Gravina, format Serie A: «La Figc ha dato piena autonomia alla Lega»

Sullo svincolo dei giovani di serie 14-16 anni: «Sarà un disastro, ho già sollecitato Abodi»

Gravina Figc
Il presidente Figc, Gabriele Gravina (foto di figc.it)

Gabriele Gravina è intervenuto in commissione “Commissione Cultura e Istruzione” in Senato e, tra i tanti temi toccati, ha affrontato quello della Serie A a venti squadre: «Il sottoscritto e il consiglio federale della Figc hanno lasciato piena autodeterminazione alla Serie A di scegliere il format che ritenesse più opportuno. L’autonomia è legittima, credo sia la motrice del calcio italiano, il problema è che cosa si intende per autonomia e l’impatto che ha sulle altre componenti del sistema». Il presidente federale ribadisce: «La Lega Serie A è libera di autodeterminarsi in ambito commerciale e di format. Cosa le manca? Vuole il modello Premier? Magari, in Inghilterra ci sono venti azionisti ma le quote sono ventuno, in più c’è la Federazione che ha diritto di veto quasi su tutto. La Lega merita assoluto rispetto, ora aspettiamo le loro proposte».
Sulla tax credit, ossia il credito d’imposta, Gravina spiega: «Al Governo chiediamo pari dignità ricevuta da altri settori, mi riferisco alla tax credit. Se lo sport è cultura, allora rivendichiamo pari dignità a chi opera in quel settore. Lo facciamo attraverso un riconoscimento anche al mondo del calcio con destinazione allo sviluppo dei vivai e delle infrastrutture della tax credit. Chiediamo una percentuale di prelievo sulle scommesse, l’esaurimento graduale del vincolo sportivo e un sostegno concreto per la realizzazione degli stadi per Euro ’32. Tax credit e tutela del diritto d’autore per noi sono fondamentali».
E a proposito di settori giovanili, il presidente Gravina giustamente sottolinea: «L’abolizione del vincolo dal 1° luglio 2024 (introdotta dalla Riforma Spadafora, ndr) svincolerà 6300 giovani di serie dai 14 ai 16 anni. Sarà un disastro. Ho già chiesto al ministro Abodi di intervenire nel correttivo».
Infine, sulle perdite di sistema: «Sicuramente ha influito la pandemia perché abbiamo perso 23 milioni di spettatori. Ma comunque non siamo stati attenti nel rapporto valore della produzione e costo del lavoro che pre covid era al 69%, mentre oggi è all’84%. Vorrei inoltre eliminare il luogo comune che individua in capo al mondo del calcio una sorta di responsabilità nell’accumulo di queste continue perdite. Se nel bilancio integrato la federazione ha ruolo di impulso, nel mondo dell’imprenditoria è noto a tutti che le scelte aziendali rientrano nell’autonomia del singolo imprenditore, e non alla federazione».
A seguito dell’intervento di Gravina, si è fatto sentire il senatore Adriano Galliani, attuale ad del Monza, ripreso da La Gazzetta dello Sport: «Condivido integralmente la relazione del presidente Gravina. I contrasti interni al sistema nascono e si acuiscono quando Milan, Inter, Juve e Roma hanno pensato che attraverso l’abolizione del diritto di intesa tra Federazione e Lega si potesse cambiare il formato della A da 20 a 18. Nella maggioranza dei club è nata la convinzione, poi rivelatasi errata, che il presidente fosse d’accordo con questa posizione. Fossi stato al loro posto? Avrei tentato una manovra meno rozza. Si può passare da 20 a 18 squadre, ma con risorse e percentuali di ricavi a chi retrocede. Si sta creando un divario incredibile tra le prime in Italia, che fatturano 500 milioni, e le ultime che fatturano 50 milioni. In passato non era così».
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