Südtirol esempio di buon governo: dal centro sportivo al bilancio sano

Prima squadra e giovanili convivono in una struttura unica immersa nel verde. E la Red Bull ci pensa

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Il centro sportivo del Südtirol a Maso Ronco (foto di FC Südtirol)

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Il Südtirol è l’esempio di buon governo di una società di calcio dove tre anime – germanica, italiana e ladina – riescono a convivere portando risultati. Il club, fondato nel 1995 dalle ceneri del Milland, si pose fin da subito lo scopo di dare un’univoca identità sportiva a un territorio che fino al 1919 era austro-ungarico e poi annesso al Regno d’Italia a seguito della ratifica del trattato di Saint-Germain. I nonni e le nonne dei ragazzi di ultima generazione andarono a dormire tirolesi e si risvegliarono italiani. La società conquistò il professionismo in quattro anni e sotto la presidenza Goller spostò la sede da Bressanone a Bolzano mantenendo la forte connotazione locale: la squadra che salì in C1 contava tra le sue fila ben dieci calciatori altoatesini. Un vero capolavoro raggiunto in un quadro culturale sportivo orientato verso gli sport invernali e su ghiaccio.

L’attualità dice che l’FC Südtirol è una realtà solida in campo e in società tanto da attirare l’attenzione della Red Bull. Le quote sono per il 90% in mano a trentadue soci, tra i quali figurano grandi imprenditori come Kramps e il birrificio Forst, mentre il residuo rende il Südtirol in parte aperto all’azionariato popolare sulla scorta di quanto accade nel calcio professionistico di Germania con la regola del 50+1 che fa blocco a maggioranze monopolistiche: il 10%, infatti, è posseduto dall’associazione sportiva dilettantistica FCD Alto Adige, cui convergono le squadre del settore giovanile e molti vivai del Trentino, che raccoglie le affiliazioni dei soci (costa 50 euro all’anno, nel 2022 ne sono state sottoscritte più di 800). Esse non fanno entrare il tifoso in società e neppure gli garantiscono il diritto di voto ma danno luogo a scontistiche e premialità varie non soltanto legate a biglietti e store.

Un club sano osserva regole sane e lo statuto del Südtirol ne contempla quantomeno due di rilievo. Innanzitutto, il tetto salariale: la società ha alzato il limite di 80mila euro netti nell’anno della Serie C dominata con 90 punti davanti al Padova a 100mila stante l’eccezionalità del campionato di Serie B (che per ciascuna società comporta l’introito di circa 8 milioni di euro di diritti tv). Inoltre, il 30% del budget è destinato al settore giovanile che rappresenta il cuore del progetto che nel 2021 ha generato plusvalenze reali per un milione di euro.

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Veduta dall’alto del centro sportivo del Südtirol a Maso Ronco (foto di FCS Center)

Il centro sportivo di Maso Ronco, vicino al Druso e immerso nel bosco di Monticolo, è l’orgoglio del Südtirol: struttura unica su tre piani costruita in sei anni seguendo un criterio ascendente – giovanili con sei spogliatoi, prima squadra con palestra e centro fisioterapico, dirigenza – e intrisa di senso di appartenenza con loghi sociali, maglie dei calciatori con più di centro presenze e la parete dedicata all’ultimo giovane che ha debuttato tra i grandi. L’FCS Center è una struttura collettiva poiché le singole strutture e i cinque campi (due in erba naturale, usati anche dalla Germania come terreno di preparazione per il Mondiale 2018) sono a disposizione di tutti gli atleti dell’Alto Adige iscritti alle federazioni: non a caso il club sul proprio sito internet rivendica con orgoglio che «Gli allenamenti sono aperti al pubblico, ad eccezione di qualche rara volta». Non un bunker ma un laboratorio di calcio, esempio di buon governo.

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