Evidentemente dalle parti di Buenos Aires il 18 dicembre ha un’energia positiva. Infatti, non si tratta “soltanto” della ricorrenza della vittoria del Mondiale in Qatar, avvenuta proprio un anno fa in finale contro la Francia: è altresì la data della netta vittoria elettorale di Roman Riquelme. Il Mudo è il nuovo presidente del Boca Juniors per i prossimi quattro anni. Con un altro dribbling, stavolta politico, l’idolo incontrastato della tifoseria Xeneizes – ben più di Maradona e Tevez – ha coronato il suo sogno: alle urne allestite sul prato della Bombonera, il fronte guidato da Riquelme e dal candidato vicepresidente Ameal ha battuto l’opposizione di Ibarra e Mauricio Macri con un netto 65,3% a 34,4% (pari a 30.318 voti contro 15.949, 88 schede bianche o nulle).
Le elezioni hanno registrato l’affluenza più alta di sempre con 43.367 elettori (superato il dato del 2019 quando votarono 38.363 tifosi) dei quasi 95mila aventi diritto di voto. Tra questi, anche Javier Milei, neo presidente della Repubblica d’Argentina e socio boquense, che ha votato Macri. Il Boca Juniors si è complimentato con Riquelme: «Congratulazioni al presidente più votato nella storia del calcio argentino». Critico lo sconfitto Macri, a capo del Boca quando Riquelme sottoscrisse il suo primo contratto da professionista: «Lo sviluppo istituzionale del nostro amato club oggi si trova a rischio. E il modo in cui si è svolta l’elezione non ha fatto altro che confermarlo (si vociferano presunti brogli pre-elettorali per false sottoscrizioni di soci, ndr). Non posso fare a meno di ricordare il giorno in cui quel giovane firmava con il Boca nel 1996. Un’istituzione con valori, organizzata e professionale, gli ha dato insieme a una grande squadra l’opportunità di arrivare dove è arrivato».
Tra i tanti temi politici che hanno infiammato la sentitissima campagna elettorale, Riquelme ha vinto sul terreno del futuro del club: l’economista Ibarra e Macri non hanno scartato l’opportunità di trasformare il Boca Juniors dall’attuale forma giuridica di associazione civile priva del fine lucrativo, intramontabile caposaldo del calcio latino-americano, in una società di diritto privato, come accade da oltre trent’anni in Europa. Riquelme è il quinto calciatore che diventa presidente del club, il secondo degli ultimi 76 anni di era professionale: prima di lui ci riuscirono due uomini che furono al fondatori e giocatori (Esteban Baglietto nel 1905 e Santiago Pedro Sana nel 1914-1915), poi Luis Cerezo nel 1905-1906 e José Alfredo Lopez nel 1946.
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