L’andata si giocò al Renzo Barbera di Palermo, dove Gasperini si presentò con undici soli giocatori disponibili più Diego Capel. Dovette rinforzarsi con tanta Primavera e uscì sconfitto all’ultimo, per via di un blitz (91′) a opera del semisconosciuto difensore marocchino Abdelhamid El Kaoutari, che non per caso avrebbe disputato un solo anno in Serie A segnando un solo gol, ovviamente al Genoa. Sfortuna, tanta. Così, tra le traverse di Vazquez e Rigoni, che allora vestiva rosanero, il Grifone sarebbe uscito col mal di testa dalla Sicilia, orfano di una punta di peso. Pandev aveva fatto benino, ma era comunque responsabile di un paio di colossali occasioni sciupate. Perfino Ntcham pareva un acquisto azzeccato, voglioso com’era di imprimere il suo marchio sulla gara a furia di dribbling e giocate. Era il Genoa di Lamanna, Marchese, Burdisso e De Maio, Cissokho, Tino Costa e Kucka, Ntcham in mezzo e il trio Lazovic-Pandev-Laxalt. Alchimie tattiche strane, che in quella notte non funzionarono.
Un girone esatto dopo, la radiografia di inizio campionato andava stracciata. E’ il 17 gennaio, Zamparini aveva appena affidato la panchina all’ex tecnico del Boca Guillermo Barros Schelotto che però era costretto a guardare i suoi dalla tribuna per via di un patentino non compatibile con la Serie A. Viviani in panchina, al battesimo col fuoco: Grifone rampante dopo una crisi autunnale profonda e culminata con la disfatta di Coppa Italia con l’Alessandria. Clima di contestazione, scorie di Europa League risalenti al maggio precedente. A gennaio, poi, scorie di mercato: non un caso che in questo Genoa-Palermo giochino per la prima volta insieme Perotti e Suso, uno inevitabilmente destinato a lasciare Genova e l’altro appena arrivato. Al centro c’è Pavo, in odore di nazionale e beffarda soluzione al problema di Palermo-Genoa, all’andata: un centravanti puro da mettere a mo’ di ciliegina sulla torta. Dopo cinque sconfitte di fila intervallate dal successo sull’Atalanta ottenuto in trasferta la settimana prima, e griffato Dzemaili-Pavoletti, Gasp voleva la vittoria davanti al Ferraris. Zamparini, dal canto suo, avrebbe assestato un record in quanto a tecnici cambiati per stagione. Sarebbero stati sei: dopo Iachini e Ballardini, contro il Genoa ci sarebbe stata la prima e unica apparizione di Viviani e Barros Schelotto (poi, a seguire, Bosi, Tedesco, ancora Bosi, ancora Iachini, Novellino, ancora Ballardini).
Sul campo è stata la prima di Suso, nome completo Jesús Joaquín Fernández Sáez de la Torre, che dopo 4′ avrebbe salutato la Nord con un leggero lob su invenzione geniale di Perotti: falange macedone all’opera, e senza Pavoletti-Alessandro Magno. Rigoni avrebbe provato a entrare sul tabellino dei marcatori, ma vestendo la maglia opposta rispetto all’andata: disinnescato da Sorrentino, così come Suso e Perotti, in successione. Perin era stato immobile a godersi la gara fino al trentesimo minuto abbondante, quando gli erano toccati gli straordinari su Morganella. Primo tempo in dominio, ripresa cominciata col brivido e il portierone rossoblù aiutato dalla traversa su tiro-cross di Lazaar. Non sempre il calcio è giusto ma questa volta ecco un’eccezione: Grifone dominante e in meritato vantaggio. Uscito Suso per il cambio con Diego Capel, si potrebbe pensare che il Genoa non abbia più attaccato e invece ecco il punto: sarebbero arrivate altre tre reti. Il Palermo, già alle corde, era costantemente indolenzito per via delle sgroppate continue e micidiali a opera del buon Perotti, che sarebbe anche andato al tiro. Non era probabilmente la sua serata, dato che la sorte aveva già eletto Leonardo Pavoletti a man of the match. Colpo di testa suo al 71′, incocciata perentoria su cross col contagiri del sempre attivo Ansaldi sulla destra. Staffilata di Rincón sempre su assist dell’ex Atlético e Zenit, per il 3-0, di potenza e rabbia come solo il mastino venezuelano sapeva fare. Infine, la magia a chiudere il conto e a calare il poker d’assi: minuto 88′, Ansaldi ha ricevuto palla dando l’impressione di guardare a centr’area qualora che vi fosse un compagno appostato. Cross come al solito perfetto, veloce tanto da risultare invisibile ai lenti e statici difensori rosanero, lento quel che basta per chiamare Leonardo Pavoletti alla semirovesciata. Decimo gol in Serie A Tim 2015/16, ma che modo per oltrepassare la doppia cifra. Le figurine Panini si sarebbero sprecate, se solo un tal Parola non avesse brevettato ad aeternum il marchio della rovesciata. Restava però la magia, intonsa, di un gesto tecnico unico e strabiliante. Poesia pura. Gol meraviglioso per chiudere un pomeriggio bellissimo. Dolce fantastico per salutare un pranzo simile per tenore e dimensioni, alla più prolungata delle abbuffate. Sono passati esattamente due anni da quella prodezza, da quella doppietta, da quella partita.
Ecco il tabellino:
Genoa (3-4-3): Perin; Munoz, Burdisso, Izzo; Ansaldi, Rincon (dal 78′ Dzemaili), Rigoni, Laxalt; Suso (dal 60′ Capel), Pavoletti, Perotti (dal 91′ Tachtsidis). All: Gasperini. A disp: Lamanna, Donnarumma, De Maio, Marchese, Ntcham, Lazovic, Pandev, Bruno Gomes, Gakpé.
Palermo (3-5-2): Sorrentino; Goldaniga, Gonzalez, Andjelkovic; Morganella, Hiljemark, Cristante (dal 69′ Balogh), Jajalo, Lazaar (dal 90′ Pezzella); Vazquez, Djurdjevic (62′ Gilardino). All: Viviani. A disp: Colombi, Rispoli, Cionek, Maresca, Bolzoni, Brugman, Chochev, Quaison, Trajkovski.
Reti: 1′ Suso, 71′ e 88′ Pavoletti, 75′ Rincón. Ammoniti: Rigoni, Burdisso (G), Gonzalez, Goldaniga (P). Espulso: Andjelkovic al 65′ per doppia ammonizione. Arbitro: Celi.