“Oltre la linea” alza il sipario sui problemi e sul malcostume del mondo calcistico giovanile

L'autore Luca Vargiu ha passato in rassegna una galleria degli orrori del settore, denunciando vizi e storture. Riesce però a dare una speranza per il futuro: l'entusiasmo delle calciatrici


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

«In questo ebook ho raccolto il meglio del peggio delle precedenti pubblicazioni più altre storie». E’ la descrizione che Luca Vargiu ha dato a Pianetagenoa1893.net della sua ultima fatica letteraria sportiva, “Oltre la linea – Special Edition – Viaggio nell’inferno del calcio giovanile” (prefazione del giornalista Roberto Renga), di cui siamo fieri di aver contribuito a ispirare il titolo con la recensione del primo volume. Si spera che non si dovrà intitolare un eventuale successivo volume «Lasciate ogni speranza o voi che entrate»: il significato del verso dantesco sembra purtroppo trasparire già dal sommario del libro, i cui proventi anche quest’anno saranno destinati al finanziamento di “Un Cuore Grande Così”, la onlus che da tanti anni dona abbonamenti del Genoa alle persone con problemi fisici, psicologici e finanziari.

Salta subito all’occhio che i primi sei paragrafi sono dedicati a genitori e parenti, che hanno spesso un effetto deleterio sui propri pargoli: senza dimenticare le loro immancabili frasi «Non perché è mio figlio» e «Il mister non capisce un cazzo». Vargiu lancia un avviso ai “naviganti”: «Solamente uno ogni enne migliaia di giovani che giocano a pallone riesce a diventare un calciatore professionista. Le teorie sono tante, si va dalla più ottimistica che dice 5mila, per poi passare a 8mila, fino ad arrivare a 24mila». Per evitare lo spettacolo indecoroso di papà, mamme, zii e nonni urlanti sugli spalti, l’autore dà un piccolo consiglio: «Dalla Svizzera invece è arrivato un altro esempio interessante, quello della figura del responsabile del fair play, ovvero un genitore con tanto di pettorina che ogni gara viene designato al controllo degli animi dei genitori sugli spalti. Chi esagera viene richiamato e se continua invitato ad andare fuori».

Dai genitori si passa al tanto vituperato vincolo sportivo. L’autore spiega: «Il vincolo sportivo non è un problema. Il vincolo sportivo è una risorsa. Sì proprio così, una risorsa. Non per il povero tesserato che a un certo punto della sua giovane carriera sportiva si ritrova a essere prigioniero di una società fino al venticinquesimo anno, ma per la società che spesso grazie a questa possibilità riesce a trarre un beneficio». Per capire meglio questo istituto, che andrebbe profondamente riformato, Vargiu racconta la storia di un giovane calciatore che «fino a venticinque anni non avrà possibilità di scegliere liberamente dove giocare perché, come tanti ragazzi e ragazze che giocano a calcio nel mondo dei dilettanti, Fabrizio è prigioniero del vincolo sportivo». Il girone dei “paganti” propone un’altra figura che affligge il calcio giovanile: lo sponsor. «In questo caso però il significato del termine – precisa Vargiu – è leggermente distorto, perché non si tratta di un’azienda che vuole sfruttare la visibilità di un calciatore per proporre il proprio marchio, ma di un genitore che paga per fare giocare il proprio figlio». A seguire, si passa ai modi a dir pochi furbeschi di dirigenti e agenti di calciatori che Vargiu espone in modo diretto, senza reticenze. Tra essi spicca la figura del “millantatore pallonaro”, descritto mirabilmente: «Il millantatore pallonaro è un deluso del mondo del calcio, uno che non è riuscito ad arrivare a raggiungere una posizione di rilievo e che quindi deve inventarsi qualcosa per restare attaccato al treno del pallone e, grazie a questo, provare a campare. Battitore libero – un misto tra talent scout e procuratore – può
anche essere un dirigente (retribuito male o che lavora a provvigione sui giovani che piazza in giro) oppure un allenatore (con o senza panchina) che sfrutta la sua competenza
(presunta o reale) per segnalare ragazzi (cui chiede soldi) a società (cui chiede soldi)
».

Ma dopo una vasta galleria di orrori, c’è anche il momento della speranza, rappresentata dal calcio femminile. Vargiu è rimasto affascinato dal loro entusiasmo e dalla voglia di giocare. E aggiunge: «Ho percepito chiaramente il pregiudizio che ruota attorno al calcio femminile e quanto questo sia un ostacolo enorme al suo sviluppo e che la distanza tra le parole donna e professionismo nello sport è assurda».

Una raffica di pugni nello stomaco al lettore, ma anche una serie di spunti di riflessione: questo è “Oltre la linea”. Riflessioni che dovrebbero portare chi di dovere a riformare il calcio giovanile che, non andrebbe mai dimenticato, è la base fondamentale del movimento (per dirla con Gianni Brera) dell’italica pedata: chi avrà mai il coraggio di cambiare le cose?

TITOLO: Oltre la linea – Special Edition – Viaggio nell’inferno del calcio giovanile”

AUTORE: Luca Vargiu

EDITORE: Sportellate.it – 2019

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.