage mediatico di tutto il “carosello” ruotante intorno al calcio, sia della carta stampata, sia delle trasmissioni radioTv, spesso, troppo spesso, portatrici d interessi di parte.

Tutto ciò, credo, abbia decretato la fine di un’epoca, del calcio vero.

La successiva sarà PVN (Post Virus Natum) e di questo futura era sono e saranno responsabili e protagonisti tutti “quelli di prima”, questi si sempre vivi, ad eccezione dei tifosi.

Alfredo Parisi

Presidente Federsupporter

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