Nocerino: «Potevo tornare al Genoa. Romero è un osso come Cordoba»

«Seguo le partite del Genoa anche perché gioca Criscito» spiega l'allenatore dell'Under 15 dell'Orlando

Nocerino
Antonio Nocerino (dalla sua pagina Instagram)

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Forse non tutti si ricordano di Antonio Nocerino al Genoa: «Giocai sei mesi a partire da gennaio 2005. Ero in comproprietà con la Juve e nell’affare tra i club rientrò anche Criscito. In quel Grifone c’erano Cosmi, Milito, Lamacchi, Brevi. Volevo restare anche in Serie C ma non ho potuto: mi trovai benissimo, una piazza incredibile». Nocerino rivela un retroscena di mercato: «Potevo tornare nel 2017-2018 ma Ballardini non era convinto tecnicamente».

Nocerino, intervenuto in una diretta Instagram con Criscito, spiega: «Seguo le partite del Genoa anche perché giochi te, Mimmo. Mi piace il vostro calcio e mi piacciono i calciatori tecnici come te. Pinamonti è fortissimo, l’ho seguito soprattutto con Thiago che lo faceva giocare molto con la squadra. Mi piace tanto anche Favilli. Romero mi sembra Cordoba, un osso incredibile».

L’ex centrocampista napoletano ora allena ad Orlando, in Florida: «Alleno l’Under 15 e sono assistente dell’Under 17. Sono un allenatore duro ma onesto con tutta la squadra. Negli Stati Uniti bisogna partire da zero con i ragazzi perché non sono abituati a giocare a calcio: postura del corpo, controllo, passaggio. La scuola calcio italiana è nettamente più avanti ma da noi mancano gli insegnanti di calcio, ci sono troppi gestori. Ricordo che Delio Rossi al Palermo era disposto a spiegarci la tecnica anche un’ora dopo l’allenamento».

Ma da dove nasce la voglia di allenare? «Dopo essermi trovato umanamente male a Benevento decisi di non lasciare più soli mia moglie e i miei quattro figli. Scattò la molla di prendere il patentino. Mi manca quello Uefa A e Uefa Pro, a Coverciano lavorano benissimo: i corsi durano dalle 8 del mattino alle 7 di sera. Campo e studio, calcio e psicologia per imparare a relazionarsi da una prospettiva diversa».

Sui modelli d’allenatore: «Zeman mi diceva che la fatica la combatti lavorando, difatti potevamo giocare tre partite al giorno. Facevamo i gradoni del Partenio con un compagno di squadra sulle spalle. Lo stesso fa Simeone, l’Atletico Madrid fa tre allenamenti al giorno. Ho avuto anche Gasperini: è uno che ti massacra, le sue squadre volano e “riposano” di domenica perché la partita ha un’intensità minore dei suoi allenamenti».

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