Il direttore Michele Sbravati, responsabile del settore giovanile del Genoa, analizza il particolare momento del calcio italiano: «Quando le cose non vanno la colpa è dei settori giovanili che non lavorano bene mentre, al contrario, i meriti sono delle prime squadre se arrivano i risultati: è un ritornello che sento da anni. Presumo che la verità stia nel mezzo. L’attuale situazione delle strutture nazionali incide tantissimo sulla formazione di giovani calciatori di alto livello rispetto ad altri paesi europei, come la realtà ligure è in sofferenza rispetto ad altre regioni italiane. Noi del Genoa vogliamo migliorare tale aspetto, la società ne è consapevole: nel frattempo, continuiamo a lavorare al 110% delle nostre possibilità per accontentare le richieste del calcio».
Intervenuto a Telenord a margine della festa della società al Porto Antico per i 130 anni del Genoa, Sbravati prosegue: «Proviamo orgoglio quando i nostri ragazzi arrivano a giocare tra i professionisti (di recente è toccato ad altri quattro, ndr). Accornero e Lipani hanno svolto un percorso parallelo dalla scuola calcio fino alla prima squadra e ciascun tecnico ha contribuito qualcosa per portarli a tali livelli. Federico, che è ancora del Genoa, è “alla corte” di un allenatore straordinario come Zeman che ha sempre valorizzato le ali; Lipani, invece, è lanciato verso il calcio dei grandi. A loro, così come a Boci e Masini che in Serie B sta facendo benissimo con l’Ascoli, auguro ogni bene. Il prossimo Accornero? Non faccio nomi, ce ne sono tanti tra Under 14 e Primavera».
Poi un interessante parallelo giovanile con Andrea Cambiaso che è emblematico della relatività del calcio: «I nostri giovani possono rientrare al Genoa nel giro di due o tre anni, come fece Cambiaso che è arrivato a giocare nella Juventus senza essere mai passato dalle leve della Nazionale al di sotto dell’Under 21».