Campionato 1914/15, il settimo sigillo: la manita del Genoa sul campo della Juventus

Campionato Italiano di Prima Categoria 1914/1915 Risultati e classifiche di domenica 21 marzo 1915 ITALIA SETTENTRIONALE Girone di Semifinale A    Recupero della IV giornata: a Torino: Juventus-Genoa 2-5.    Classifica dopo la VI giornata: Genoa punti 10; Juventus [una partita in meno], Casale [una partita in meno] punti 6; Venezia punti 0. Genoa accede […]


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Campionato Italiano di Prima Categoria 1914/1915

Risultati e classifiche di domenica 21 marzo 1915

ITALIA SETTENTRIONALE

Girone di Semifinale A

   Recupero della IV giornata: a Torino: Juventus-Genoa 2-5.

   Classifica dopo la VI giornata: Genoa punti 10; Juventus [una partita in meno], Casale [una partita in meno] punti 6; Venezia punti 0.

Genoa accede al Girone Finale dell’Italia Settentrionale

Girone di Semifinale B

   Recuperi della IV giornata: a Milano: Milan-Novara 2-1; a Torino: Vigor Torino-Alessandria 0-1.

   Classifica dopo la VI giornata: Milan [una partita in meno] punti 8; Alessandria [due partite in meno], Novara punti 4; Vigor Torino [una partita in meno] punti 2.

Girone di Semifinale C

   Recupero della III giornata: a Milano: Juventus Italia [Milano]-Internazionale Milano 1-4.

   Classifica dopo la VI giornata: Internazionale Milano punti 9; Andrea Doria [una partita in meno] punti 5; Vicenza punti 4; Juventus Italia [Milano] [una partita in meno] punti 3.

Internazionale Milano accede al Girone Finale dell’Italia Settentrionale

Girone di Semifinale D

   Recupero della II giornata: a Como: Como-Torino 1-5; recupero della V giornata: a Vercelli (NO): Pro Vercelli-Hellas [Verona] 3-0.

   Classifica dopo la VI giornata: Torino [due partite in meno] punti 8; Pro Vercelli [una partita in meno] punti 6; Como [due partite in meno], Hellas [Verona] [una partita in meno] punti 2.

ITALIA CENTRALE

Girone Toscano

   Classifica finale: Pisa punti 24; Lucca punti 20; Libertas Firenze punti 19; Firenze punti 18; Società per gli Esercizi Sportivi SPES [Livorno] [ritiratasi dal Campionato] punti 13; Virtus Juventusque [Livorno] [ritiratasi dal Campionato] punti 10; Prato [ritiratosi dal Campionato al termine della VI giornata] punti 4; Itala Firenze [ritiratasi dal Campionato prima del suo inizio; i risultati a tavolino vengono inseriti nella classifica] punti 0.

Pisa e Lucca accedono al Girone Finale dell’Italia Centrale

Girone Laziale

   Risultato del recupero della X giornata: Lazio-Fortitudo [Roma] 7-0.

   Classifica finale: Roman punti 18; Lazio punti 15; Audace [Roma] punti 11; Fortitudo [Roma] punti 6; Juventus [Roma], Pro Roma punti 5.

Roman e Lazio accedono al Girone Finale dell’Italia Centrale

ITALIA MERIDIONALE

Girone Campano

   Il campionato avrà inizio domenica 18 aprile 1915.

Cronaca Juventus-Genoa 2-5

Il Genoa trionfa a Torino, servendo il pokerissimo alla Juventus, e qualificandosi al Girone Finale dell’Italia Settentrionale

TORINO, 21 marzo 1915

Per due settimane, dopo la sconfitta del Genoa a Casale Monferrato, si è discusso negli ambienti sportivi sulla possibilità che gli uomini di Garbutt potessero avere compromesso le loro possibilità di qualificarsi al Girone Finale dell’Italia Settentrionale. Chi era pessimista tra i sostenitori rossoblù diceva che oggi sarebbe arrivata la terza sconfitta consecutiva nelle trasferte in Piemonte contro avversarie credibili di quella regione (dopo il 16-0 all’esordio in campionato ad Acqui Terme contro un’avversaria modestissima e con soli nove uomini in campo domenica 4 ottobre 1914, erano arrivati lo 0-3 ad Alessandria di domenica 25 ottobre 1914 e l’1-2 a Casale Monferrato due domeniche fa) e che poi i bianconeri sarebbero usciti indenni dal campo dei nerostellati, gudagnandosi la qualificazione. I più ottimisti e – alla prova dei fatti – i più realisti sostenevano che il Genoa, quel giorno schieratosi in formazione rimaneggiata, avesse perso immeritatamente sul terreno dei campioni d’Italia (dove C. Sardi I si era fatto respingere da C. De Giovanni il calcio di rigore che avrebbe dato ai rossoblu il 2-2) e che la differenza di valori a vantaggio della compagine di Garbutt e a svantaggio delle due rivali alla qualificazione al Girone Finale era apparsa evidente nei due incontri disputatisi a Genova e vinti nettamente (4-0 alla Juventus domenica 10 gennaio 1915 e 3-0 al Casale domenica 7 febbraio 1915). Considerato che oggi la Juventus, che aveva un «clandestino a bordo», il lato sinistro del celebre «trio» mediano della Pro Vercelli dei cinque titoli nazionali (Ara-Milano I-Leone I), è passata dopo pochi minuti in vantaggio e l’ha mantenuto per quasi tutto il primo tempo, si può dire tranquillamente che il Genoa in tutti i reparti si è dimostrato nettamente superiore (curiosamente più nella frazione di gioco conclusasi sull’1-1 che in quella terminata 4-1) e che al Girone Finale accede più che meritatamente. L’estremo difensore juventino Faroppa II (che si è conteso la virtuale palma del migliore in campo tra le fila bianconere con Boglietti II) avrà anche sulla coscienza la rete di Ed. Mariani con cui gli ospiti hanno operato il sorpasso, ma ha salvato la sua squadra in parecchie occasioni, mentre il suo «omologo» Lissoni ha fatto capire con le sue incertezze, costate al Genoa le due reti subite, che un conto è essere un grande portiere a Roma e un altro nell’Italia settentrionale, dove il lavoro da sbrigare, anche se si difende la rete di una squadra di alto livello, che si permette di schierare due terzini del calibro di Casanova II e R. De Vecchi, è molto più impegnativo. L’arbitraggio di Pedroni II, che aveva diretto anche l’incontro d’andata tra le due squadre e quello perso dal Genoa a Casale Monferrato, è stato di livello medio (l’arbitro milanese ha annullato una rete ai rossoblù e una ai bianconeri) e il non aver rilevato a tempo quasi scaduto il fuorigioco (l’ultimo dei tanti reclamati a gran voce dall’ex portiere juventino Durante, oggi scatenato sugli spalti) di Ed Mariani nell’azione della quinta rete di Berardo II gli può essere perdonato, stante l’irrilevanza di quella segnatura sull’esito dell’incontro. Come il 3 maggio dell’anno scorso, quando gli uomini di Garbutt si imposero sui bianconeri a Torino per 4-2, il pubblico della Juventus ha voluto dare una bella lezione di sportività, riconoscendo con un applauso la loro superiorità sui propri beniamini, cosa che non ha voluto fare un sostenitore del Casale, che, non digerendo il fatto di avere fatto un viaggio a vuoto (il desiderio di vedere i rossoblù sconfitti e l’accesso al Girone Finale rimesso in discussione è rimasto inesaudito), se l’è presa con alcuni genoani vicini a lui, dando luogo a uno spettacolo patetico. Da oggi la matematica ha certificato la qualificazione delle prime due squadre (il Genoa e l’Internazionale Milano) al Girone Finale dell’Italia Settentrionale e non ancora i nomi delle altre due: sul fatto che una di esse sarà il Torino (oggi vincitore 5-1 a Como) non sussistono dubbi (ai granata basterà ottenere almeno un pareggio tra la trasferta a Verona e il retour-match casalingo con i lariani), mentre il Milan deve, per evitare di essere coinvolto in uno spareggio con i grigi, non perdere nello scontro diretto ad Alessandria domenica prossima. Se così accadrà, dopo otto anni le fasi decisive della lotta per il titolo nazionale torneranno ad essere disputate da sole squadre metropolitane.

Stefano Massa

   CITAZIONE DAL GIORNALE MILANESE LA GAZZETTA DELLO SPORT [articolo di Corradino Corradini]: L’esito del match può dirsi regolare. Lo scarto dei punti segnato dalle due squadre rappresenta abbastanza fedelmente la differenza della potenzialità di giuoco degli odierni avversari. Dei sette goals complessivamente segnati nel corso della partita tre soli furono convincenti, non dovuti, cioè, a fortunate combinazioni e questi tre sono appannaggio del Genoa. Gli altri scaturirono da colpi di sorpresa o da evidentissimi errori delle difese.

[…]

   [Il portiere della Juventus] Faroppa [II] fu semplicemente meraviglioso, specie nel primo tempo in cui ebbe occasione di prodursi in una svariatissima serie di parate e di rimandi spettacolosi. Nella ripresa, dei quattro goal che gli vennero infilati, di uno solo gli si può muovere colpa, il secondo, passatogli alto fra le mani protese e la sbarra della porta. E ciò per un difettoso calcolo della traettoria di un pallone venutogli da lungi.

   E veniamo al Genoa.

   Più organica della squadra avversaria, quella genoana, mostrò anzitutto di possedere una [efficace] prima linea. I cinque uomini tennero l’attacco con metodo e con criterio. Il giuoco fu così sempre egualmente distribuito. Con l’innesto di Berardo [II] al centro, Santamaria [I] pare abbia abbandonato quel suo giuoco individuale, connettendo la sua azione coi compagni di linea. Si può forse incolpare all’ex piemontino  [cioè: giocatore della formazione torinese del Piemonte]  [Berardo II] di essere, come centro forward troppo poco accentratore, di esagerare, cioè, nell’appoggiare il giuoco ai compagni, rinunciando inopportunamente ad un lavoro maggiormente individuale, ma è certo che Berardo [II], come centro di prima linea, è un elemento eccellente, perché dispone, con una agilità ed una decisione non comune [sic!; comuni], anche di quella potenza e [di quella] direzione di shoot [cioè: tiro] che sono requisiti peculiari in un centro avanti.

   La linea di sostegno dimostrò di possedere una buona dose di mobilità e di qualità atletiche. Oltrechè attenta nella rimessa in giuoco [cioè: nelle ripartenze] e nel servire l’attacco, sa all’occorrenza curare i forwards avversari e impedire loro di sbizzarrirsi a piacimento.

   Dei due terzini ottimo come sempre [R.] De Vecchi, anche se, per troppa confidenza nei suoi mezzi, commise qualche errore, cui seppe, però, trovare pronto rimedio. Casanova [II] si lasciò talora sorprendere dalle folate di Boglietti [I] e di Bona, ma a visuale aperta fu sicuro e potente a liberare il proprio campo.

   Sul portiere Lissoni si dovrebbe dire molto, perché rappresenta il punto nero della squadra genoana. I due goals che gli vennero segnati non possono trovare giustificazione: corrisposero a due [suoi] errori madornali. Per contro l’atletico portiere del Genoa ebbe alcuni buoni arresti su tiri alti e forti, così da lasciar sperare in un avvenire… migliore del presente!

   E infine due parole sull’arbitro. L’avvocato Pedroni [II] fu visto altre volte arbitrare con maggiore perizia di oggi. Non che abbia commessi [sic!; commesso] dei grossi errori e delle potenti [sic!; patenti] ingiustizie, ma dall’insieme di tante piccole circostanze si deve concludere che, alla pari delle squadre in campo, anche Pedroni [II] non fosse oggi in una delle sue buone giornate. È certo, però, che i giudici di linea non furono sempre i suoi migliori consiglieri.

[…]

   Il pubblico, cavallerescamente imparziale [nella valutazione finale delle forze in campo], saluta con un grande e prolungato applauso la vittoria del maggior candidato al titolo di Campione Italiano [1914/]1915.

   CITAZIONE DAL GIORNALE TORINESE LA GAZZETTA DEL POPOLO: La sconfitta della Juventus è senza dubbio assai grave, tanto agli effetti della classifica, perché essa toglie alla squadra torinese ogni speranza pel girone finale, quanto per lo scarto non indifferente di punti. Diremo subito che raramente abbiamo visto la prima linea juventina in cattiva forma come quant’oggi: è vero che essa ha dovuto cozzare contro avversari dalla difesa implacabile, ma sta pur anche il fatto che né Giriodi, né Dalmazzo, né Boglietti I (quest’ultimo indisposto) hanno saputo essere efficaci e redditizi. Poco precisi nei passaggi, titubanti nel tiro in porta, questi tre uomini, ai quali a tratti si accomunava anche Goggio, hanno mancato al compito loro affidato e fra le file torinesi non è passato perciò che raramente quel brio, proprio dei bianco-neri che sconvolge nella folata travolgente ogni più vigile e serrata difesa.

   In questa condizione di cose la furia avversaria ha potuto rovesciarsi più potente e ordinata sulle ultime linee juventine. Ma, per fortuna, gli uomini preparati alla difesa erano, al contrario dei loro compagni, in giornata straordinaria ed è loro merito se la Juventus, malgrado il continuo attacco del Genoa, ha saputo finire il primo tempo a parità di punti.

   Strane vicende e strani risultati ebbe, infatti questa partita. Nel primo tempo la superiorità del Genoa fu incontestabile, si potrebbe anche dire accentuatissima, pei prolungati attacchi dei rosso-bleu: eppure l’esito dopo quarantacinque minuti era di un solo «goal» per parte. Nella ripresa, invece, quando le azioni delle squadre quasi si equivalsero, il Genoa otteneva un vantaggio non indifferente di punti. Gli è che la Juventus, abbandonatasi allora a tentativi audaci, ha diradato troppo le sue file e soprattutto non ha più badato a marcare gli uomini. E così Santamaria [I], Berardo [II] e Walsingham sono riusciti sovente a fuggire dalla metà del campo per giungere indisturbati sulla linea dell’area di rigore.

   Una volta tanto i torinesi non hanno saputo confermare quella leggenda che fa della loro squadra un undici scapigliato ed insidioso quanto più la vittoria è difficile da conseguire. I quattro uomini d’attacco – escludiamo il Bona – erano oggi gli uomini più… mansueti ed innocui, lottanti senza convinzione, quasi attendessero, per ritrovare la solita azione, che le sorti del gioco si svolgessero a loro favorevoli. Ma l’occasione, quando si ha di fronte un Genoa «al completo» non si presenta tanto facilmente e, d’altra parte, gli uomini della difesa torinese, impegnati e serrati da presso, dovevano sovente accontentarsi di liberare il campo senza badare a servire proficuamente i loro «forwards» [cioè: attaccanti].

   Era giusto, quindi; che ieri la vittoria spettasse al Genoa. La squadra di Garbutt, magnificamente legata fra linea e linea, è una bella accolta di uomini di classe, eccettuato il portiere, che è invece inferiore alla mediocrità. Il giuoco dei rosso-bleu è velocissimo: la prima linea, ben sostenuta dagli «half-backs» [cioè: mediani] – fra i quali [C.] Sardi [I] brilla specialmente nello spingere i suoi uomini all’attacco – adotta quasi sempre la tattica dei larghi passaggi in avanti, con molto lavoro delle ali. Nell’area di rigore è abolito il «dribbling», il giuoco si restringe e, per poco che il «forward» [cioè: l’attaccante] sia libero, egli tenta decisamente il tiro. Il Genoa ha lasciato indubbiamente una grande impressione, ma noi persistiamo nel credere che una Juventus in buona giornata gli avrebbe dato ben altro filo da torcere. Certo se i «forwards» [cioè: gli attaccanti] torinesi avessero avuto la solita decisione nel tiro, non sarebbe bastata la… scarsa abilità di Lissoni ad impedire il punto.

   CITAZIONE DAL GIORNALE GENOVESE CAFFARO: La prospettiva di una grande contesa ha richiamato una folla imponente sul campo juventino e tutto il pubblico è stato preso e convinto dalla bellezza di una bella e combattuta ed emozionante partita.

   La nota saliente che ha suscitato profonda impressione tra il folto pubblico dei genovesi accorsi all’incontro è stata l’entrata in campo di Leone [I] della Pro Vercelli, il quale si presentava di punto in bianco tra gli half [sic!: halves (cioè: mediani)] torinesi. E giustamente questa considerazione doveva recare grande sorpresa dato il dispositivo – davvero criticabile – in forza del quale la Federazione [Italiana Giuoco del Calcio] [a titolo di informazione si segnala essere la sede in Galleria Subalpina a Torino] ha potuto accordare la tessera per la Juventus al giocatore che fino a ieri vestiva la bianca casacca della Pro Vercelli. Ma i supporters genovesi non si persero d’animo, la loro squadra è al completo e si può ben basare ogni migliore pronostico.

   PRIMA CITAZIONE DAL SETTIMANALE TORINESE GUERIN SPORTIVO [articolo di «Gavroche», pseudonimo di Corradino Corradini]: I «bianco-neri» scesero in campo con troppo scarsa fiducia nei proprii [sic!: propri] mezzi, eccessivamente preoccupati degli avversari. Mancò loro quel brio che tante volte li condusse alla vittoria contro avversari [qualitativamente] maggiori, quella vivacità che riuscì spesso efficace palliativo alla mancanza di un gioco, alle deficienze tecniche della squadra.

   Il «Genoa», oltre a [evidenziare] delle eccellenti qualità atletiche, è giustamente considerato per la classe per il metodo del suo gioco, palese frutto degli ammaestramenti del «Trainer»[, Garbutt]. Ed è tanto più lusinghiero e rimarchevole il risultato ottenuto quest’anno perché finalmente, ad eccezione di un unico giocatore, il Walsingham, è una squadra italiana quella che ha portato il «Genoa» sulla soglia della competizione decisiva del campionato del 1915. E ciò insegni ai troppo ricchi dirigenti di certe società… internazionali [cioè composte da molti giocatori stranieri], ad aver maggior fiducia nell’elemento indigeno ed a coltivare con maggiore diligenza il giuocatore italiano.

    Ciò premesso, vediamo brevemente, come il «Genoa» ha suggellato vittoriosamente il suo incontro con la «Juventus».

   La sua superiorità, come squadra, fu manifesta. E lo fu certo maggiormente nel primo tempo, che pur si chiuse alla pari, che non nella ripresa in cui bianco-neri ebbero degli sprazzi di combattività minacciosa; benché non in eccellente giornata, la sua linea di «forwards» [cioè: attaccanti] svolse un gioco organico e ben distribuito. Gli «halves» [cioè: I mediani] non vennero mai meno al loro compito di rifornitori dell’attacco, curando una severa ma quasi sempre corretta marcatura dei «forwards» [cioè: attaccanti] avversari neutralizzandone a tempo le combinazioni.

   Buoni i «backs» [cioè: difensori], anche se entrambi commisero qualche errore, presto rimediato; ma deficente [sic!: deficiente (nel senso di: carente)] il portiere. L’atletico Lissoni è quant’altri mai difettoso nella presa e poco agile e plastico malgrado la considerevole apertura delle sue lunghe braccia e delle non meno lunghe gambe!

   Della squadra «juventina» ha lavorato più che egregiamente l’estrema difesa – portiere e terzini – e non inferiore, per generoso sfoggio di energie e di abilità, le fu la linea di sostegno.

   Boglietti II, il lungo e biondo «centro-half» [cioè: centromediano] «juventino», è stato uno dei migliori uomini sul campo e fu fedelmente coadiuvato da Lora e dall’«half» [cioè: dal mediano] sinistro, un ex «nazionale» [Leone I aveva giocato la sua nona ed ultima partita in maglia azzurra domenica 11 gennaio 1914 alla “Civica Arena” di Milano in Italia-Austria 0-0], che ha pregato con efficacia tutti i giornalisti perché non lo nominassero nei loro resoconti, e noi pure accogliamo il suo invito e quello della «Juventus», che non si lasciò sfuggire l’occasione di reclutare questo giuocatore appena lo seppe trasfertito a Torino in servizio militare!…

   Dove i bianco-neri furono pressoché nulli, e mancarono completamente dell’attesa, fu all’attacco, che apparve slegato e svogliato.  

   Il solo Bona, col suo giuoco tumultuoso, animò l’offensiva, tentando qualche combinazione col vicino Boglietti I. Giriodi fu di una lentezza esasperante, Dalmazzo, sempre troppo indietro, non seppe intendersela con Goggio, né questi poté mai dimostrare di essere un’ala destra anche solo discreta. In queste condizioni, la «Juventus» non meritava neppure di segnare i due «goals» coi quali salvò l’onore delle armi.

   SECONDA CITAZIONE DAL SETTIMANALE TORINESE GUERIN SPORTIVO: Sul campo della Juventus si trovavano domenica alcuni casalesi accorsi non tanto per accompagnare le proprie «riserve» quanto per assistere alla partita decisiva che poteva rappresentare la loro ancora di salvezza. Naturalmente i casalesi parteggiavano per gli «juventini» onde non mancarono di attaccarsi spesso con i numerosi «supporters» genovesi che gremivano le tribune.

    Sul finire della partita della avvenne appunto un vivace dibattito tra casalesi e genovesi. In quel mentre passava per il «parterre» un casalese, che, avendo sentito di sfuggita nominare la sua città nativa, si drizzò di colpo tuonando verso l’angolo dov’era successo l’incidente:

   – Chi parla di Casale [Monferrato]? Vengano pure a Casale [Monferrato], quando vogliono e le prenderanno sempre!

   – Da ogni angolo dove si trovava un genovese si levò un uragano di improperi nel più schietto ed espressivo dialetto ligure verso il casalese, che, solo contro tutti, – in mezzo al «parterre» – resisteva impavido e rintuzzava ogni epiteto.

   Un «genoano», più scalmanato degli altri, si ebbe quest’apostrofe:

   – …Ma taccia, ché tanto lei quanto la sua squadra: quando sono venuti a Casale [Monferrato], sono stati sempre battuti! [a titolo statistico, questo era il bilancio degli incontri di Campionato fino ad allora disputati tra nerostellati e rossoblù a Casale Monferrato: domenica 29 ottobre 1911: Casale-Genoa 0-1; domenica 30 marzo 1913: Casale-Genoa 1-1; domenica 7 dicembre 1913: Casale-Genoa 2-0; domenica 10 maggio 1914: Casale-Genoa 2-0; domenica 7 marzo 1915: Casale-Genoa 2-1]

   Ed il casalese, imperterrito, proseguì oltre, mentre alle sue spalle più rauco si elevava il coro delle contumelie.

   PRIMA CITAZIONE DAL SETTIMANALE MILANESE FOOT-BALL [articolo di «L’uomo che ride»] C. Sardi I e Santamaria [I], i fratelli… siamesi, non erano punto preoccupati della partita che dovevano sostenere contro la Juventus. Tutt’altro! Nella mattinata di domenica, Garbutt alle 8, trova le camere dei due ex doriani… vuote. L’allarme è dato. Ma i due non si trovano e nessuno sa darsene ragione. A mezzogiorno eccoteli arrivare, con una borsa sotto il braccio, tranquilli e sorridenti. I negozianti di timbri e placche avevano approfittato della gita a Torino, per visitare la propria clientela a spese del… Genoa. 

   SECONDA CITAZIONE DAL SETTIMANALE MILANESE FOOT-BALL [articolo di «Kowa»] Pedroni [II] non si trovava domenica a Torino in buona giornata, come le squadre contendenti. Ha commesso parecchie sviste, che fatalmente volsero in prevalenza a danno degli juventini, tanto che i supporters, e sempre a torto, accusarono di partigianeria Pedroni [II]; evidente esagerazione, ma del resto scusabile con lo stato d’animo dei fautori [cioè: sostenitori] torinesi.

   Fra i più intemperanti osservammo l’ex portiere Durante [era quello che si era fatto sorprendere da un tiro scoccato da circa 60 metri da Bugnion nella Finale del Campionato Italiano 1904, disputatasi alle Gavette domenica 27 marzo 1904 e vinta 1-0 dal Genoa], che ad ogni calata genovese sbraitava: «Offside». Era una vera ossessione, che almeno nove volte su dieci cadeva in errore. Ma Durante persisteva nel suo proposito, protestando a voce altissima e sostenendo i più vivaci contradditori con i genovesi. La sua mania si era acuita a tal punto che ci stupimmo perché non aveva visto anche Pedroni [II] in offside.

Note all’incontro Juventus-Genoa 2-5

La partita Juventus-Genoa, recupero della IV giornata del Girone di Semifinale A dell’Italia Settentrionale, ha inizio sul “Campo della Juventus”, sito a Torino a Barriera Orbassano, alle ore 15,10 di domenica 21 marzo 1915 agli ordini del signor Pedroni II di Milano, socio dell’Associazione Milanese del Calcio. La Juventus è diretta (forse) dal capitano Bigatto I, mentre il Genoa, che ha al suo seguito centinaia di sostenitori, ha per allenatore Garbutt. All’incontro assistono, parteggiando per la Juventus (perché un successo dei bianconeri, abbinato a una loro sconfitta la domenica successiva a Casale Monferrato, porterebbe a uno spareggio a tre tra Genoa, Juventus e Casale per la qualificazione al Girone Finale dell’Italia Settentrionale), parecchi sostenitori nerostellati. La Juventus schiera Leone I, che aveva militato fino al 6 dicembre 1914 (nella partita vinta 1-0 in casa dalla formazione dalla bianca casacca contro il Novara) nelle fila della Pro Vercelli. Dopo essere passata in vantaggio con Giriodi al 12’ del 1° tempo, la Juventus subisce quattro reti (tre delle quali – al 40’ circa del 1° tempo, al 35’ e al 36’ della ripresa – da Santamaria I e una – al 20’ del 2° tempo – da Ed. Mariani), poi nei minuti finali dell’incontro ne realizza un’altra con L. Baldi al 38’ e ne subisce una quinta da Berardo II.

A cura di Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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