Sbravati: «Basta dietrologia, i giovani italiani hanno qualità»

«Il sistema calcio non valorizza la fascia d'età 19-22 anni» spiega il direttore del settore giovanile del Genoa

Sbravati Genoa
Il direttore Michele Sbravati (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Intervenuto durante la trasmissione Football Talents, in onda su Globus Tv, Michele Sbravati ha affrontato il tema dei settori giovanili: «Nel mondo del calcio la parola “modello” è inflazionata: molti si nascondono dietro essa per evidenziare in maniera autoreferenziale il lavoro di un preciso settore. Al Genoa abbiamo creato una struttura di tecnici, dirigenti e osservatori che hanno idee, metodologia e capacità gestionale del talento in comune. Negli anni la società ci ha garantito la continuità, il vero segreto per lavorare con i giovani verso i quali abbiamo una grande responsabilità tecnica, psicologica, scolastica, cognitiva e comportamentale: dobbiamo garantire loro ogni tutela nell’intera giornata e non soltanto nelle due ore di allenamento».

Sbravati, direttore responsabile del settore giovanile del Genoa, spiega per sommi capi il processo di selezione del talento rossoblù: «La scelta è soggettiva poiché ciascuno predilige taluni aspetti prioritari, ad esempio quello atletico oppure quello esclusivamente tecnico. Noi seguiamo un iter predittivo personale: inizialmente il giocatore viene valutato nella sua zona comfort, che è la squadra di appartenenza nella quale si esprime al meglio; successivamente sostiene un periodo di prova al Genoa e, infine, viene osservato in una situazione, un torneo o una partita, che lo mette a confronto con gli altri membri del gruppo. Ai nostri osservatori chiediamo di considerare anche l’aspetto della precocità/tardività di un calciatore, quindi non individuare necessariamente il ragazzo che può dare molto immediatamente ma tenere conto di taluni margini potenziali: dove può arrivare la società e dove può arrivare madre natura».

Una considerazione sul disastro Azzurro: «Ogniqualvolta la Nazionale si imbatte in un risultato negativo emerge dietrologia e la ricerca del colpevole. I problemi rilevati negli ultimi giorni, tra i quali figurano anche le modalità di lavoro dei settori giovanili, parevano non esserci a luglio, dopo la vittoria dell’Europeo – spiega Sbravati – Tuttalpiù la criticità è nella fascia d’età 19-22 anni che il sistema calcio non valorizza: l’alto numero di stranieri soffoca lo sbocco e il minutaggio in A o in B dei giovani italiani la cui qualità è ben superiore rispetto a quanto vogliano far credere. Il lavoro del Club Italia è molto migliorato e il ranking europeo giovanile delle Under è da quarto posto: non a caso dopo l’eliminazione per mano della Macedonia, l’Under 19 si è qualificata all’Europeo (sono restate a casa Inghilterra e Spagna) e l’Under 16 ha battuto la Germania in trasferta».

Sulle paventate riforme Sbravati è chiaro: «Quando un direttore sportivo di Serie D deve costruire una squadra parte da dieci giovani, obbligatori da regolamento verso il quale nutro sensibilità. Per la Serie A servirebbero regole precise che prevedano un certo numero di italiani in distinta e che abbiano svolto almeno tre anni di settore giovanile con la squadra d’appartenenza: prima o poi questi ragazzi giocherebbero perché il calcio fa i conti con più squalifiche e infortuni».

Infine una riflessione sul campionato Primavera: «L’introduzione dei play-off e play-out ha aumentato la selettività e la pressione non è più da giovanile ma da Serie C – ammette il direttore Sbravati – Siamo reduci da due derby persi oltre i minuti di recupero, quasi alla monetina come si sarebbe detto un tempo. Sono al Genoa da vent’anni ma non ho mai affrontato un periodo così complicato in termini d’indisponibilità di giocatori nelle tre giovanili maggiori: sin dalla prima gara di ritorno la Primavera ha subito una media di otto-dieci defezioni a settimana; l’Under 18 ha giocato il secondo tempo del quarto di finale del Torneo di Viareggio contro l’Atalanta con una coppia d’attaccanti del 2006, cioé tre anni sottoleva. Teniamo duro, cerchiamo di uscirne assieme ai tecnici, dirigenti e giocatori».

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