Era iniziata male. Il Genoa sembrava tornato ad essere il solito istituto di beneficenza di tempi andati, regalando alle povere anime veronesi in cerca di salvezza quel gol che, per i locali, è sembrato manna dal cielo.
Ma come si sa e come dice l’antico proverbio, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare.
E così i grifoni, prima hanno messo al sicuro il risultato con il solito gol di colui (Gudmundsson) che gli interisti si sognano di notte (ma per ora è soltanto un incubo: vedremo se davvero andrà in nerazzurro, se lo prenderà in un altro club oppure se resterà in rossoblù) e poi eccoli a fare i duri, per gli ultimi 20 minuti quando gli avversari, generosi ma furiosi, hanno cominciato a pressare ancorché velletariamente, sperando nel pareggio.
E’ stato allora che i “duri” rossoblù hanno cominciato, prima a giocare anche un po’ (collezionando in totale cinque palle gol, niente male al di là dei due gol realizzati) e poi a difendersi con generosità, con ordine e con la sicurezza che i veronesi non sarebbero passati.
Ancora una volta, anche se la partita non è stata bella, ma farraginosa e frastornante e, con il Verona che ha giocato meglio del Genoa almeno nel fraseggio e nel possesso di palla, i “gilardiniani” si sono uniti, hanno tirato fuori i soliti cuore e gambe (bravo Thorsby, bravo Vasquez, bravo Ekuban, bravo anche Ankeye) e hanno portato a casa un risultato importantissimo.
Ora a 38 punti (come si diceva anche dopo la scorsa partita) non è più il caso di parlare di salvezza, e quindi anche il bravo Gilardino non potrà più dire, circa la sua posizione futura, aspettiamo di essere salvi perché solo allora parlerò con la società con la quale peraltro è in contatto tutti i giorni.
Ora è tempo di sapere: perché, ormai da parecchio tempo, da una parte il club rossoblù dice che è convinto di Gilardino e lo considera un eccellente allenatore, dall’altra Gila afferma che l’ambiente rossoblù è quello che lo ha portato ad essere molto considerato in serie A. Insomma, una specie di “gioco delle parti” che farebbe gongolare Pirandello. E quindi, si spera, almeno in questa settimana di sapere qualcosa di definitivo, ad evitare il ripetersi del solito stucchevole ritornello “va o non va?”.
Va detto, infatti e a difesa del tecnico, che lo stesso, in un certo senso, sembrava che fosse stato messo alcune volte in discussione, come accadde verso la fine dello scorso anno. Si levarono voci che davano quasi per certa la sua partenza e che il Genoa avrebbe visto altrove. Tuttavia alla fine Gila ha vissuto le sue più belle soddisfazioni per aver dimostrato di essere un eccellente tecnico e di aver portato alla salvezza anticipata i suoi giocatori “gioielli” fin dal febbraio scorso (per gli ottimisti e preveggenti).
Se si riuscirà a rasserenare l’ambiente (perché si sa, l’ambiente genoano non è mai sereno, nemmeno quando si è salvi con l’attuale sicurezza…) con la soluzione del tecnico, le rimanenti sette partite potranno davvero significare il momento felice per far davvero il gioco che il “Genoa-Gila” ha saputo offrire, non solo ai suoi tifosi, ma anche a tutto il campionato.
Lunedì prossimo il Grifone volerà a Firenze, guarda un po’ la coincidenza: dove i tifosi viola sperano che Gilardino vorrà dimostrare di essere più che mai l’allenatore del Genoa.
Oltretutto c’è da vendicare quella partitaccia, era alla prima di campionato, nella quale la Fiorentina ha cercato di umiliare il Grifone al Ferraris. Quattro gol (e altri che i viola volevano infilare) che gridano ancora vendetta.
Insomma, le ultime sette giornate che potranno dire davvero chi sarà e di cosa avrà ancora bisogno la “creatura” firmata dall’uomo del violino.
Vittorio Sirianni