La Gdf denuncia Federico Pastorello per omessa dichiarazione dei redditi

Le Fiamme gialle hanno constatato un'evasione sui redditi pari a circa 18 milioni di euro ed una evasione all'Iva per altri 2 milioni di euro


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La Guardia di Finanza ha denunciato il procuratore di calciatori Federico Pastorello per il reato di omessa dichiarazione. Gli investigatori delle Fiamme gialle hanno iniziato le indagini monitorando il sito internet della ‘P&P Sport Management Sm. Al termine degli accertamenti, le Fiamme Gialle hanno constatato un’evasione sui redditi pari a circa 18 milioni di euro ed una evasione all’Iva per altri 2 milioni di euro. Dai documenti acquisiti alla Lega calcio ed alla commissione agenti, gli uomini della Gdf, hanno avuto il quadro delle attività in Italia di Pastorello, che ufficialmente risiede a Montecarlo. In particolare dei 18 milioni sottratti alle tasse, 12 sono per servizi e prestazioni svolte in Italia, con squadre e calciatori nazionali; e 6 in diversi paesi europei, ma sempre in riferimento alle squadre italiane. Pastorello rappresenta Giuseppe Rossi, Marco Di Vaio, Alessandro Rosina e tanti altri. Di recente, dopo il varo del nuovo regolamento degli agenti, ha dovuto ‘lasciare’ alcuni campioni della pedata perché il padre, Giovanbattista Pastorello, aveva un ruolo dirigenziale nel Genoa oltre ad esser stato presidente del Verona e direttore sportivo di altre società. Nelle indagini della Gdf non risulta coinvolto il padre di Federico, bensì la madre, per gli emolumenti che la società ‘P&P’ le conferiva. Nei confronti della signora, però, non è stato emesso alcun provvedimento. Ed i suoi guadagni sono potuti rimanere al sicuro nel principato di Monaco.

La verifica fiscale portata avanti sotto il coordinamento del comandante della compagnia di Vicenza, il capitano Tommaso Commissione, ha confermato che l’attività svolta da Pastorello jr interessava in via prioritaria società di calcio italiane e che le sue prestazioni professionali risultavano rese prevalentemente sul territorio nazionale. Quindi i redditi della società avrebbero dovuto essere dichiarati in Italia – si spiega – e andavano sottoposti al regime di tassazione nazionale.

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