ESCLUSIVA PG, BRAGLIA: «Recuperiamo i veri valori. Pandev in dirigenza»

«Il Genoa ha ritrovato identità territoriale con Nicola» spiega l'ex portiere

Braglia Genoa Pandev
Simone Braglia (dal profilo Twitter @CBF_Futbol)

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Mentre imperversa su tutta Europa la buriana del coronavirus, Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Simone Braglia. Un discorso a trecentosessanta gradi con l’Eroe di Anfield Road: dai valori umani al futuro del Genoa (e di Pandev).

È possibile rivedere lo sport tra maggio e giugno? «Riprendere a maggio sarebbe un rischio enorme, più verosimile a giugno ma aporte chiuse. Pure i medici e i virologi faticano a profilare la fine di questa pandemia durissima. I vertici devono tutelare la salute dei calciatori, attori di uno sport di contatto: spero che i titolati del potere, cioé i presidenti, usino la ragione fronteggiando la realtà, altrimenti lo sport è finito».

Il covid 19 può rappresentare l’opportunità storica per migliorare una società con troppi vizi? «Gli uomini del sistema capitalistico hanno costruito un mondo a uso e consumo del business. Dobbiamo ritrovare un altro tipo di ricchezza basata su veri valori come la fedeltà, l’Umanità, la gratuità e la primaria importanza della vita al di là di ogni aspetto economico e di profitto. Il coronavirus cambierà non solo la finanza ma il mondo intero».

Nodo ingaggi dei calciatori: è auspicabile l’autotassazione? «Sì, sarebbe giusto, ma con uno sbarramento minimo perché il divario salariale dei professionisti va dai trenta milioni annui di Ronaldo ai trentamila euro, o poco più, di un giocatore di Serie C. Reputo Damiano Tommasi l’uomo giusto per affrontare questo momento delicato. Auspico, invece, che il buon esempio di meritocrazia giunga dalla classe politica la quale, decurtandosi indennità e benefit (assicurati dai nostri tributi), onorerebbe una volta tanto la maglia della Nazionale che indossano in parlamento».

Parliamo del Genoa rinato con Davide Nicola. «Il Grifone si sarebbe salvato perché il mister, simbolo di umiltà, ha recuperato l’identità con il territorio grazie a uomini che conoscono il peso della maglia rossoblù. Mi riferisco agli ultimi arrivati Perin, Masiello e Behrami ma anche a Criscito e Sturaro. Lo stesso discorso vale per la società che con Genova ha solo un legame di convenienza: ai miei tempi erano uomini come D’Angelo, Carbone e Alfio Lamanna a fare da tramite tra la dirigenza e i tifosi».

Il settore giovanile, però, è costruito a chilometro zero. «È vero, il deus ex machina è un campione come Michele Sbravati che di recente è stato eletto secondo dirigente giovanile d’Italia. Purtroppo sono riconoscimenti che suscitano scarso rilievo mediatico: questo mi fa arrabbiare anche perché con tutti i calciatori lanciati nell’ultimo decennio il Genoa poteva essere al pari dell’Atalanta».

Se non si riprenderà a giocare la carriera di Pandev è terminata con un gol a San Siro. «Goran rispecchia la genoanità, si merita questa maglia e ogni forma di complimento. Spero che una volta appese le scarpe al chiodo resti in società per aiutare un club prestigioso come il Genoa. Pandev ha appeal internazionale e la testa giusta per fare il dirigente».

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