La lavagna tattica: Torino-Genoa, una questione di minuti

In 3’ è cambiato il mondo rossoblù, ribaltato da Ansaldi e Belotti proprio al tramonto della prima frazione di gioco

Piatek Rincon
Piatek duella con Rincon nella gara di andata Torino-Genoa (dalla pagina Facebook del Torino)

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Questione di minuti, di secondi che sembrano inesorabili, pesanti, come a non voler scorrere via. Torino-Genoa, in fin dei conti, è stata una questione di minuti, di attimi. In 3’ è cambiato il mondo rossoblù, ribaltato da Ansaldi e Belotti proprio al tramonto della prima frazione di gioco, quando il Genoa in inferiorità numerica era riuscito a trovare il guizzo giusto per portarsi in vantaggio. Sarebbe bastato un pizzico di buona sorte in più per vedere un secondo tempo totalmente differente, ma nel DNA del Grifone la fortuna è tragicamente assente, e forse lo è anche nel DNA di Ivan Juric sempre più simile al Crisantemi allenato da Oronzo Canà. Difficilmente al tecnico croato viene in soccorso la Dea bendata, è oramai un dato di fatto, perché il Genoa in fin dei conti prova sempre a giocare usando le proprie armi, ma raccoglie pochissimo in termini di punti. La “sfiga” che perseguita Juric è tangibile, quasi palpabile. Basti pensare alla sostituzione di Piatek dopo il rosso a Romulo: resta in campo Kouamé, segna, ma poi il Genoa viene ribaltato dal Toro in un amen – prolungato all’infinito dal sig. Mariani – e giù critiche come se piovesse per la sostituzione del bomber polacco. Ma in quanti avevano criticato il cambio al momento del gol di Kouamé? Nessuno, anzi, probabilmente in quei minuti Juric era diventato l’allenatore più scaltro e stratega del pianeta, ma come si diceva in precedenza la fortuna non sta dalla parte del Pirata, ancora una volta condannato dagli episodi che possono trasformarti nel Crisantemi di turno nel volgere di 3 minuti.

Kouamé si, Piatek no: scelta logica?

Si discuterà all’infinito della sostituzione del bomber venuto dall’Est, ma fatto sta che la gara del Genoa era stata improntata su un dettame ben chiaro: difesa bassa e contropiede. Una strategia che aveva reso quasi del tutto inoffensivo il Torino, nonostante la supremazia sull’out destro con la coppia Ansaldi/Falque a furoreggiare con un Romulo mai così in difficoltà. Già prima dell’espulsione dell’esterno italobrasiliano il Genoa aveva costruito una clamorosa palla gol non sfruttata a dovere da Piatek. Giunta l’inferiorità numerica, Juric ha optato per la sostituzione di Piatek per continuare a giocare di rimessa, peccato non abbia fatto i conti con l’imponderabile: subire due gol in appena 180’’, altrimenti il suo piano tattico sarebbe stato logico e molto probabilmente produttivo. Vediamo nel dettaglio come il Genoa ha cercato di limitare il Torino fin quando la partita è stata disputata in parità numerica.

Figura 1

Difesa bassa e contropiede: nell’immagine in alto è riprodotta la ripartenza del Genoa conclusasi con il palo colpito da Piatek. Praticamente un 5 contro 3, con tutti i giocatori rossoblù che partecipano alla manovra offensiva nella propria metà campo e pronti a fiondarsi negli spazi.  Il più avanzato è proprio Kouamé, una posizione che fotografa quale fosse l’intenzione di Juric: sfruttare quanto più possibile le doti da contropiedista della giovane punta ex Cittadella.

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