Criscito e Palladino: «Thiago Motta, grandi idee ma al Genoa non aveva gli uomini»

«Milito era devastante come tutta quella squadra di Gasperini» ricordano i due ex compagni

Criscito Genoa Palladino derby
Criscito e Palladino in un derby del 2009 (Photo by Massimo Cebrelli/Getty Images)

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Doppia live Instagram, a tinte rossoblù, con Mimmo Criscito e Raffaele Palladino. Tra i sorrisi e i ricordi emergono tanti retroscena sul Genoa. «Quando Juric e Thiago Motta sono venuti da allenatori, mi veniva difficile chiamarli “mister”. Li chiamavo per nome. Thiago ha delle belle idee, palla a terra, rapidità: al Genoa non aveva i giocatori adatti al suo gioco» ammette Criscito. «Pure a me piacciono le idee di Thiago, soprattutto alternare i moduli, anche a gara in corso. Thiago Motta m’impressionò contro la Juventus (3-2), vidi un fenomeno» prosegue Palladino.

Tra i commenti irrompe anche Perin: «Mattia? Pur di giocare è tornato da me – scherza Criscito – Ricordo ancora il suo esordio. Ballardini lo schierò titolare, gli dissi: “Vedrai che oggi fai una papera e la tua carriera finisce qui”. Un minuto dopo il fischio d’inizio lisciai la palla e mandai Bogdani in porta: per fortuna Perin compì un miracolo mandando in delirio lo stadio». Aggiunge Palladino: «Perin al primo allenamento era magrissimo e con i capelli lunghi. Parò tutto nella partitella cinque contro cinque. Usciva senza paura contro chiunque» prosegue Palladino.

Spazio per altri tre ex compagni di squadra. Inizia Criscito: «Milito? Dico solo questo: tunnel alla prima palla del primo allenamento. Al debutto in campionato fece la sua solita sterzata contro Maldini. Diego era devastante come tutta quella squadra di Gasperini. Marco Rossi, invece, ha un problema: in molti non lo riconoscono pù perché è invecchiato. Bocchetti, ad esempio, nell’ultima partita al Bentegodi, lo vide nel tunnel e gli disse appena “Salve”. Pandev va ancora a duemila in allenamento: è uno dei più forti con cui abbia giocato. Ha gambe potentissime, come Giuseppe Rossi: è difficile togliergli la palla».

Il finale è per mister Palladino: «Fare l’allenatore non è un lavoro semplice ma mi piace. Probabilmente resterò ancora un anno al Monza, forse allenerò l’Under 18. Sono esigente? Sì, i giovani devono imparare l’educazione e il rispetto dai più grandi». «Quando ero in Primavera avevo timore a rivolgere la parola a quelli della prima squadra. Adesso capita che i giovani ti guardino male dopo avergli dato un consiglio» chiosa Criscito.

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