Benevento: la storia di una città tra calcio e mito

Viaggio alla scoperta del club e della leggenda sulle streghe. Un passato immerso nella magia e nella superstizione. Anche in Liguria un analogo caso storico: il processo di Triora per stregoneria


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[tps_title]Le streghe[/tps_title]

Il simbolo iconicamente legato al club è la strega: Benevento è infatti nota quale “città delle streghe” per via dei riti religiosi pagani che svolgevano i Longobardi lungo il fiume Sabato durante la loro dominazione, visti dalle popolazioni locali cristiane come veri e propri atti di stregoneria. I calciatori del Benevento sono dunque conosciuti con i nomignoli di stregoni e streghe, oltre che di sanniti. Tra le figure mitologiche che si legano alla società campana, spicca quella della Janara la quale, nelle credenze popolari dell’Italia meridionale e in particolare dell’area di Benevento, è una delle tante specie di streghe che popolavano i racconti appartenenti soprattutto alla tradizione del mondo agreste e contadino. Il nome della Janara potrebbe derivare da Dianara, ossia «sacerdotessa di Diana», dea romana della Luna, oppure dal latino ianua, «porta»; era appunto dinanzi alla porta, che, secondo la tradizione, era necessario collocare una scopa, oppure un sacchetto con grani di sale affinché si potesse scacciare le streghe le quali, costrette a contare i fili della scopa, o i grani di sale, avrebbero indugiato fino al sorgere del sole, la cui luce pare fosse loro mortale nemica.

Oltre alle janare vi sono altri tipi di streghe nell’immaginario popolare di Benevento. La Zucculara, zoppa, infestava il Triggio, la zona del teatro romano, ed era così chiamata per i suoi zoccoli rumorosi. La figura probabilmente deriva da Ecate, che indossava un solo sandalo ed era venerata nei trivii (“Triggio” deriva proprio da trivium). Vi è poi la Manalonga (=dal braccio lungo), che vive nei pozzi, e tira giù chi passa nelle vicinanze. La paura dei fossi, immaginati come varchi verso gli inferi, è un elemento ricorrente: nel precipizio sotto il ponte delle janare vi è un laghetto in cui si creano improvvisamente gorghi, che viene chiamato il gorgo dell’inferno. Infine vi sono le Urie, spiriti domestici che ricordano i Lari e i Penati della romanità. Nelle credenze popolari la leggenda delle streghe sopravvive in parte ancora oggi, arricchendosi di aneddoti e manifestandosi in atteggiamenti superstiziosi e paure di eventi soprannaturali.

La città di Benevento fu teatro di ferocissime cacce alle streghe. Queste ebbero inizio con le prediche di San Bernardino da Siena e raggiunsero il loro culmine con la pubblicazione, nel 1486, del Malleus Maleficarum, che spiegava come riconoscere le streghe, processarle ed interrogarle efficacemente tramite le più crudeli torture. In questo modo, tra il XV e il XVII secolo furono estorte numerose confessioni di supposte streghe, le quali più volte parlano di sabba a Benevento. Uno storico locale, Abele De Blasio, riferì che nell’archivio arcivescovile della città campana erano conservati circa 200 verbali di processi per stregoneria, in buona parte distrutti nel 1860 per evitare di conservare documenti che potessero infiammare ulteriormente le tendenze anticlericali che accompagnarono l’epoca dell’unificazione italiana. Un’altra parte è andata persa a causa dei bombardamenti nella seconda guerra mondiale.

Il Noce di Benevento con le streghe (Wikipedia, illustrazione tratta da: Enrico Isernia, Istoria della città di Benevento dalla sua origine fino al 1894, Volume Primo, pag. 214, Benevento, Stabilimento Tipografico A. D'Alessandro e Figlio, 1895)
Il Noce di Benevento con le streghe (Wikipedia, illustrazione tratta da: Enrico Isernia, Istoria della città di Benevento dalla sua origine fino al 1894, Volume Primo, pag. 214, Benevento, Stabilimento Tipografico A. D’Alessandro e Figlio, 1895)
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