La lavagna tattica: Genoa all’arrembaggio, Udinese corsaro

A mente fredda, la disamina tecnica della sconfitta subita dal Grifone. Attaccare per non essere attaccati, è questa la filosofia rischiosa di Thiago Motta

Thiago Motta Genoa
Le indicazioni di Thiago Motta (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Genoa all’arrembaggio, Udinese corsaro. Dopo la bella prestazione del Grifone contro la Juventus, tutti si aspettavano un facile successo contro i friulani. L’Udinese, praticamente in disarmo, era arrivato a Genova con 11 gol subiti in due partite, senza timoniere, per l’occasione Gotti promosso allenatore in prima, e con pochissime certezze. Esito scontato? Alla vigilia si, ma il campo – come sempre supremo – ha decretato il suo verdetto: rossoblù ko, nonostante una buona partenza condita dal gol del vantaggio firmato da Pandev. Il black out si è verificato con il gol del pareggio di de Paul, da quel momento il Genoa si è smarrito, perdendo definitivamente la rotta con alcune scelte di Thiago Motta rivedibili, ma con il senno di poi è tutto facilmente opinabile.

Una filosofia rischiosa, ma è questo il Motta pensiero

Attaccare per non essere attaccati, è questa la filosofia di Thiago Motta. Lo si era capito contro la Juventus –  dove le sostituzioni operate dal neo tecnico rossoblù furono esaltate  dalla critica – lo si è capito ancora meglio durante Genoa-Udinese. Questa volta l’assetto iper offensivo e l’atteggiamento sfrontato non hanno pagato, anzi, si sono rivelati deleteri ai fini del risultato. In un momento in cui la squadra aveva perso il predominio territoriale e il pallino del gioco, inserire Sanabria per Romero, più Pandev, Pinamonti e Kouamè è stato un vero e proprio autogol. L’Udinese per tutta la partita ha difeso nella propria metà campo facendo densità, con il Genoa così sbilanciato in avanti è stato facile per i friulani  colpire in contropiede, e di occasioni per castigare il Grifone l’udinese ne aveva avute ancor prima del gol dell’1-1. Ma questo è Motta, un allenatore giovane, che sicuramente si farà, e con un’idea di calcio molto offensiva e propositiva. Il tempo lo aiuterà a mitigare alcune convinzioni, a sentire meglio il polso della squadra e della partita. La domanda è: il Genoa ha questo tempo a disposizione?

La voglia di vincere che ti condanna alla sconfitta

Un paradosso, forse, ma la troppa voglia di portare a casa i tre punti  da parte del Genoa ha spalancato le porte della vittoria all’Udinese. Quattro attaccanti, Schone e Agudeo in mediana, Radovanovic in coppia con Zapata a formare la coppia di centrali difensivi: zero filtro, scollatura tra i reparti e tanto campo da attaccare in contropiede per i friulani. Un dato fotografa l’assetto scriteriato dei rossoblù assunto nella seconda frazione di gioco: il baricentro medio. Dai dati forniti dalla Lega si evidenzia perfettamente come l’atteggiamento di Genoa e Udinese sia stato opposto nel secondo tempo, e dire che il risultato era in parità.

Ad un Genoa allungato e “sgranato”, si è contrapposto l’undici friulano, compatto nella propria metà campo e pronto ad affondare il colpo sfruttando le praterie lasciate dagli uomini di Motta. Anche le immagini suffragano la tesi che a far naufragare il Genoa sia stata la troppa voglia di portare l’intera posta in palio a casa.

L’immagine in alto è emblematica poiché fotografa alla perfezione l’atteggiamento differente delle due squadre. Il Genoa con tutti gli effettivi di movimento è nella metà campo difensiva dell’Udinese, con soltanto quattro giocatori dietro la linea della palla, ma con più di 30 metri di campo da coprire alle spalle. L’Udinese dal canto suo è arroccato nella propria metà campo, con ben 8 giocatori dietro la linea della palla e appena due al di sopra, ma pronti ad attaccare la profondità.

Una situazione identica si è venuta a verificare nell’occasione del 3-1 friulano firmato da Lasagna, vediamola nel dettaglio:

Nonostante l’Udinese conducesse per 2-1, l’atteggiamento tattico è rimasto – a ben vedere –  identico: 8 giocatori dietro la linea della palla, 2 ad attaccare la profondità. Il Genoa, invece, ha continuato ad attaccare in maniera scriteriata. Sempre i soliti 4 dietro la linea del pallone, e 6 nella metà campo offensiva. In questo caso il disordine tattico è giustificabile, mancava pochissimo alla fine della partita e si doveva recuperare un gol. Il grande errore del Genoa è stato adottare questo atteggiamento anche sull’1-1, mostrando il fianco alle continue ripartenze bianconere.  Tutto da buttare? No, perché il Genoa sa giocare a calcio, rischia palleggiando anche nella propria area di rigore, coinvolge quasi tutti gli effettivi nella costruzione del gioco, ma manca di equilibrio. Non a caso la retroguardia dei rossoblù con i suoi 26 gol al passivo è la peggior difesa d’Italia, oltre ad essere la terza più battuta d’Europa. A Motta l’ardua impresa di registrare la fase difensiva, a costo di mettere da parte la spregiudicatezza fatta intravedere in queste prime uscite sulla panchina del Grifone.

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