Quando scrivemmo che sarebbe arrivato in prestito dal Benfica per 18 mesi, il collega Alessandro Legnazzi non mancò di ripercorrere la sua carriera per filo e per segno (CLICCA QUI PER LEGGERE IL PEZZO), e in effetti il ritratto delineato a proposito del personaggio di cui sto per scrivere calzava perfettamente. Un testa calda, un irrazionale calderone di impulsi ostinatamente contrari, una fucina di grandi idee e ottime referenze che però andavano ad infrangersi con un lato, quello caratteriale, che arriverà a ridimensionare la carriera di questo talento cristallino. Adel Taarabt è il classico esempio di “vorrei ma non posso”, di contrasto tra yin e yang, di personaggio che per un certo punto della sua vita sportiva è parso camminare sul pericoloso bordo che separa la fama dall’ignominia. Così leggiadramente a suo agio in quel limbo tra la definitiva esplosione e un ulteriore posticipo, Adel doveva decidere che fare del suo futuro. E così, con quel pizzico di sfacciataggine che l’ha sempre contraddistinto, ha fatto i bagagli ed è partito in direzione Genova. Ora proviamo a raccontarvi qualcosa su di lui, partendo da cinque frasi prese in prestito da UltimoUomo.
Adel Taarabt raccontato da cinque citazioni
Partendo da cinque frasi, ecco un ritratto del trequartista marocchino comprendente altrettante sfumature del suo carattere