Doveva essere una partita senza gol invece un pallone lento rotolava nella rete di Perin dopo aver percorso una ventina di metri. Indisturbato, sotto traccia come una palla ombra. E’ sbagliato dire che l’Udinese non ha meritato la vittoria perché il rischio è quello di impugnare la sentenza del campo, magistrato di ultimo grado della giurisdizione del calcio. I friulani hanno messo in rete l’unico pallone buono della partita, a differenza del Genoa che ha avuto almeno quattro chance per segnare: Lapadula e Spolli nel primo tempo, la traversa di Galabinov e Rigoni nel finale. La squadra di Oddo è stata più brava e più cinica.
Per il Grifo è un brutto passo indietro, una sconfitta che arresta il ruolino positivo in casa, il teatro centrale per costruire la salvezza. Ballardini non è mai stato così scamiciato come nel primo tempo: spingeva sull’acceleratore della convinzione perché vedeva un buon Genoa rinchiudere l’Udinese nella propria metà campo. Sapeva che il Grifo doveva sbloccarla nei primi quarantacinque minuti perché nella ripresa aveva preventivato un calo atletico. Così non è stato e nemmeno la superiorità numerica di mezz’ora è stata sufficiente a propiziare il pareggio.
Il Genoa resta all’asciutto come a Torino con la Juventus e becca un gol assolutamente evitabile. Un concorso di colpe su una seconda palla innocente, calciata da Behrami che non segnava in Serie A da dieci anni. Qualcosa vorrà pur dire. Zukanovic mura il destro di Maxi Lopez, l’ex centrocampista del Napoli ha tutto il tempo e lo spazio per mirare e fare fuoco: un mucchio di difensori a tre metri da Perin guarda senza reagire e Bertolacci è lento in uscita a oscurare il sinistro ciabattato dello svizzero. Un errore collettivo che riporta la mente a qualche mese fa. Una brutta sensazione in una partita che doveva finire senza gol.
