ESCLUSIVA, COZZI (CANALE SASSUOLO): «Dionisi pragmatico, rischio calcolato con molti giovani»

«Da fuori la nuova proprietà del Genoa sembar molto ambiziosa» spiega il giornalista

Dionisi Sassuolo
Mister Dionisi (foto di US Sassuolo)

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A due giorni dalla ripresa del campionato con la prima giornata del girone di ritorno, Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Martino Cozzi di Canale Sassuolo in per fare il punto della situazione in vista di Sassuolo-Genoa.

Qual è lo stato di salute del Sassuolo? «Il Sassuolo arriva dall’inaspettata sconfitta casalinga con il Bologna dopo sei risultati utili consecutivi. Il morale è comunque buono, anche se i ragazzi di Dionisi avrebbero preferito concludere l’anno in bellezza. Ad oggi, oltre ai lungodegenti Obiang e Romagna, sono indisponibili Peluso e Goldaniga (positivi al Covid-19), Boga e Traorè (impegnati in Coppa d’Africa), mentre ancora non è noto il nome del terzo calciatore contagiato. Djuricic dovrebbe rientrare dopo l’infortunio, ma ancora non è certo.
La probabile formazione neroverde potrebbe essere un 4-3-3: Pegolo in porta, Toljan, Chiriches, Ferrari, Rogerio in difesa, Frattesi, Maxime Lopez, Matheus Henrique in mezzo al campo, tridente composto da Berardi, Scamacca, Raspadori».

Quali sono le principali differenze tra De Zerbi e Dionisi? «Ce ne sono molte, ma la più lampante è la ricerca della verticalità. O meglio, il modo in cui viene ricercata. De Zerbi è un maniaco del possesso palla: vuole che la propria squadra continui a far girare il pallone fino a quando non si apre lo spazio in verticale. Dionisi, invece, sotto questo aspetto è più pragmatico: appena si libera uno spazio bisogna attaccare la profondità. Inoltre, De Zerbi aveva l’obiettivo di mantenere sempre il pallino del gioco, mentre Dionisi accetta anche di aspettare dietro la palla e ripartire per fare male e il gol di Frattesi con la Fiorentina ne è la prova».

Sassuolo grande con le grandi ma chi lo insegue in classifica lo ridimensiona: a cos’è dovuta tale alternanza di risultati? «Quando l’avversario gioca a viso aperto, il Sassuolo è una squadra molto temibile. Non a caso, tutte le big incontrate in stagione, Inter esclusa, non sono riuscite a strappare i tre punti ai neroverdi. Quando, invece, ad affrontare i neroverdi c’è una squadra di medio-bassa classifica, ecco che gli avversari tendono spesso e volentieri a rinchiudersi nella propria metà campo e per il Sassuolo diventa difficile trovare degli spazi. Ovviamente, questo non è l’unico motivo. In stagione il Sassuolo ha cambiato alcuni interpreti più “anziani” sostituendoli con alcuni più giovani: spesso, però, i giovani sono discontinui e questo in alcune partite lo si paga. Ma è un rischio calcolato».

Com’è vista, da fuori, la rivoluzione societaria in casa Genoa? «Molto ambiziosa. Come sempre, però, il campo dirà la sua. A mio modo di vedere, l’esonero di Ballardini è stato del tutto ingiustificato. Non credo fosse un problema di giocatori, ma quanto di continuità e questo si sta ripetendo anche sotto la guida di Shevchenko: i troppi infortuni stanno condizionando la stagione. Ciò che mi piace, però, è che la proprietà sembra avere le idee chiare e voglia osare. Non è detto che questo andrà a buon fine, ma il fatto che una proprietà acquista un club prestigioso come il Genoa e investa molto sin da subito fa ben sperare. Credo che si stiano gettando le basi e che tra qualche anno si inizieranno a vedere grandi risultati. Non parlo di Europa, il primo obiettivo del Genoa deve essere quello di tornare tra le prime 10 squadre di Serie A».

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