L’Atalanta ha vinto l’Europa League, venticinque anni dopo l’ultima italiana: «É una svolta internazionale, sono soddisfatto di aver riportato un’italiana a vincere questo trofeo: abbiamo vinto senza debiti, il nostro trofeo ha un valore superiore. Oggi non sono più bravo di ieri solo perché ho vinto, il concetto di vincere è largo altrimenti ci sarebbero troppi perdenti: in questa stagione ha vinto il Bologna, il Lecce, il Verona. Dedico questa vittoria a Bergamo e al pezzettino d’Italia che ci ha tifato». Gian Piero Gasperini non trattiene l’emozione per il trionfo di Dublino della Dea: «Mai come in questi giorni abbiamo sentito il sostegno di tantissima gente, di tante tifoserie e l’abbiamo messa in campo. Diamo merito ai ragazzi, sono stati straordinari».
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La Dea ha preparato benissimo la partita e parte della convinzione nasce dalla finale di Coppa Italia: «Ci è rimasta indigesta: ci ha dato fastidio non tanto aver perso contro la Juventus, che è una grande squadra, ma il fatto di non aver giocato al meglio delle nostre possibilità. Resto a vita all’Atalanta? Ho l’ambizione di fare sempre qualcosa in più, ogni tanto il presidente mi dice che sono pesante – scherza Gasperini – Parlerò con Percassi tra domani e dopodomani, ora facciamo festa: tuttavia, se uno dovesse scegliere, questo è il momento migliore per andare. Io vorrei restare».
La sua visione di gioco era già moderna quindici anni fa: «Sono cambiato nel tempo, ho sperimentato anche io – ammette Gasperini intervistato dalla Rai – ma lo spirito dei tifosi non deve mai cambiare. L’esperienza di Genova è stata straordinaria, a Bergamo ho trovato le condizioni migliori per lavorare con grande fiducia senza mai ricevere una parola sbagliata».