Criscito: «Amo il Genoa, mi ha fatto diventare un calciatore vero»

Amore vero. Si può semplificare così il rapporto tra Criscito e il Grifone. Il capitano dai modi gentili e dal cuore rossoblù si racconta ai microfoni di We are Genoa su Telenord, ripercorrendo le tappe della sua carriera che hanno visto Genova e i colori rossoblù, al centro dei suoi pensieri

Criscito
Domenico Criscito (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Capitano gentiluomo. Mimmo Criscito è l’emblema di un calcio che non esiste più. Faccia pulita, piedi educati – soprattutto il sinistro – e un cuore rossoblù. Dalla Russia con amore, perchè dallo Zenit Criscito è tornato a Genova per amore, un sentimento ricambiato da tutto il popolo rossoblù. Ai microfoni di We are Genoa in onda su Telenord Criscito ha rilasciato una bella e sentita intervista, parlando del presente ma anche del futuro del Genoa.

Sul gol che ha fatto esplodere il “Ferraris”. «Ci avevo già provato a Bologna, è stata un’emozione indescrivibile, ho sentito lo stadio tremare. Quando stavo calciando stava arrivando anche Bessa, quindi ho atteso un momento per coordinarmi bene. Bello ricevere l’affetto di tutti i compagni, soffriamo tutti insieme, chi gioca di più e di meno, siamo un grande gruppo e possiamo fare grandi cose insieme.  Sono un genovese a tutti gli effetti.  Stiamo vivendo un momento importante per la squadra, quattro risultati utili consecutivi e vogliamo continuare su questa strada. Siamo consapevoli di poter dare di più perchè abbiamo un potenziale inespresso. La vittoria fa crescere l’autostima, dobbiamo guardarci le spalle ma a questo punto possiamo guardare anche avanti, alla parte sinistra della classifica. Siamo a 5 punti dalla Sampdoria, proveremo a raggiungerli».

Impossibile non ricordare il suo scopritore, mister Claudio Onofri. «Mi ricordo quando il mister Onofri mi ha scoperto, avevo 13 anni ed era uno dei tanti provini che a quell’età si sostengono. Dopo quella partita ho disputato  il “Memorial Gaetano Scirea” con la maglia del Genoa e da li è nato l’amore per questi colori».

Sulla posizione che preferisce in campo il Capitano non ha dubbi. « A 4 mi trovo benissimo, il mio ruolo idea è questo: a sinistra in una linea a 4. A 3 mi aprivo, ma non spingevo come volevo, fossimo stati a 3 quel gol non l’avrei fatto (ride) A inizio campionato ho fatto fatica, ero un po’ indietro fisicamente, non ho fatto il ritiro a causa dell’infortunio al piede, facevo fatica. Dopo ho fatto qualche assist ma non riuscivo ad ingranare, non avevo il passo per fare il quinto».

Sul legame che lo lega a Genova e al Genoa. «Solo chi ha giocato qui può capire cosa si prova nel giocare per il Genoa. Ho esordito in B giovanissimo, il mio primo anno da giocatore “vero” è stato il 2006 con Gasperini. Nel calcio non esiste la riconoscenza, ma qui mi hanno fatto sentire importante, mi hanno coccolato, non l’ho dimenticato».

Sull’atmosfera del “Ferraris“.«Dopo il pari bella atmosfera, lo stadio spingeva. Attacchiamo in 12-13 quando giochiamo con questo pubblico. La Nord è la Nord, gli ultimi 10 minuti  abbiamo giocato con un uomo in più, ci hanno spinto oltre i nostri limiti.

Su Cesare Prandelli. «Eravamo giù di corda negli spogliatoi, il mister ci ha detto: «ragazzi la partita si recupera», e da li è scattato qualcosa in noi. Il mister sa trasmettere la su mentalità vincente. Noi siamo pronti a fare tutto, a prescindere dal modulo, l’importante è dare il massimo e provare a fare ciò che proviamo in allenamento. Quando si cambia allenatore falliamo tutti, in primis noi giocatori. Penso che con Prandelli possiamo fare il salto di qualità, ha esperienza e sa leggere davvero bene le partite».

Sull’esperienza allo Zenit e il ritorno al Genoa. «E’ stata un’esperienza bellissima quella con lo Zenit. Non mi aspettavo di entrare così tanto nei loro cuori, sono felice e orgoglioso di aver lasciato un segno così importante. Mi allenavo il mattino, il pomeriggio uscivo con i bimbi, quando faceva troppo freddo andavamo nei centri commerciali,  il cibo devo dire che era buono, non potevo lamentarmi di nulla. Era arrivato il momento di tornare a casa, ho sentito il presidente Preziosi e mi ha detto: «vediamoci». Un incontro di mezzora e sono tornato a Genova. Potevo tornare un anno prima ma Mancini mi ha voluto tenere perchè mi voleva già all’Inter. Per la Nazionale tutto dipende da cosa farò con il Genoa.

Sul futuro una volta appesi gli scarpini al chiodo. «In futuro mi piacerebbe fare l’allenatore, ma non ci penso ancora: è presto ho solo 32 anni. Spero di tornare in Europa con il Genoa, abbiamo le qualità per tornarci, non dico quest’anno ma l’anno prossimo si».

Sul prosieguo del campionato. «Le prossime partite sono fondamentali. Con Chievo e Frosinone non possiamo fallire:  sono alla nostra portata. Con 6 punti possiamo davvero guardare quelle che ci stanno avanti. Il Chievo se la sta giocando con tutti, sono sicuro che ci darà filo da torcere, non dobbiamo pensare che sia una partita facile, anzi è più difficile questa di quella con la Lazio.Una piazza come quella del Genoa merita di giocare in Europa».

Sul suo modo di essere capitano. «Sono un capitano insopportabile (ride), non sembra, ma a me non piace perdere mai né in allenamento né a casa con i bimbi (ride).

Su Biraschi, Sanabria, Kouamé e l’ex Piatek. «Quando sei abituato a giocare in un certo modo cambiare è difficile. Dalla difesa a 3 a quella a  4 è tutto diverso, Biraschi nelle ultime partite l’ho visto migliorare tanto nell’interpretazione del ruolo, stiamo capendo sempre di più i meccanismi, ci lavoriamo quotidianamente.  Sanabria è un giocatore fantastico, ha qualità e personalità. Veniva da una grande squadra come il Betis ma si è messo subito a disposizione, ha un grande futuro considerando che ha solo 23 anni. Anche lui vive per il gol, non pensa a Piatek pensa ma a far bene per lui e il Genoa. Piatek è il passato, gli auguriamo il meglio perchè ci ha dato tanto.  Io e Biraschi prendiamo spesso in giro Kouamé. È un ragazzo eccezionale,  simpaticissimo. Gli dico sempre che deve migliorare sotto porta, perchè gli attaccanti alla fine vengono giudicati dai gol, ma ciò che fa per la squadra è tantissimo. Mi hanno raccontato che Cavani anche in allenamento tirava delle fucilate, perchè voleva fare sempre gol, lo dico sempre a Kouamè in allenamento».

Sull’ex capitano Perin e il ritorno di Sturaro. «Matti lo sento spesso, è sereno, sa di essere forte e avrà il suo spazio, sa di essere in una grande squadra, con Szczesny che attendeva solo l’addio di Buffon per giocare, sa che non è facile. Sturaro l’ho visto bene, non vede l’ora di rientrare in campo, lo attendiamo a braccia aperte».

Il saluto ai tifosi del Genoa. «Darò sempre il massimo per questa maglia, non andrò via perchè voglio chiudere la carriera qui, vi voglio davvero bene».

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