I derby indimenticabili per il Genoa, miscellanea da “I racconti del Grifo”

Massimo Prati racconta sei stracittadine genovesi con protagonisti giocatori del Genoa


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Il Derby di Branco. Novembre ’90
Il Luigi Ferraris era appena stato ristrutturato per i campionati mondiali di Italia ’90. Io, fino ad allora, avevo quasi sempre visto i derby dalla Gradinata Nord, a parte un paio di stracittadine che avevo seguito dal settore “distinti”. Invece quell’anno mi mossi troppo tardi e alla fine trovai solo dei posti in tribuna. Così acquistai tre biglietti, per me e per un paio di amici: David e Armando. Era il 25 novembre del 1990, Alla fine di quella stagione i doriani avrebbero vinto il loro primo ed unico scudetto e si sentivano un’invincibile armata, una specie di corazzata che ci avrebbe spazzato via senza troppa fatica. Insomma per loro quella partita sarebbe stato un po’ come il gioco del gatto col topo. E loro, presuntuosamente, ci avevano già attribuito il ruolo del topo. I genoani un po’ “datati” ricorderanno sicuramente una nostra canzone dell’epoca in cui, a posteriori, ci beffavamo di quella loro arroganza. Arroganza per cui erano arrivati a sbilanciarsi sul numero incredibile di gol che ci avrebbero rifilato: “Quattro a zero, cinque a zero, scommettevano sui gol. Ma finita la partita si sentiva dalla Nord…”.

Io uscii di casa per andare a quel derby e incontrai un ex-compagno di scuola doriano: aveva il sorriso tronfio e arrogante di chi sa di essere favorito. “Guarda, che oggi vinciamo”, gli dissi. E ricordo che lui mi rispose: “Ma come fate a vincere? Noi abbiamo Vialli e Mancini. Voi avete Eranio e Torrente: dei giocatori che sarebbero la rovina di qualunque squadra”.

Mi ricordai del suo particolare riferimento ad Eranio, proprio in tribuna, quando vidi il nostro Stefano fare un numero in mezzo a tre avversari ed infilare la loro porta, proprio sotto la gradinata dei blucerchiati. Allora mi ritornò in mente il mio ex-compagno di scuola e pensai “Eranio è sì la rovina, ma della tua squadra e non di una qualunque”. Poi, nel secondo tempo, ancora sotto la sud, rigore per la Sampdoria. Tanto per confermare la strofa immediatamente successiva della canzone che ho appena citato: “Luca Vialli e Bobby gol segnan solo su rigor”. Ed infatti quel giorno Vialli segnò al quarantanovesimo, ma solo su rigore.

E arriviamo al 74′ e alla mitica punizione del brasiliano che tirava bombe da lontano. Punizione a nostro favore, leggero colpo di tacco all’indietro di non ricordo chi (Carlos Aguilera o Bortolazzi) e Claudio Ibrahim Branco che scarica, sotto la Nord, un tiro che sarà immortalato e riprodotto in migliaia di cartoline per gli auguri di Natale da inviare ad amici e parenti, e soprattutto ai “cugini”. Iniziando così una tradizione che sarà ripresa in anni recenti nel derby “prenatalizio” di Milito vinto uno a zero, e nel successivo, con marcatori diversi ma con un bel tre a zero a nostro favore.

Il gol di Branco nel derby del 25 novembre 1990 (fonte: sito ufficiale Genoa CFC)

Al momento del tiro di Branco, essendo in tribuna, avevo spostato il mio sguardo a sinistra, verso la Nord, e fu allora che, su quella immaginaria linea diagonale fra me e la porta, a meno di un metro da me, notai l’espressione ridente ed estasiata di Tullio Solenghi.

Mi capita a volte che il sentire un profumo o un odore particolare mi riporti indietro nel tempo, ad un situazione lontana negli anni, in cui avevo vissuto lo stesso tipo di sensazione olfattiva. Per esempio, il fatto di sentire l’odore di legna bruciata mi riporta spesso a quand’ero bambino, quando nella casa delle vacanze, sul Monte Beigua, bruciavamo la carbonella per fare la carne alla griglia. E da quel Sampdoria-Genoa vinto due a uno, mi succede qualcosa di analogo, però a livello visivo, col noto attore e comico, genovese e genoano, Tullio Solenghi. È qualcosa di strano e piacevole al tempo stesso: vedo il suo volto, durante uno monologo alla TV, o in una scenetta di repertorio del trio Lopez, Solenghi e Marchesini e, appena lo vedo, riavvolgo il nastro del derby del 1990; così, in uno strano flashback, rivivo ancora la magica traiettoria della “bomba” di Branco.

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