La Corte di giustizia Ue lo ha stabilito: il mercato dei diritti tv del calcio è libero

In base alla Sentenza Murphy del 2011, che ha stabilito che le partite di calcio non rientrano nella disciplina del diritto d'autore, è legittima e lecita l’importazione e l’utilizzazione in Italia di decoder prodotti o commercializzati in altri Paesi membri della Ue, che permettano di vedere i campionati di calcio italiani. Ciò può valere anche per gli streaming come spiega l'avvocato Rossetti di Federsupporter

La sede della Corte di Giustizia Europea a Lussemburgo (Foto Cédric Puisney Wikipedia)

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Lo specifico aspetto rappresentato dalla diffusione in streaming di partite di calcio, costituisce un atto di comunicazione al pubblico che richiede l’autorizzazione del titolare del diritto solo per la trasmissione e la diffusione di opere ricadenti sotto la tutela del diritto d’autore e che il sito ospitante si rivolga ad un pubblico nuovo rispetto a quello cui si rivolge il sito richiamato. Lo ha spiegato l’avvocato Massimo Rossetti, responsabile dell’area giuridica e legale di Federsupporter, il quale precisa quanto affermato nella Sentenza Murphy della Corte di Giustizia Ue del 2011: «Laddove le partite di calcio non ricadono sotto la tutela del diritto d’autore e le emissioni via streaming, per essere diffuse richiedono l’autorizzazione del titolare delle emissioni solo quando si rivolgano ad un pubblico ulteriore rispetto a quello preso in considerazione dal suddetto titolare al momento della diffusione».

Serie A

Fruizione della Serie A in streaming, a prezzi più vantaggiosi, attraverso provider esteri? Risponde Rossetti spiegando un altro effetto del giudicato della Suprema corte Ue: «Resta fermo in ogni caso, che è assolutamente legittima e lecita l’importazione e l’utilizzazione in Italia di decoder stranieri, prodotti o commercializzati in altri Paesi membri della UE, che permettano di vedere partite dei campionati di calcio italiani». Ma la sentenza della Ue potrebbe avere effetti anche sulla streaming effettuato da siti residenti nell’Unione? “La sentenza non si occupa dello streaming – afferma Rossetti – ma ha stabilito che le partite di calcio non ricadono nella disciplina del diritto d’autore. Se ne deduce dunque che siccome è un altro mezzo di trasmissione, anch’esso è oggetto di libero diritto di informazione e di cronaca”. Dunque, in base a quanto stabilito dalla Corte, il mercato dei diritti tv del calcio è libero e i cittadini possono, almeno in teoria, abbonarsi a emittenti tv o siti internet, esclusivamente aventi sede nell’Ue, che offrano i prezzi più convenienti.

Chi volesse, può approfondire l’argomento con “La sentenza Murphy: le licenze di ritrasmissione degli incontri di calcio tra diritti di privativa e tutela della concorrenza”, articolo di Luca Longhi (avvocato stabilito, dottore di ricerca in Diritto dell’economia presso l’Università degli studi di Napoli Federico II) pubblicato sul quadrimestrale “Rivista di Diritto ed Economia dello Sport”, anno settimo, fascicolo 3/2011, pagine da 37 a 47.

(3 – Fine)

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