Ekuban e Pajac, il Genoa ne perde due per tutta la stagione

La completa riatletizzazione dell'attaccante si attesta in nove mesi, almeno sei per il croato

Ekuban Genoa
Il gol di Ekuban festeggiato dalla squadra (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Gli infortuni capitati al Genoa a Pajac e, soprattutto, a Caleb Ekuban sono occasione per approfondire, senza alcuna presunzione medica o invasione dell’ambito clinico, un tema trasversale nel mondo dello sport: la prevenzione dell’evento lesivo. Rispetto a venti oppure anche a dieci anni fa il calcio europeo, in modo particolare, ha subito un’evoluzione a seguito della scoperta dell’arma dell’intensità, declinata in varie forme e con alterni successi sia dalle squadre professionistiche che nei settori giovanili. Ebbene, la ricerca dell’intensità calata in un contesto calcistico saturo di competizioni e di gare, e quindi con ridottissimi tempi di recupero, comporta l’aumento vertiginoso degli infortuni i quali, addirittura nell’83% dei casi sottoposti a studi scientifici, sortiscono da situazioni di non contatto giacché causati da una delle tre forme dell’accelerazione (da fermo, come il famoso crack di Beckham in Milan-Chievo Verona; in movimento, come Spinazzola agli Europei; oppure in salto).

Il calcio muta ma la preparazione del calciatore è più lenta. Sebbene non esista un gruppo-squadra con due giocatori fisicamente identici tra i venticinque in rosa, sono ancora pochi i professionisti che percorrono la strada della personalizzazione del lavoro: da ciò discende che la causa di larga parte degli infortuni attuali si annida nella visione superficiale della meccanica e della tecnica di corsa che nel lungo periodo porta al logoramento di una certa parte del corpo. Venendo al Genoa, mentre il ko di Pajac riguarda il legamento crociato, la cui frequenza di rottura ha ormai sdoganato presso il pubblico la sua vera pericolosità rendendolo un accadimento pressoché comune, l’infortunio ai tendini achillei di Ekuban preoccupa per la straordinarietà del doppio intervento chirurgico: il professor Mariani ha spiegato più di una volta che mediamente i tempi di recupero sono di sei mesi per tornare a correre ai quali ne vanno aggiunti altri tre per la completa riatletizzazione.

La stagione di Ekuban è certamente finita, quella di Marko Pajac può avere un barlume di speranza per le ultime partite di maggio. Così il Genoa perde esuberanza fisica, che in Serie B fa la differenza, e capacità al cross da una corsia mancina pericolosamente vuota sin da agosto: caratteristiche che la società deve reperire durante il mercato di gennaio affinché mister Blessin, che considera Czyborra appena un subentrante, non speculi eccessivamente con l’adattamento a sinistra di Sabelli. Infine, in vista del girone di ritorno, il Genoa dovrà valutare sia la condizione di Sturaro, anch’esso operato al tendine principale in estate, che la tenuta di Ilsanker il quale è sceso in campo per soli 145′ (l’anno scorso ne giocò il doppio in tre competizioni nell’arco di tutta la stagione). Motivo in più per non deconcentrarsi e conquistare molti punti nel prossimo mese di campionato facendo selezione degli avversari attraverso le vittorie.

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