Abituato a lottare contro i mulini a vento, come un Don Chisciotte boemo, si sarà stupito di averne abbattuto uno dopo venticinque anni. Forse sorriderà sornione, alzando qualche ruga del viso, ma senz’altro non alzerà la voce come sono soliti fare i tronfi vincitori. Zeman batte la Juventus, e ciò può valere come un titolo di un romanzo. Il nipote di Vycpalek, che a Palermo dormiva con il pigiama di Madama, supera quella che è diventata la sua peggiore rivale: in carriera ci ha perso 17 volte su 25. La bestia (bianco)nera del tecnico di Praga cade all’Adriatico nella serata da sogno del Pescara: uno squalo, più che un Delfino, capace di addentare la giovane Signora della Next Gen e costringerla nel primo tempo a subire un 3-0 che porta due firme di Cuppone e una di Federico Accornero, talento di pura razza di scuola Genoa che scelta migliore non poteva fare.
Il Pescara ha tutto di più rispetto alla Juventus. Corre, trova spazi, scava nelle incertezze. E non sono soltanto i mitologici gradoni a fare la differenza. I padroni di casa scendono in campo con un altro spirito: immancabile il 4-3-3 di Zeman con le ali che agiscono larghe e poi corrono dentro al campo aprendosi ben più di un’opzione di giocata. C’è il terzino in sovrapposizione, la mezz’ala in appoggio lì vicino. L’identità è chiara. Triangoli e triangoli in ogni zona del campo, la geometria boema è chiara; e poi quell’incessante confluire verso il centro che maschera l’influenza dell’hockey e della pallamano nella disciplina tattica di Zeman, sport che condividendo la porta piccola costringono i portatori di disco o di palla a concepire la linea di fondo come una extrema ratio alla quale ricorrere.
E il giovane Accornero, in prestito secco sino al termine della stagione, ci sta benissimo nel contesto di questo cadenzare. Gol al debutto in Coppa Italia contro la Reggiana e gol al debutto nel torneo di Serie C. Il doppio esordio tra i professionisti registra la costante della marcatura a rete. Sono i primi passi, non i primi traguardi. La strada è lunga e non priva di momenti difficili. Mister Gilardino, che inizialmente lo voleva tenere in prima squadra, lo aspetta a Genova al termine della stagione: Accornero deve «sbocciare». Le radici sono ben irradicate, per i germogli bisognerà aspettare la primavera. Con Zeman la crescita è certa. Anche con un tecnico settantaseienne abituato a lottare contro i mulini a vento.