Federsupporter sul caso scommesse: un calcio tradito

Il richiamo del Ministro dello Sport, sottolinea l'associazione, si pone in aperto contrasto ideologico con la decisione della Procura Federale di “squalifica di 12 mesi, 5 dei quali commutati in prescrizioni alternative, e una ammenda di 12.500 euro”


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Nel contesto di una generale opinione di sottovalutazione del fenomeno scommesse ed in un eccesso di buonismo, tipico dell’odierna società, sia da parte dei responsabili del Sistema calcio, sia dei suoi più importanti protagonisti, si è levata solo una, sia pur autorevole, voce: quella del Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi. “Quello che hanno fatto i calciatori è alto tradimento. Hanno tradito sentimenti, passione, fiducia e il ruolo di riferimento soprattutto per i ragazzi e per i più piccoli” .
Al di là di qualsiasi considerazione giuridica in termini di violazioni di norme federali ( art. 24 CGS- ma poi si sono concluse le indagini ex art. 126 CGS?) , come commentato dalla Nota dell’Avv. Massimo Rossetti, riportata di seguito, ciò che ritengo opportuno evidenziare è proprio il generalizzato atteggiamento di sottovalutazione di episodi, sinora contestati a soli due giocatori. Come se i fatti fossero una semplice “ ragazzata” che, comunque non ha impattato ( salvo ulteriori accertamenti) sulla regolarità delle partite, ponendo l’importanza dell’effetto al di sopra del comportamento.
Il richiamo del Ministro dello Sport si pone in aperto contrasto ideologico con la decisione della Procura Federale di “squalifica di 12 mesi, 5 dei quali commutati in prescrizioni alternative, e una ammenda di 12.500 euro”, decisione che, a sua volta ha disconosciuto quanto previsto dal comma 3 dell’art. 24 circa la sanzione“ inibizione o squalifica non inferiore a 3 anni e ammenda non inferiore a 25.000 euro” . In questi sensi appaiono ancora più realistiche le considerazioni formulate in un recente articolo di un Sistema che “ va in auto protezione e ricaccia qualsiasi tentativo di progresso o di trasparenza” ( così L’Espresso del 4 giugno 2023 “ Il calcio continua a farsi giustizia da sé”, di Carlo Tecce e Gianfranco Turano) .
Al di là, quindi, di giudizi morali, sociali e di atteggiamenti personali, ciò che va salvaguardato sono i valori sottolineati dal Ministro dello SPORT, la cui violazione va sanzionata , quanto meno per il rispetto delle regole. Diversamente queste ultime si piegano ad interessi individuali, perdendo il proprio valore di riferimento sociale e giuridico, soprattutto per i giovani.
Alfredo Parisi

L’ennesimo scandalo nel calcio

Il mondo del calcio ci ha ormai abituato al ciclico verificarsi di scandali.
L’ultimo in ordine di tempo relativo a scommesse di calciatori professionisti su gare di calcio viene da lontano e può stupire solo ignari, veri o finti, o immemori.

Al riguardo, cito di seguito, alcuni significativi, illuminanti e profetici, brani tratti dal libro “Football Clan” – Perché il calcio è diventato lo sport più amato dalle mafie” del Magistrato Raffaele Cantone, già Presidente dell’Autorità Anticorruzione, nonché del giornalista esperto di criminalità organizzata Gianluca Di Feo ( prima edizione Rizzoli 2012; ultima e aggiornata bestBur 2014):
“ La recente legalizzazione dell’azzardo ha portato fiumi di denaro nelle casse asfittiche dell’Erario ma rischia di essere il cavallo di Troia utilizzato dalle organizzazioni criminali italiane e straniere per infiltrarsi nel mondo dello sport. E’ stato un clamoroso errore, come si è detto , passare così velocemente da un sistema restrittivo a una sostanziale deregulation che ha visto proliferare ovunque sale da gioco”( pag. 287) .
“Chi difende questa sostanziale mancanza di rigore sul piano normativo ricorda come le scommesse sui match esistessero già prima della legalizzazione, ma fossero gestite dalla criminalità organizzata; si sarebbe quindi eliminata un’ipocrisia e drenata in circuiti alla luce del sole quella che era solo un’occasione di arricchimento per le mafie. In realtà, l’affare non è stato sottratto alle consorterie criminali: semplicemente oggi si consente loro di gestirlo spesso in modo formalmente lecito, e con il corposo sostegno di martellanti campagne pubblicitarie. Sarà un caso che si sia cominciato a parlare di ludopatie proprio quando il gioco d’azzardo e le scommesse sono stati autorizzati dallo Stato?” (pagg.287-288).
“ Le storie che abbiamo raccontato dimostrano come imprenditori legati alle mafie siano riusciti a ottenere, grazie alle carenze legislative, non solo la gestione di sale da gioco ma persino le licenze pubbliche per operare ai massimi livelli come organizzatori di scommesse .E’ un regalo alle cosche ma rischia di trasformarsi in un grande danno per il calcio, incentivando le combine sugli esiti delle partite”. ( pag.288).
“Le inchieste condotte non solo in Italia hanno dimostrato che le mafie prediligono spesso specifiche formule di scommessa legale, come le puntate live in tempo reale, quelle sul numero di gol, sui risultati parziali o sulle espulsioni. Si tratta di meccanismi su cui è più facile operare combine” ( pag. 289).
“La sponsorizzazione di squadre o di interi campionati da parte di società che gestiscono le scommesse legali rischia di rendere il gioco sul campo mera funzione di quello d’azzardo. Potrà apparire anacronistico , ma nel momento in cui il football italiano è sempre chiaramente oggetto di interessi criminali legati alle scommesse distinguere lo sport dall’azzardo anche sul piano dell’immagine diventa fondamentale” ( pag. 290).

Considerazioni e moniti autorevoli e bellamente ignorati e disattesi, per cui ora mi stupisco di chi si stupisce di ciò che è accaduto, accade e, con ogni probabilità, continuerà ad accadere.
Constato che nessuno o pochi si interrogano sulla ratio della norma sportiva che vieta agli atleti professionisti di scommettere anche legalmente su gare della disciplina sportiva che praticano.
Una ratio che, evidentemente, risiede nell’obiettivo di evitare e prevenire combine facilitate da un “insider trading” tra i protagonisti degli eventi sportivi in grado di determinarne o influenzarne l’andamento e l’esito .
Poiché, come previsto da Cantone e Di Feo, si parla di ludopatia, viene da chiedersi se l’effettiva sussistenza di questa venga verificata mediante rigorose e indipendenti perizie mediche e se, ove accertate, tali affezioni esistessero al momento dell’effettuazione delle scommesse.
Solo infatti dopo tale rigoroso accertamento può stabilirsi se , a quel momento, lo scommettitore era oppure no in grado di scientemente volere quelle scommesse.
Laddove in caso di accertata infermità mentale a quel momento, lo scommettitore non sarebbe punibile, né sul piano penale né su quello sportivo, qualora fosse stato riconosciuto totalmente infermo di mente, ovvero sarebbe punibile in maniera ridotta qualora fosse stato riconosciuto solo parzialmente infermo di mente.
Rilevo, altresì, che con il patteggiamento l’incolpato non si riconosce automaticamente responsabile dell’illecito, poiché non sussisterebbe un vero e proprio accertamento della sua responsabilità.
In questo senso vedasi il parere della Sezione Consultiva della Corte Federale d’Appello della FIGC in data 18 dicembre 2017.
Pertanto, ove il patteggiamento segua alla volontaria ed ampia confessione dell’incolpato di aver commesso l’illecito gli sconti di pena derivanti dal patteggiamento e dalla confessione non possono, a mio parere, cumularsi.
Osservo, infine, che un calciatore che in una gara scommetta sulla propria espulsione, sul rigore a favore o sulla vittoria della squadra avversaria, potrebbe, sempre a mio parere, essere incolpato anche del tentativo di alterazione della gara stessa.

Avv. Massimo Rossetti – responsabile area legale Federsupporter

Tratto da Federsupporter.it

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