ESCLUSIVA PG, CAROLI: «Bendare Milito era un rito, Gasp alchimia perfetta»

«Dispiace che il Genoa abbia lasciato a casa un professionista perfetto come Pilati» spiega l'ex fisioterapista

Caroli Milito Genoa
Negli spogliatoi, Diego Milito con il fisioterapista Valerio Caroli (dalla sua pagina Instagram)

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Il nuovo Genoa prende forma con 777 Partners: prima la scelta di mister Shevchenko poi la nomina presidenziale del professor Alberto Zangrillo. Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Valerio Caroli, fisioterapista del Grifone dal 2004 al 2012: dalla Serie C all’Europa League.

Caroli, lei ha vissuto otto anni di Genoa, forse i migliori. «Arrivai quando l’allenatore era De Canio, il quale venne esonerato dopo una sconfitta in Coppa Italia con il Lumezzane e una in campionato con il Torino. Subentrò Cosmi, persona simpaticissima: lui è di Perugia, io di Terni e vista la rivalità tra città non mancava occasione per prenderci bonariamente in giro. I miei ultimi allenatori furono Malesani e Marino nel periodo in cui il dottor Piero Gatto, tifosissimo del Genoa, venne chiamato in prima squadra da Capozucca al posto di Biagio Costantino che pagò gli infortuni di Gilardino e Antonelli».

Lei arrivò in rossoblù assieme ad Alessandro Pilati. «Esatto, firmammo il contratto in centro a Genova, lui si era appena liberato dal Torino di Camolese. Mi dispiace molto che lo abbiano lasciato a casa: eppure il Genoa di Gasperini volava per merito di Barbero e Pilati… Alessandro è un professionista perfetto sotto il profilo caratteriale, psicologico, per bravura e senso di appartenenza: è romano ma ormai tifa anche il Genoa. É una grave perdita per il Grifo e un grande acquisto per chi se lo porterà via».

Il manto del “Signorini” è finito sotto accusa per i troppi infortuni. «Il terreno di Pegli può incidere se non si sposa con una precisa preparazione e con un metodo di lavoro più o meno prolungato sul campo. Ricordo che Stellini e Sottil continuavano a farsi male ai polpacci: un anno dopo, a seguito di lavori di scarificazione del campo, scoprimmo che nell’area dove i difensori eseguivano abitualmente corsa, balzi e prove tecniche in area giaceva un’enorme lastra di ferro. Non si sa perché e da quanto tempo fosse lì sotto».

Dunque, Caroli, è una questione di competenza dell’allenatore? «Ho lavorato con Ballardini sia al Genoa che alla Lazio: sa gestire i momenti di agitazione ma, a contrario di Gasperini, i suoi allenamenti sono meno intensi. Nel calcio di oggi che ha ritmi elevatissimi è richiesto un atletismo maggiore durante la settimana per poterlo trasferire in campo la domenica. L’incidenza dell’infortunio può aumentare se viene curata più la parte psicologica rispetto a quella fisica».

Caroli, lei ha iniziato a fare il fisioterapista del calcio nel 1997. Cos’è cambiato da allora? «Direi tutto. Ci sono più mezzi diagnostici che abbassano la percentuale d’errore e un ventaglio di servizi che rendono più fluido il mestiere il quale è meno dipendente dalle sensazioni dell’atleta e dell’esperienza del medico o del fisioterapista. I calciatori sono più attenti alla prevenzione degli infortuni, che allunga la carriera, e a migliorare il rendimento del corpo attraverso una serie di attività che essi svolgono un’ora e mezza prima dell’inizio dell’allenamento».

Che cos’è stato il Genoa per lei? «La più grande scuola di maturazione, ho capito il valore della parola professionista. Non c’era giorno che ciascun campione del Genoa di Gasperini, una macchina organizzativa perfetta, insegnasse all’altro qualcosa come nelle migliori famiglie: li osservavo e ho imparato. Il Grifone mi ha dato tanto, ho visto calcio vero e una passione unica nei propri tifosi: ciascuno di loro fa parte del club».

Il segreto della cavalcata in Europa era lo spogliatoio? «Sì, perché era formato da grandi campioni che in fondo erano ragazzi umili ma di grande mentalità che rifiutavano la sconfitta anche in partitella poiché li accontentava solo la vittoria. Mister Gasperini creò un’alchimia perfetta. L’anno precedente Marco Borriello soffrì quasi alle lacrime l’ultimo mese poiché sapeva che sarebbe tornato al Milan perdendo lo status di calciatore perfetto che aveva raggiunto in rossoblù. Questo è il Genoa».

Caroli, quali calciatori le sono rimasti più impressi nella mente? «Luca Toni per la simpatia, Matteo Ferrari per serietà e applicazione. Gasbarroni era ipocondriaco: ci spiegava dei mali che purtroppo non riuscivamo a diagnosticare. Kucka e Kaladze erano i più temprati, si allenavano anche con delle lesioni: una volta Kuko giocò con un versamento longitudinale di dodici centimetri. Paloschi, invece, il più gracile: viveva con eccessiva sensibilità anche il più piccolo fastidio, ciò gli ha limitato la carriera. I legami speciali sono con Criscito e Milito. Io e Mimmo ci facevamo mille scherzi: una volta gli inchiodai le scarpe al muro dello spogliatoio, lui si vendicò scagliandomi una palla di neve così potente sulla bocca dello stomaco che mi dovettero soccorrere. Con Diego, invece, avevo un rito propiziatorio: prima di ogni partita raccoglieva la concentrazione e mi chiedeva di bendarlo con la “fascia del gol”. Al Genoa ho trovato tanti amici, da Alessandro Zarbano a Dino Storace, e altre splendide figure che mi hanno aiutato».

Il professor Alberto Zangrillo è il nuovo presidente: la classe medica va in paradiso. «Quando ero al Genoa Zangrillo era una sorta di supervisore, Preziosi riponeva grande fiducia in lui. È un genoano viscerale, gli ho consigliato di tenere a bada il tifo per la squadra altrimenti diventerà un presidente umorale. Sono sicuro che si impegnerà tanto per la causa. La famiglia Preziosi ha tenuto il timone per diciotto anni, i tifosi che contestavano non sanno dei loro sacrifici economici: talvolta vendere un calciatore permette di pagare gli stipendi futuri dei propri dipendenti».

RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO CONSENTITA SOLO PER ESTRATTO PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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