Federsupporter, il calcio sempre di più nelle mani delle oligarchie finanziarie transnazionali: e i tifosi?

Al nuovo ordine mondiale sfugge la Germania dove c'è la autosufficienza rispetto ai capitali stranieri, ma anche la regola, introdotta fin dal 1999, del 50% + 1 del governo societario affidato ad associazioni di tifosi


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Un interessante articolo intitolato “Calcio italiano. E’ passato lo straniero di Furio Zara su “Il Corriere dello Sport”, pagg.28-29, di ieri, 25 luglio, in cui si rileva come il calcio italiano, ma non solo, sia, sempre di più, in mani straniere, mi offre lo spunto per le riflessioni che seguono.

Marco Bellinazzo, giornalista de “Il Sole24 Ore” che si occupa degli aspetti economici e finanziari del calcio, in due suoi libri, l’uno intitolato “Goal Economy. Come la finanza globale ha trasformato il calcio”, Baldini & Castoldi Editore, 2015, l’altro intitolato “I veri padroni del calcio. Come il potere e la finanza hanno conquistato il calcio mondiale”, Feltrinelli Editore, 2017, ha messo in luce come il calcio, a livello mondiale, sia ormai dominato da oligarchie finanziarie transnazionali.

Dominio che conferma i timori espressi a suo tempo da Federsupporter, allorchè venne adottato dalla UEFA il fair play finanziario.

Fair play che, voluto per indurre maggiore competitività tra le società, avrebbe, invece, finito, come ha finito, per una sorta di eterogenesi dei fini, per rendere meno competitive le società non controllate dalle predette oligarchie rispetto alle società controllate da queste ultime.

Il dominio in questione vale soprattutto per quanto riguarda l’Inghilterra, la Francia, in parte la Spagna e, ora, anche l’Italia, mentre solo la Germania ha fatto e fa, almeno finora, eccezione a tale dominio.

Afferma, infatti, Bellinazzo, a pag. 11 del suo libro “I veri padroni del calcio. Come il potere e la finanza hanno conquistato il calcio mondiale”, che : “Il Calcio è per molti aspetti una ideologia. O per lo meno una moderna versione dell’ideologia che racchiude in sé un sempre più definito armamentario culturale, economico e sociale. E se dal calcio non deriveranno mai imperi o rivolgimenti internazionali, è altrettanto vero che il predominio sul football, nondimeno che il controllo della religione, del petrolio, del web o della finanza, può rivelarsi fondamentale per la formazione degli imperi contemporanei o per dirigere e consolidare regimi. Oggi le dinamiche geopolitiche vanno verso la formazione di un nuovo ordine mondiale i cui pilastri non sono più piantati in Europa, ma tra gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, e l’universo islamico”.

A questo nuovo ordine mondiale ha fatto, sta facendo e fa eccezione, come dicevo, la Germania.

Il calcio tedesco si basa, non solo sulla autosufficienza rispetto ai capitali stranieri, ma anche, anzi soprattutto, sulla regola, introdotta fin dal 1999, del 50% + 1 del governo societario affidato ad associazioni di tifosi.

Si discosta da tale regola solo il Wolfsburg, appartenente al Gruppo Wolksvagen ed il Bayern Leverkusen, fondato dagli operai dell’omonima casa farmaceutica, poiché questi assetti proprietari esistevano prima del 1999.

Se ne discosta, altresì, il RB Lipsia, fondato nel 2009 dalla Red Bull, anche se formalmente le quote della società sono state intestate ad una decina di persone tutte molto vicine alla stessa Red Bull ( cfr. “Goal Economy. Come la finanza globale ha trasformato il calcio”, pagg. 212-214).

Dal nuovo ordine mondiale differisce anche, sebbene parzialmente, la Spagna, i cui maggiori club, il Barcellona ed il Real Madrid, sono controllati da centinaia di migliaia tifosi.

La Francia e, ora, l’Italia, come testimoniato dal citato articolo di Furio Zara, si sono adeguate o si stanno adeguando al nuovo ordine mondiale, seguendo il modello inglese.

Ciò premesso e considerato, viene da chiedersi: e i tifosi ?

La domanda, come è naturale, interessa, per quel che ci riguarda, in particolare l’Italia.

Mentre, infatti, lo strapotere delle oligarchie finanziarie transnazionali può trovare e trova, nei Paesi in cui tale strapotere si è affermato e consolidato, un argine ed un bilanciamento nella cultura, tradizione e capacità dei tifosi di quei Paesi, segnatamente in Inghilterra, di essere consapevoli, gelosi custodi dei loro diritti e interessi, delle loro tradizioni, sia quali tifosi sia quali cittadini, con alta propensione a consociarsi ed autorganizzarsi per efficacemente tutelarli, viceversa, in Italia si deve registrare, purtroppo, una ben diversa situazione.

Più precisamente, mancano o sono carenti, almeno a mio avviso, nel nostro Paese, quelle cultura, tradizione e capacità, sia come tifosi sia come cittadini.

Prevale un sentimento che porta, per dirla con il titolo del Capitolo XIII di un bel Saggio intitolato “Pensare altrimenti” di Diego Fusaro, Docente di filosofia all’Università San Raffaele di Milano e all’Istituto Alti Studi Strategici e Politici della stessa Città, allo “amore verso le proprie catene”.

Nel prosieguo del citato Saggio ( Giulio Einaudi Editore, 2017), alle pagg. 110 e seguenti, l’Autore, rifacendosi al Saggio intitolato “Discorso sulla servitù volontaria” del filosofo, poeta ed umanista francese, Etienne De La Boètie ( 1530-1563), sostiene quanto segue: “Perché il dissenso possa fiorire, nella molteplicità delle forme che lo contraddistinguono, occorre anzitutto che il soggetto avverta nelle configurazioni dell’ordine reale e simbolico una mancanza, il loro essere altrimenti rispetto a come dovrebbero e potrebbero essere. Per questo motivo, nel tempo del conformismo che pervade gli spazi del consenso e del dissenso, il potere sempre si adopera affinchè la coscienza non riesca a registrare difetti e contraddizioni, semplicemente, si illuda che il reale esaurisca il possibile.

E ancora: “Concepito sulla soglia della modernità, il discorso della servitù volontaria di La Boètie, sembra, per ironia della storia, descrivere con la massima aderenza l’odierna condizione del neoconformismo di massa successivo alla stagione dei grandi dissensi che avevano attraversato il secolo breve. Il dispositivo della servitude volontaire delineato da La Boètie rovescia il tradizionale paradigma che pensa il potere come un polo attivo che i dominati solo subiscono, magari anche dissentendo interiormente. Non solo smaschera l’inconfessabile predisposizione dell’uomo a servire, ma, come movimento simmetrico, rivela la strutturale fragilità del potere, il suo esistere unicamente in forza del consenso accordatogli anche dagli ultimi. Il potere non è, allora, un’intensità che procede univocamente dai dominanti ai dominati: è più simile ad un reticolo, ad un sistema al quale- nella Caverna di Platone come nella realtà distopica di Matrix- lo schiavo partecipa in misura non inferiore rispetto al padrone. La cieca ed ostinata volontà di servire si radica a tal punto, nell’animo dei servi, da fare della libertà un valore accessorio e, forse, perfino inutile….Il potere deve ininterrottamente rinsaldare e manovrare il consenso degli schiavi, inducendoli a dissentire sempre e solo verso potenziali liberatori e verso eventuali contestazioni della loro cattività. Quali che siano le condizioni che di volta in volta si presentano per rovesciare il potere, quest’ultimo le impiega per impedire che ciò avvenga. Con il teorema di De La Boètie è rovesciato il locus communis che assegna la responsabilità agli aguzzini e per ciò stesso, deresponsabilizza le vittime: le quali, lungi dall’essere complici seriali, sono attivamente responsabili del loro asservimento” ( cfr. ibidem, pagg. 112-113).

Sempre nel citato Saggio si evidenzia anche il ruolo svolto da quello che Fusaro definisce il “clero giornalistico e intellettuale” funzionale a quel processo di asservimento.

Come, dunque, non estendere le acute e puntuali, oltreché autorevoli, considerazioni di Fusaro ai tifosi ? E, mi duole dirlo da tifoso laziale quale sono, in specie ai tifosi della Lazio ?

Per quale motivo, dopo anni di acuto dissenso, peraltro manifestato pacificamente, nel rispetto della legalità e teso ad esprimere volontà di partecipazione alla vita societaria, non certo di sovvertimento di quest’ultima, improvvisamente, subito dopo il 14 luglio 2016, che aveva visto la protesta di migliaia di tifosi in Roma, Piazza Santi Apostoli, per cambiare il sistema di governo societario ed il suo funzionamento, per correggerne i difetti e migliorarlo, tale dissenso è venuto completamente meno?

Ciò, d’altronde, senza che sostanzialmente quel cambiamento sia avvenuto e quei difetti siano venuti meno.

Si tenga presente che, come sostiene Fusaro nel suo citato Saggio, “La democrazia è una forma di governo che si fonda sul dissenso e che, per sussistere continuativamente, non può rinunciare ad esso ed alla sua libera espressione” ( cfr. ibidem, pag. 25).

Il risultato di una passiva ed apatica rinuncia a dissentire, magari nell’inerte attesa di qualche “liberatore”, finisce per rappresentare una forma di vera e propria schiavitù che, per quanto riguarda il calcio, nulla ha a che vedere con il patriottismo sportivo.

Come diceva Antonio Gramsci, “ Le proprie convinzioni profonde non si barattano per niente al mondo” e, come diceva Ezra Pound,Se non combatti per le tue idee o queste sono sbagliate o sei tu sbagliato”.

Nella Lazio e nei confronti dei suoi tifosi impera un “pensiero unico”, per cui il tifoso, volendo usare le parole di Fusaro, “ammutolisce nella solitudine individuale degli atomi privi di legame sociale, senza alcuna connessione reale che non sia quella di internet, essa stessa emblema dell’eremitismo di massa” ( cfr.ibidem, pag. 68).

Legame sociale che Federsupporter, sin dalla sua nascita nel 2010, si è sempre sforzata e si sforza di creare tra i tifosi, facendoli uscire dalla loro solitudine individuale e dall’eremitismo di massa, non certamente aiutata in ciò da quello che Fusaro definisce il “clero giornalistico” e il “ circo mediatico”.

Quanto sopra, avuto riguardo, soprattutto, a quei tifosi così detti “puri”, i quali non hanno mai inteso e non intendono diventare una “claque” o fare della loro genuina passione un mestiere, traendone vantaggi di vario tipo e dei quali, come recenti audizioni di esponenti apicali calcistici e delle Istituzioni statali dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia stanno a dimostrare, il sistema calcio tende, più o meno surrettiziamente, a servirsi per propri fini e proprie utilità, spesso inconfessabili e personali, determinandone così comportamenti ed atteggiamenti che possono essere mutevoli ed incoerenti.

Avvocato Massimo Rossetti

(Responsabile Area legale Federsupporter)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.