Un tacco di classe: Pellegri, il sedicenne che ha fatto tremare l’Olimpico e il grande Totti

Il giovane attaccante rossoblù con il suo gol ha annichilito 70mila tifosi giallorossi speranzosi per una facile festa tutta romana che non interessava al resto d'Italia

Vittorio Sirianni

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Che Totti sia un grande campione lo sappiamo ed è stato giusto glorificarlo come si fa, nelle province italiane, quando uno vince il trofeo di bocce. Perché non dimentichiamolo, la festa a Totti era una festa tutta romana, al resto dell’Italia poco interessava. Solo i ‘romanisti’ hanno gioito e pianto, o quanto hanno pianto! Uno stadio pieno di lacrime. Ma noi vogliamo fare un altro tipo di riflessione: e cioè, pensate che ‘sederino’ stretto (scusate il linguaggio lievemente provocatorio) hanno avuto settantamila persone quando un ragazzino rossoblù di sedici anni, di nome Pietro Pellegri, li ha annichiliti con l’uno a zero.

Il sedicenne contro il grande, intramontabile “calciatore più forte di tutti i tempi nel calcio italiano (come l’ha definito il cronista di Radio Uno Rai nella sua telecronaca provincialissima e demagogica al massimo).

E pesante, ancora, quando sempre quel ‘sederino’ dei settantamila si è ulteriormente ristretto quando arrivò il pareggio del perfido Lazovic. La grande festa stava per essere rovinata, frantumata, amareggiata. Bastava vedere il saltellare quasi ‘epilettico’ di Spalletti, fino al novantesimo!

Insomma, il vecchio, caro Grifo ha mandato alla disperazione settantamila romani tentando di rovinare la più grande festa ‘locale’ d’Italia. Pensate che persino il romanista presidente del Senato Grasso e la romanista presidente della Camera Boldrini hanno mandato messaggi e lacrime al Pupone. Spettacolo davvero tutto italiano, riempito di demagogia, di divismo, di presidenzialismo tipico della nostra società.

Ma comunque rendiamo omaggio (senza lacrime) anche noi al Pupone, alla sua splendida Ilary e ai simpaticissimi tre bimbi di casa Totti. E pensiamo ai fatti nostri. Ora Juric ha dimostrato di aver ripreso in mano la squadra, di averla motivata e di averle permesso di giocare molto bene le ultime partite. Il che servirà a ‘programmare’, con più serenità e senso di responsabilità, a Preziosi e ai suoi nuovi collaboratori che non saranno più Milanetto e il figliolo Fabrizio, ma probabilmente Donatelli (uomo che parla poco, ma sa di calcio come pochi).

Che cosa abbia in testa Preziosi non è difficile saperlo: si può immaginare che o trova uno che compri il Grifo, o alcuni amici che lo aiutino dal punto di vista finanziario (magari capeggiati da Spinelli) o infine che continui lui finché potrà. Perché, diciamolo, in questi undici anni di Serie A Preziosi ha, comunque e sempre, fatto fronte alle situazioni finanziarie della società, ha pagato sempre lui e solo lui ogni impegno economico, pur avendo (come quasi tutti i presidenti italiani) mille problemi economici da risolvere.

La nostra sensazione è che, dopo gli errori commessi, Preziosi e compagni si muoveranno con maggior attenzione, senza stravolgere la squadra. Juric potrà contare su almeno sei, sette uomini di sicura fiducia, ma puntando a quei due, tre acquisti di livello che diano alla formazione una sua immagine equilibrata e tecnicamente accettabile. Il tutto per arrivare, come stava succedendo questa stagione fino a dicembre, in una posizione di classifica dignitosa. (dal decimo… in su).

Ecco quello che si aspettano i tifosi rossoblù: tolti i ‘peccatori’, secondo alcune fasce radicali di tifosi, si dovrebbe avere anche a livello societario e nei rapporti con la tifoseria, una maggior collaborazione.

Ricordiamo, infatti, che solo con una struttura societaria forte e solida possono, poi, arrivare anche i risultati tecnici.

Vittorio Sirianni

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