Debenedetti: «Caridi mi ha consigliato Mantova. Buttu mi ha ridato una seconda vita»

L'attaccante: «Quelle parole di Gilardino da soli in spogliatoio...»

Debenedetti Mantova
Il piatto destro di Alessandro Debenedetti (foto di Mantova 1911)

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Dal ritiro sfiorato al debutto in Serie C. In mezzo, una stagione esaltante in Primavera, da protagonista di tanti gol (20 complessivi) e partite decise. Una su tutte, indimenticabile. «Al Genoa ero fuori quota, ma alla mia seconda stagione da attaccante» spiega Alessandro Debenedetti, ora al Mantova. La traiettoria del classe 2003 è particolare: «Iniziai a giocare a calcio a 5 anni nel Finale, poi Vado e Sampdoria dove feci il centrocampista per quattro anni. Lì persi gli stimoli, smisi di allenarmi e durante l’estate meditai se cambiare sport o abbandonare. Ricominciai dal Finale, in Eccellenza: non fu una scelta facile, ma lì sono tornato a divertirmi in allenamento. Chi mi ha ridato una seconda vita nel calcio è stato mister Pietro Buttu, che da centrocampista mi ha spostato in attacco». Una scelta che ha pagato, dettata principalmente dalla struttura fisica di Debenedetti: «Ero adolescente e nel boom della crescita, si fece male il centravanti e il mister mi diede tranquillità».

Così arriva il grande salto nel Genoa, lo porta in rossoblù Michele Sbravati che lo scova nei campi del ponente ligure: «Inizialmente ho avuto qualche difficoltà, non segnavo ed ero nervoso. Dopo un’analisi con tutta la squadra in sala video, mister Gilardino mi portò in spogliatoio, mi parlò serenamente e mi diede consigli. Segnai il sabato successivo. A mister Gilardino auguro il meglio. Per quale squara tifoso? Sono legato al Genoa, ma non rinnego gli anni alla Sampdoria». La prima stagione tra i professionisti ha portato a un nuovo cambiamento tattico: «Quando ho superato il covid, mister Possanzini mi ha tolto dalla zona comfort spostandomi sottopunta, da n. 10. È formativo, sto dando il massimo: tocco più palloni e sono più coinvolto nel gioco. Se il mister mi dicesse di fare il difensore, farei anche quello senza problemi».

Debenedetti torna sul trasferimento in biancorosso: «L’estate è stata tribolata perché dovevo andare a giocare altrove (alla Pergolettese, ndr) ma alla fine sono stato fortunato. La scelta mi è stata consigliata da mister Caridi, il che mi ha reso felice». Il Mago è un totem a Mantova. «Non credevo di capitare in una squadra capolista, inoltre ho la maglia n. 9: è una bella responsabilità ma sono sereno perché ho le capacità per indossarla». Sinora, Debenedetti ha totalizzato 339′ in 17 presenze, senza segnare: «Il gol mi manca, non so quando arriverà ma ce la metterò tutta. Ho avuto la sensazione di fare gol all’Albinoleffe, non nelle partite precedenti perché entravo in momenti dove era necessario controllare il possesso in una situazione di vantaggio. Sono in un gruppo fantastico. Il mister e lo staff mi fanno sentire importante come un titolare, mi sento bene e sono sereno».

Intervistato da Mantova24, l’attaccante finalese, compagno di squadra di Cristiano Bani, spiega la differenza tra Primavera e professionisti di Serie C: «Cambiano l’impatto fisico, l’intensità e la difficoltà nel proteggere palla perché incontri calciatori esperti oppure che hanno debuttato anche in A, per questo mi stanno aiutando molto gli allenamenti con i nostri difensori, come Sebastien De Maio».

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