1914/15, il settimo sigillo: il Grifone fa cinquina contro l’Inter

Campionato Italiano di Prima Categoria 1914/1915 Risultati e classifiche di domenica 25 aprile 1915 ITALIA SETTENTRIONALE Girone Finale    Risultati della II giornata: a Genova: Genoa-Internazionale Milano 5-3; a Milano: Milan-Torino 1-1.    Classifica dopo la II giornata: Genoa punti 3; Torino, Milan punti 2; Internazionale Milano punti 1. ITALIA CENTRALE Girone Finale    Risultati […]


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Campionato Italiano di Prima Categoria 1914/1915

Risultati e classifiche di domenica 25 aprile 1915

ITALIA SETTENTRIONALE

Girone Finale

   Risultati della II giornata: a Genova: Genoa-Internazionale Milano 5-3; a Milano: Milan-Torino 1-1.

   Classifica dopo la II giornata: Genoa punti 3; Torino, Milan punti 2; Internazionale Milano punti 1.

ITALIA CENTRALE

Girone Finale

   Risultati della III giornata: a Lucca: Lucca-Lazio 1-2; a Roma: Roman-Pisa 7-0.

   Classifica dopo la III giornata: Roman, Pisa, Lazio punti 4; Lucca punti 2.

ITALIA MERIDIONALE

Girone Campano

   Incontro di ritorno: a Bagnoli (NA): Naples-Internazionale Napoli 1-1 [annullato venerdì 30 aprile 1915 per irregolari tesseramenti nella squadra ospite dei giocatori Pellizzone e Steiger]

Trascinato da uno scatenato Santamaria I, autore di una quintupletta, il Genoa vola in testa alla classifica del Girone Finale dell’Italia Settentrionale

GENOVA, 25 aprile 1915

   Finalmente si è registrata una vittoria, quella interna del Genoa a spese dell’Internazionale Milano, nell’equilibratissimo Girone Finale dell’Italia Settentrionale! Nell’altro incontro della giornata, Milan-Torino, i rossoneri hanno concesso il bis della partita di sette giorni fa contro il Genoa: vantaggio dopo poche battute di gioco, quasi immediato pareggio degli avversari e risultato invariato nei restanti minuti di gioco. Se Van Hege e compagni, che hanno già giocato due incontri in casa, appaiono obiettivamente fuori dalla possibilità di vincere il Girone Finale, sembrerebbe che le altre tre formazioni debbano contendersi fino all’ultima giornata il primato. Se Genoa e Torino hanno avuto un mezzo passo falso – ancorché in trasferta – contro il Milan, a cui per i granata si aggiunge la rimonte dal 2-0 al 2-2 subita in casa, all’esordio, dall’Internazionale Milano, quest’ultima è riuscita a limitare i danni nella doppia trasferta nei capoluoghi piemontese e ligure ed ora giocherà sempre a Milano, dove in questo campionato si è dimostrata un autentico «rullo compressore» (en plein di vittorie – otto – nelle partite disputate sul campo di via Carlo Goldoni, con 63 reti fatte e 1 subita e successi nei due derbies esterni, giocati in casa dell’Unione Sportiva Milanese e della Juventus Italia, rispettivamente per 4-2 e 4-1). Se i neroazzurri riusciranno a mantenere questo trend, non potrà loro sfuggire il primato finale. In questa stagione agonistica Genoa ed Internazionale si erano già affrontati in tre occasioni a livello amichevole (2-2 nell’incontro inaugurale dello stadio di Pavia domenica 13 settembre 1914; 4-1 per i rossoblù domenica 14 marzo 1915 a Genova; 1-0 per i neroazzurri domenica 28 marzo 1915 a Milano). L’equilibrio di tale bilancio è stato spezzato al termine di un incontro spettacolare a favore della compagine di Garbutt, che, complice la giornata di straordinaria forma di Santamaria I, autore di tutte e cinque le segnature genoane, si sono imposti per 5-3 sugli avversari. Il tecnico inglese, deluso dalla prestazione contro il Milan di sette giorni fa e privo degli infortunati Walsingham e Benvenuto I, ha coraggiosamente fatto esordire due giocatori della formazione giovanile di Coggins, avanzando C. Sardi I al centro dell’attacco. Delle due reclute in rossoblù la più disinvolta è apparsa la mezzala destra Bergamino I, mentre Barabino, schierato nel cruciale ruolo di centromediano, si è talora scambiato la posizione in campo con R. De Vecchi ed ha complessivamente fornito, anche grazie al supporto di un ottimo Leale, una prestazione – specialmente nella ripresa – di livello decoroso. Il punto debole dei genoani è apparso, invece, A. Magni, al cui controllo, specialmente nel primo tempo, è spesso sfuggita l’estrosa ala sinistra avversaria Asti. Anche sull’altro versante le carenze si sono viste sul settore destro dell’assetto difensivo, ma non in un mediano, bensì nel terzino Viganò. Ai neroazzurri è pesata di più l’assenza in attacco di Cevenini III che quella tra i pali di Campelli, degnamente sostituito da Binda. Complessivamente la partita, seguita nelle sue fasi altalenanti (ospiti due volte in vantaggio nel primo tempo, che si è chiuso sul 2-2 e poi capaci di raddrizzare il risultato una volta prima di cedere agli avversari, che nella ripresa si sono giovati del fatto di avere il sole e il vento alle spalle) da un pubblico foltissimo ed entusiasta, è stata divertente, perché gli attacchi hanno avuto la meglio sulle difese, ma, in sede di analisi dell’incontro, non si può non evidenziare come quelle siano inadeguate per due formazioni che aspirano al primato zonale e al conseguente titolo nazionale (domenica prossima a Torino l’attesissimo match-clou tra granata e rossoblù chiarirà in maniera probante la consistenza degli organici delle due maggiori pretendenti al titolo nazionale). In una partita che ha visto Santamaria I e Peterly II come i migliori giocatori delle due squadre e si sono segnalati per le buone prestazioni tra i rossoblù R. De Vecchi, Leale, Berardo II ed Ed. Mariani e tra i neroazzurri Binda, Cevenini I, Rizzi, Agradi I, Aebi sr. ed Asti, l’arbitraggio di Laugeri è stato di livello accettabile.   

Stefano Massa

   CITAZIONE DAL GIORNALE ROMANO L’ITALIA SPORTIVA [articolo di Lorenzo Bagnasco]: [Il] Genoa ha vinto e la vittoria di oggi, nel suo risultato crudo, dice quale sia stata la gara e quale la vittoria che premiò la incrollabile fiducia nei propri mezzi e la superiorità che distingue la scuola dei componenti il formidabile squadrone genoano. E quali fossero le probabilità di vittoria del Genoa oggi ognuno lo può giudicare, perché privo di due attaccanti quali Walsingham e Benvenuto [I], contro un’Internazionale completa in ogni sua linea [in realtà, era priva del portiere Campelli e del centravanti Cevenini III] e in una felicissima giornata.

   La vittoria odierna non può smentire che il Genoa abbia superato sé stesso.

   L’incontro di oggi ha lasciato in tutti un’ottima impressione. I nero-azzurri segnavano, ed ecco i rosso-bleu che pareggiavano, e così di seguito per un terzo della ripresa, sino a ché la costanza e la tenacia dei genoani ebbe la netta, incontrastata supremazia.

   Del giuoco svolto dalle due magnifiche squadre, così diametralmente diverse, diremo che l’Internazionale piacque molto per la sua meravigliosa linea attaccante, bene amalgamata, velocissima e decisa; così la linea mediana, che svolse un meraviglioso lavoro di scuola [tattica], e poi oltre con [il terzino sinistro] Peterly [II], che é stato virtuoso tra i virtuosi, e [il portiere] Binda, l’erede di Campelli, fu ottimo e non poté fare di meglio. I rosso-bleu, ancora in una nuova formazione, non svolsero il solito giuoco scapigliato e caratterisitico e solo Berardo [II], Santamaria [I] e[d Ed.] Mariani furono il trio della migliore giornata.

   La linea mediana ebbe in [A.] Magni il lato debole e a lui l’Internazionale deve se ha potuto segnare i 3 punti contro il Genoa.

   Leale supplì alla deficienza [tattica] di Barabino che occupava il posto di centro secondo [cioè: centromediano] lasciato libero da [C.] Sardi [I].

   Casanova [II], [R.] De Vecchi e Rolla formarono quel terzetto ammirato e invidiato ovunque.

   CITAZIONE DAL GIORNALE GENOVESE CAFFARO: Il Genoa si è ripagato ad usura dello scacco subito nella prima giornata delle finali ed ha voluto cancellare – colla strepitosa vittoria di ieri – la cattiva impressione lasciata dopo il match col Milan e troncare senz’altro ogni discussione ed ogni critica che troppo facilmente si erano fatte dopo la nera giornata. Da tempo non avevamo assistito ad un incontro così movimentato, così ricco di emozioni, e tanto disputato cone quello offerto ieri dalle due valorose finaliste: Genoa [Cricket and Foot Ball] Club e Internazionale [Milano] F. B. C..

   La squadra genovese forzatamente costretta a presentare in maniera incompleta, e posta in campo in un pericolosissimo rimaneggiamento di uomini, lasciava ben poche speranze e non permetteva illusioni. Gli avversari scendevano ben più agguerriti, e forti del primo successo – sia pure morale – ottenuto contro il poderosissimo squadrone del Torino.

    Ma in una eccezionale giornata di impeto e combattività, i nostri seppero sopperire con spirito ed audacia a tutte le deficienze, sino a piegare un avversario che per logica appariva indomabile.

   Una gara stranissima attraverso le varie e rapidissime fasi, caratterizzò tutto lo svolgimento dell’incontro, che non ebbe né sosta né requie, ma tratteggiato mobilissimo in un tumultuare sui due campi di azioni così palpitanti che il nostro pubblico si sentì avvolto fino allo spasimo.

   E la grande marcatura di punti sta qui a dimostrare la portata delle bella battaglia.

[…]

   In un rapido esame sul giuoco svolto dalle due squadre, dobbiamo subito registrare la deficienza delle difese entrambi deboli sulla destra. L’attacco genoano apparve assai più pericoloso di quello avversario, che ebbe però campo di rifulgere particolarmente per la vigorosa azione di Asti, giuocatore che ha saputo sempre con felici entrate, riordinare la prima linea e addossarla sul goal. Il lavoro più gravoso si è fatto sentire sulle due linee mediane, ambedue provate nel più snervante cimento. Il Genoa poneva al centro una giovane riserva – Barabino – ed il gesto di mister Garbutt, che ai più sembrava ardito, non venne certo a pesare sulle sorti del match, poiché tanto questo giovane quanto il Bergamino [I] – piazzato tra i forwards [cioè: attaccanti] – superarono nel modo migliore la difficile prova e confermarono con quanto accorgimento fosse stata fatta la scelta del valoroso trainer della squadra genoana.

   L’arbitro Laugeri del Torino, ha diretto la difficile gara con impegno.

   CITAZIONE DAL GIORNALE GENOVESE IL SECOLO XIX [articolo di Freekick]: Che strana partita è stata quella svoltasi ieri sul campo sportivo di via del Piano! Essa ha tenuto sospesi gli animi fino al 22.° minuto del secondo tempo, fino a quando cioè il Genoa ha preso risolutamente la testa, battendo inesorabilmente e l’Internazionale e la sfortuna che ai rosso-bleu erasi attaccata come un’ostrica allo scoglio. Poi, quando il vantaggio dei concittadini era di ben due goals, si temette sì per quegli ultimi rabbiosi attacchi nero-azzurri, ma ci si consolava pensando che la vittoria, ottenuta con tanto buon volere nella peggiore delle ipotesi non sarebbe ormai più sfuggita.

   E non è sfuggita: non doveva sfuggire, i milanesi hanno avuto un bel da fare ieri! Sono stati costretti per quasi tutti i novanta minuti di giuoco a difendersi seriamente senza trovare la via d’uscita dalla metà del campo.

   È vero però che quelle tre volte che sono riusciti a eludere la vigilanza della difesa genoana, hanno segnato tre punti.

   Questi tre goals sono dovuti, non alla debolezza del portiere Rolla, ma alla difesa del Genoa e, in modo particolare, al[l’A.] Magni. Ci scusi questo ottimo giuocatore, ma creda che se fin dal principio si fosse imposto all’Asti così come ha fatto nel secondo tempo, costui non avrebbe avuto modo di centrare quei due palloni che Bontadini [III] bene o male seppe aggiustare nella rete. Occorre però rendere giustizia al[l’A.] Magni; se tardò un tantino ad avvedersi che Asti, libero, era pericolosissimo, quando se ne avvide, non diede al milanese un attimo di tregua, al punto che questi desisté da ogni tentativo di contendere il pallone al massiccio half [cioè: mediano] – e fu la salvezza [per il Genoa].

   Il Genoa si è presentato in una nuova formazione. Mancando Walsingham e Benvenuto [I], la squadra è stata raffazzonata assai bene; tanto bene che non ricordiamo di aver veduto la prima linea genoana lavorare come ieri.

   Al centro della linea di sostegno fu posto Barabino, della categoria inferiore: egli, dopo un inizio un po’ incerto, seppe a mano a mano riprendersi, per finire poi col giuocare bene. È vero che fu molto sorvegliato da De Vecchi, che spesso prese il suo posto, e da Leale, che va sempre migliorando, se ciò è possibile.

   Negli avanti fu innestato il piccolo Bergamino [I], il quale se la cavò benissimo; non commise errori. Sapeva di avere ai lati degli uomini di grande valore come il Berardo [II] e il [C.] Sardi [I] e non si è lasciato trasportare dal desiderio di segnare. Berardo [II] fu semplicemente meraviglioso ieri così come lo furono [Ed.] Mariani e Santamaria [I]. [C.] Sardi [I] al centro [dell’attacco] fu troppo tenuto d’occhio e non poté fare di meglio di ciò che ha fatto e non fu poco.

   [R.] De Vecchi fu il condottiero principe che ha scorazzato parecchio per mantenere i suoi uomini all’attacco. Quanto a Casanova [II] lo vedemmo giuocare meglio altre volte.

   L’Internazionale [Milano], nel complesso non giuocò male. Il dribbling non le fu permesso per nulla. Peterly [II] fu certamente il migliore in campo, privatissimo, all’ultimo stanco. Fossati [I] non ci parve il trascinatore d’un tempo. Del resto ha dovuto curare la insistente offesa genoana e lo ha fatto da par suo. L’Internazionale [Milano] mancava di Cevenini III; se ci fosse stato, chissà che nelle rare scappate milanesi il suo dribbling non fosse [sic!: sarebbe] stato pericoloso per i colori cittadini. L’Asti, come diciamo più sopra, salvo sul [sic!: che nel] primo tempo, non poté poi fare più nulla per la presenza di [A.] Magni.

   Agradi [I], Aebi [sr.] e Bontadini [III] non poterono fare gran ché, così come Crotti, che ebbe alle costole il brillante Leale.

   Il [“]Campo del Genoa[”] presentava un aspetto magnifico, imponente, non un posto vuoto. Sulla via un considerevole numero di vetture pubbliche, automobili, private e da piazza, attendevano l’uscita della stragrande folla che la splendida giornata ha riversato sul campo.

   Si aveva l’impressione di essere a San Siro o a Saint Cloud in un giorno di Gran Premio [Ippico].

   Le finestre dei vicini palazzi nereggiavano di persone, così come le alture di via Montaldo, ecc..

[…]

   Ed ora avanti, con sicura fede nelle altre non facili battaglie!

   L’arbitro Laugeri non si comportò poi così male, come i fischi potrebbero far credere. Qualcosa certo gli è sfuggita, ma dopo tutto, in matches così importanti o così impegnati come si può vedere proprio tutto?

   CITAZIONE DAL SETTIMANALE MILANESE SPORT [articolo di Chantecler]: Il calcolo d’un nero e azzurro. […] Il Genoa ha vinto. Ma in che modo ha vinto? Cinque a tre non è un risultato degno di un match di girone finale. Un tale risultato non può essere spiegato che con due ipotesi: o con una eccezionale potenza delle linee d’attacco o con una pessima giornata delle estreme difese. Quale ipotesi è la più attendibile? È vero che la difesa dei milanesi ha avuto un punto nero nel giuoco del simpatico Viganò, e questa considerazione, aggiunta a quella che l’attacco genoano era ritornato alla sua maggiore efficacia [con lo spostamento a centravanti di C. Sardi I], può spiegarci i cinque punti conquistati dai rossi e bleu. Ma come spiegare i tre goals dell’Internazionale? Com’è possibile che un trio Rolla, [R.] De Vecchi, Casanova [II] si lasci giuocare, per tre volte, da un quintetto nullo nella sua parte destra, inefficace al centro e valido invece solo, e formidabilmente, a sinistra? È possibile che un trio del valore non sia esistito di fronte al giuoco del solo Asti? Otto goals che non persuadono. Cinque a tre non è un bel risultato. Assai più convincente, assai più promettitrice di venture affermazioni ci sarebbe sembrata una vittoria del Genoa per un solo goal a zero, però. Ci sembra che la grandissima efficacia dimostrata dalla squadra all’attacco si annebbi, si sminuisca, si disperda se consideriamo che, mentre i forwards compivano tanto fruttuoso lavoro, la difesa s’incaricava di frustrare così buone intenzioni. Ad ogni passo avanti dell’attacco la difesa faceva un passo indietro. Ricordate la botte senza fondo delle Danaidi?

   Ciò diciamo perché dal Genoa, nel girone finale ci aspettavamo un ben altro giuoco. Noi, in base ai dettami della «carta», tenendo nella dovuta considerazione il calcolo delle passsate performances, abbiamo fatto un pronostico favorevole al Torino. Ma sapevamo che il Genoa, se non tanto omogeneo come il Torino era più duttile, se vogliamo rubare questo vocabolo al dizionario particolare di Scarioni [redattore di La Gazzetta dello Sport].

   Ma il Genoa del girone finale non ci ha dimostrato ancora, né contro il Milan né contro l’Internazionale, di valere il Genoa delle semifinali. Domenica il Genoa ha giuocato meglio di due settimane fa[, nell’incontro pareggiato in casa dei rossoneri]. Ma confrontate il 5 a 3 ottenuto contro l’Internazionale incompleto e in cattiva giornata, al 4 a 0 e 3 a 0 coi quali il Genoa dominò Juventus [domenica 10 gennaio 1915] e Casale [domenica 7 febbraio 1915] all’inizio della seconda fase eliminatoria, e dovrete concludere che gli attuali risultati accusano un disordine fra le linee rosso e bleu, un allentamento della tanto celebrata coesione, qualche rotella fuori posto nel delicato ingranaggio del macchinismo oleato con tanta premura da mastro Garbutt.

   Il Genoa – quel grande Genoa che aspettavamo alla prova con le finaliste, col desiderio di assistere alle più memorabili partite dell’anno – non s’è ancora rilevato.

   Ma perché – dirà un lettore, magari supporter dell’aristocratico club di Davidson – così feroci critiche contro il Genoa? Perché né dal Milan né dall’Internazionale aspettavamo quello che tali squadre hanno realmente ottenuto, mercè un ritorno disperato di energia, mentre i risultati genoani confrontati con quelli milanesi ci sembrano nettamente inferiori a quanto era da aspettarsi dalle prove passate.

   PRIMA CITAZIONE DAL SETTIMANALE MILANESE IL FOOT BALL [articolo di Il trainer]: La seconda giornata del girone finale [dell’Italia Settentrionale] di Campionato è venuta a portare uno sprazzo di luce nel grigiore tenebroso prodotto dai risultati sorprendenti dei primi cozzi: la situazione dei vari teams si è andata delineando più chiaramente; i fuochi fatui sono andati svanendo e la realtà, sovrana, imprescrittibile, ha voluto affermare alto il suo dominio in questa accanita competizione destinata a darci la squadra campione [d’Italia] [tale poteva ritenersi la vincitrice del Girone Finale dell’Italia Settentrionale].

   Coloro che irridevano ai ragionamenti studiati degli «àuguri» del Football, coloro che già avevano registrato il fallimento completo di ogni pronostico, sono costretti a sostare pensosi alla lor volta: è vero che le aspre battaglie decisive hanno posto sul tappeto prepotentemente coefficienti che volutamente o impensatamente erano stati trascurati: è vero che le varie squadre concorrenti al Campionato hanno cercato con ogni loro mossa di sfatare ogni studio, ogni considerazione sulla loro efficienza per affermare l’individualità singola e caratteristica di ogni undici. Ma non potevano sfuggire, le quattro finaliste, alla sorte che la realtà della vita vissuta serba ad ogni cosa terrestre. E così abbiamo visto l’Internazionale [Milano], la bella e mobile équipe – che a Torino in un match mirabile di tecnica e di combattività ed in una giornata superba, teneva testa vittoriosamente[, riuscendo a strappare un pareggio,] alla granata squadra del signor Pozzo – piegare su se stessa sul campo di Marassi, vuoi per la cattiva giornata di taluno dei suoi uomini, vuoi per il più duro cozzo che gli uomini di [R.] De Vecchi seppero portare ai nero-azzurri, approfittando delle loro più evidenti debolezze: abbiamo constatato una volta di più quanto valga lo spirito, l’ardore singolo di undici atleti uniti in uno sforzo comune – quello che ieri i rosso-neri del Milan si erano imposti[, affrontando il Torino] – anche, e forse più specialmente, di fronte ad un avversario più forte ed agguerrito.

   Oggi, dopo la seconda giornata delle finali, il cronista del Foot-ball può accingersi più freddamente, più serenamente al compito suo: non deve cercare scusanti a sconfitte dolorose ma prevedute, non deve scusare se stesso di una errata previsione: quella del 25 aprile può essere considerata una giornata regolare.

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   Iniziamo quindi la nostra settimanale disamina da quello che fu il risultato più clamoroso: Genoa 5 – Internazionale [Milano] 3. Naturalmente anche stavolta si è ricorsi – anche per scusare la sconfitta dei lombardi – alla cattiva giornata dell’Internazionale [Milano], alla défaillance di alcuni uomini dell’incompleto team nero-azzurro, e, per contro, alla rinnovata efficacia offensiva dei genoani, riaffermatasi una volta di più sui forti avversari, e pure mancando di uomini come Walsingham e Benvenuto [I]. Le «nere giornate», le defaillances fanno parte, l’abbiamo già detto, delle probabilità negative d’ogni squadra, inutile invocarle come scusanti. Certo però il risultato di Genova è tale da rimanere perplessi: cinque goals a tre è una marcatura eccessiva per delle squadre finaliste, anzi, siamo sinceri, per le due squadre finaliste che apparivano, dopo i primi incontri, le più quotate. Una così forte marcatura palesa o una grande forza nelle linee attaccanti o una deplorevole debolezza nelle difese: non è possibile sfuggire ai due corni del dilemma. Ora è pacifico, e tutti coloro che hanno assistito al match dovranno ammetterlo, che la prima linea dell’Internazionale [Milano] non era certo a Genova la medesima linea per entrain [cioè: impeto], per precisione di attacchi, per l’insidia che ogni uomo celava in sé, che giuocò due domeniche or sono a Torino, pur essendo composta dagli stessi giuocatori. Se Asti, Agradi [I] e Aebi [sr.] – il primo specialmente – si imposero alla ammirazione del pubblico genovese, Bontadini [III] e Crotti non furono certo all’altezza dei compagni di linea.  

   E, per contro, la larga messe di goals insaccati dai nero-azzurri è imputato da tutti all’insufficienza assoluta, indiscutibile, di Viganò, che rese vane anche le eccezionali virtuosità dell’altro terzino, il bravissimo Peterly [II]. Su 11 corner tirati contro l’Internazionale, 9 si afferma, furono dovuti al massiccio back [cioè: difensore] nero-azzurro che non ha certo saputo mantenere le promesse fatte ai dirigenti del suo Club. Questa constatazione porta come naturale conseguenza l’altra: cioè che non gli avanti genovesi formavano una linea attaccante degna del massimo encomio e tale da giustificare i cinque punti marcati al coraggioso Binda, ma bensì fu la difesa dell’Internazionale impari allo scopo.

   Le due squadre quindi pur avendo giuocato con accanimento, pur avendo dato agli spettatori uno spettacolo meraviglioso di vivacità, combattività, di brio, di eleganza, pur avendo mostrato alla luce meridiana il valore dei singoli, di uomini che rispondono al nome di [R.] De Vecchi, [C.] Sardi [I], [E. A.] Santamaria [I], Berardo [II], [Ed.] Mariani, Asti, Peterly [II], Binda, non hanno ancora dato ai tecnici l’impressione di essere veramente all’apogeo della loro forma, non hanno ancora persuaso nessuno di essere squadre realmente degne di aggiudicarsi l’ambito primato footballistico italiano.

   SECONDA CITAZIONE DAL SETTIMANALE MILANESE IL FOOT BALL [articolo di Waldo]: Domenica si chiuderà il girone di andata culminante nell’incontro [Torino-Genoa,] che dovrebbe, e forse definitivamente, concretare le sorti della graduatoria [del Girone Finale dell’Italia Settentrionale]. I dubbi che due settimane fa potevano sorgere di fronte al duello fra le maggiori squadre d’Italia, sono ora notevolmente dissipati dopo le risultanze delle due giornate e si sciolgono per indirizzare il pronostico in modo più sicuro. Il Genoa vanta oggi i più seri titoli per la vittoria e riceve giustamente le preferenze nella scelta, per quanto arduo e scabroso possa essere il definire a priori le sorti di una partita dove le squadre esplicheranno tutte le loro energie e abilità. Tuttavia desideriamo che la nostra previsione sia assoluta e si pronunci nettamente, senza discussioni per quella squadra che già all’inizio del girone abbiamo indicato per la vittoria finale e che finora non ha demeritato della nostra fiducia.

    Potrà il Torino sconvolgere ed abbattere l’edificio delle nostre illusioni? Potranno i granata presentarsi per questa gara nelle loro migliori condizioni come non hanno potuto in queste due domeniche? Se così avvenisse, dovremmo registrare un nuovo colpo di scena in queste finali che hanno avuto fasi così inattese ed incerte. La carta oggi parla in favore del Genoa e noi dobbiamo attenerci, per quanto ci è concesso, alle conclusioni che ne risultano.

Note all’incontro Genoa-Internazionale Milano 5-3

La partita Genoa-Internazionale Milano, valida per la II giornata del Girone di Finale dell’Italia Settentrionale e giocata di fronte a spalti gremiti, ha inizio sul “Campo del Genoa”, sito a Genova in via del Piano, alle ore 15,20 (in leggero ritardo per il protrarsi di un precedente incontro tra la seconda squadra del Genoa e una selezione di universitari genovesi) di domenica 25 aprile 1915, agli ordini del signor Laugeri di Torino, socio del Torino. Il Genoa ha per allenatore Garbutt, mentre l’Internazionale Milano è diretta (forse) dal suo capitano Fossati I. Nel 1° tempo l’Internazionale Milano passa due volte in vantaggio al 14’ con Crotti e al 27’ con Bontadini III ed è raggiunta in entrambi i casi da reti di Santamaria I (al 16’ e al 40’); nella ripresa segna la terza rete il Genoa al 9’, che, dopo il momentaneo pareggio per i neroazzurri di Bontadini III al 16’, si riporta in vantaggio al 22’ e sigla la segnatura del definitivo 5-3 al 27’ (come nel 1° tempo, di tutte le reti rossoblù è autore Santamaria I).

Testi a cura di Stefano Massa

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