Serie A, la follia del pensiero ostinato fa più danni del virus

La ripresa del campionato a tutti i costi, crea solo problemi. Nuovi casi di positività al Toro, Fiorentina e Samp

Serie A Fiorentina-Genoa
Fiorentina-Genoa in campo il 25 gennaio 2020 (foto di Genoa CFC Tanopress)

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In campo, costi quel che costi. Anche se il protocollo della Figc (quarantasette pagine di immagini e schemini da PowerPoint di terza media elaborate in due mesi) non sembra garantire la minima sicurezza. E tanto basterebbe per indignarsi e chiedere un azzeramento dei vertici federali non appena la pandemia sarà veramente passata. Come se non bastasse i casi di positività sono tornati a salire vertiginosamente: undici ufficiali in due giorni, con le sole guarigioni di Dybala e Sportiello che compensano parzialmente un bilancio comunque preoccupante. Uno al Toro, quattro alla Sampdoria e sei alla Fiorentina. Con questi ultimi due club, focolai della Serie A prima latenti ora di nuovo attivi, che scontano una grave recidiva di contagi.

Come si può pensare di riprendere a giocare e, prima ancora, di allenarsi? Perché la Serie A imita l’alunno impreparato che tenta di scopiazzare il compito in classe dalla Bundesliga? I tempi, forse, sono cambiati all’insaputa di tutti: prima, si diceva, la Germania «ce lo impone», oggi, invece, la Germania «ce lo insegna». Ma i tedeschi hanno vissuto un allarme meno violento del nostro, hanno stadi moderni e centri sportivi all’avanguardia pronti a gestire i distanziamenti sociali, hanno una lega compatta che collabora con il Governo. La Serie A non ha tutto questo, nemmeno una bozza di protocollo per ripartire a undici giorni dal termine dei termini (18 maggio).

Due cose lasciano perplessi: l’assenza di programmazione della prossima stagione, la quale richiederà uno sforzo organizzativo «poderoso», termine di moda a Palazzo Chigi, e, in secondo luogo, l’insistenza di salvare le dodici/tredici giornate dell’attuale Serie A soltanto per motivi economici. La follia del pensiero ostinato sta facendo più danni del virus. Si stacchi la spina al campionato e si prepari un piano comune di ristrutturazione del debito, un fondo salva-club (perché anche l’eventuale ripresa assorbirà appena un terzo dei danni) e si inizi a pensare a nuovi ammortizzatori dello sport.

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