Inchiesta del Washington Post: come i 777 Partners hanno costruito il proprio business

Il sito del famoso quotidiano americano rileva che il gruppo avrebbe approfittato di persone che avevano un disperato bisogno di soldi. Si attende l'eventuale replica

777 Partners

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Il gruppo 777 Partners, proprietario del Genoa e di altri club calcistici, è oggetto di un’inchiesta del Washington Post. Il sito del famoso quotidiano americano, che fece scoppiare lo scandalo Watergate nel 1975 e portò alle dimissioni del presidente Nixon, rileva che il gruppo, attraverso pratiche poco chiare, avrebbe approfittato di persone che avevano un disperato bisogno di soldi. Ci sarebbero una serie di operazioni di anticipo contante, con cui 777 Partners è diventato proprietario di ben 8 club in nazioni diverse: nel 2018 ha prelevato una quota di minoranza del Siviglia. Poi ha rilevato il Genoa, il Vasco da Gama, lo Standard Liegi, il Red Star Parigi, l’Hertha Berlino, una quota del Melbourne Victory, fino ad acquisire l’Everton, club della Premier League, poco tempo fa.

Il quotidiano americano tratta di diversi casi. Spicca su tutti quello di Lyndsey Noell che a 13 anni di età subì le conseguenze di un incidente stradale: un camion si era scontrato sull’auto dei suoi genitori, provocandole una lesione cerebrale e la cecità a un occhio. La ragazza si sottopose a diversi interventi chirurgici, recuperando comunque oltre le aspettative dei medici, la famiglia raggiunse un accordo nel 2009 con la società dei camion per 1 milione di dollari, da pagare con gli interessi, versati attraverso assegni mensili con un importo crescente, da circa 3.000 dollari in su. Tuttavia, gli interventi chirurgici avevano provocato una dipendenza da oppiacei alla ragazza che doveva avere altre cure. Secondo il racconto di sua madre al quotidiano statunitense, la famiglia aveva speso molto danaro e gli assegni non coprivano più le sue necessità. Nel 2015 uno spot televisivo aveva indicato alla famiglia di Lindsey e ai suoi una possibilità per avere finalmente liquidi: una finanziaria si offriva di pagare subito una somma forfettaria in cambio delle future rendite. Lindsey contattò la società e firmò un contratto, scambiando 42.000 dollari della sua rendita per 20.000 in contanti. Dopo che la firma dell’accordo fu registrato in tribunale, altre società iniziarono a contattare la famiglia Noell, offrendo intese dello stesso tenore. Nei quattro mesi successivi alla firma del primo, i genitori della ragazza firmare siglarono altri quattro accordi con altrettante diverse società, in cui scambiavano circa 273mila dollari del vitalizio per la ragazza per 74mila dollari maledetti e subito. Da rilevare, spiega ancora il quotidiano, che tutte le intese sono state sottoposte ai tribunali e all’approvazione da parte di un giudice. Negli ultimi mesi del 2015, Lindsey aveva ricevuto un messaggio su Facebook da un rappresentante della Liberty Settlement Funding, che era la filiale di una società di private equity che aveva sede a Miami. Sempre secondo le risultanze dell’inchiesta del Washington Post, quella società di private equity era la 777 Partners. Il rappresentante sottopose alla famiglia Noell un contratto dove si sarebbe concordato lo scambio dell’intera rendita rimanente, pari a circa 793mila dollari, in cambio di 180mila dollari liquidi ed esigibili. Tutto ciò era contemplato nelle clausole dell’accordo depositato in tribunale, naturalmente firmato da un giudice nel febbraio del 2016. La famiglia Noell si sentì di essere stata truffata e lo scrisse in una lettera al proprio avvocato Edward Stone.

L’avvocato di 777 Partners, Joseph Lipchitz, ha dichiarato al Washington Post che tutti i contratti firmati dalla famiglia sono stati «approvati da un giudice che doveva determinare se l’accordo fosse nell’interesse del beneficiario». Il legale ha sottolineato al quotidiano che nessun tribunale ha mai avuto da obiettare sull’accordo e che nessuno ha mai dichiarato l ragazza incapace di intendere e volere: nessuno l’ha dichiarata incapace di gestire una transazione finanziaria senza l’ausilio di un tutore. Nelle proprie memorie difensive, 777 Partners definisce «stravaganti» le accuse della famiglia Noell. Tuttavia, quest’ultima ha minacciato di citare in giudizio la società: le parti sono addivenute a un’intesa che restituisce alla ragazza una parte del denaro: in cambio, avrebbero dovuto firmare un accordo di non divulgazione.

Si attendono comunque le eventuali ulteriori precisazioni di 777 Partners su questa e ulteriori vicende riportate nell’articolo, come aveva già fatto qualche mese fa con la testata norvegese Josimar.

 

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