La lavagna tattica: Simeone tutto solo in attacco, in un pomeriggio di tormento

Il centravanti argentino, da troppe giornate vaga nella terra di nessuno: mal servito, abbandonato al proprio destino. Ritrovarlo sarebbe la fortuna del Genoa


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[tps_title]4-3-2-1, un “albero di Natale” fuori stagione[/tps_title]

Ci ha provato Mandorlini a ridisegnare il Genoa. In queste 6 partite sono stati tanti i moduli adoperati dall’ex tecnico del Verona. Dal 3-5-2 al 4-3-3, passando per il 4-3-2-1 di Udine. Tante soluzioni sperimentate ma con il medesimo risultato: squadra piatta, abulica, incapace di reagire alle difficoltà e di rendersi pericolosa in fase offensiva. Non è un caso che le 3 reti messe a segno sotto la sua gestione siano state figlie di giocate individuali più che di una manovra ragionata. A tradire Mandorlini, non è stata solo la fase offensiva, anzi, a lungo andare anche la compattezza difensiva è venuta a mancare. Il “primo non prenderle” è stato il messaggio lanciato anche alla “Dacia Arena”, Munoz in posizione di terzino destro è risultato inutile dopo la mossa di Delneri di avvicinare Thereau a Zapata. Munoz ha così perso ogni riferimento, risultando inutile in fase offensiva , ma anche in fase di non possesso palla. Lo stesso si può dire del terzetto di centrocampo: Cofiè-Rigoni-Hiljemark non hanno garantito né filtro né inserimenti, troppo facile per l’Udinese aver il pallino del gioco per l’intero arco della partita.

Morosini contrasta Hallfredsson (foto Dino Panato/Getty Images)
Morosini contrasta Hallfredsson (foto Dino Panato/Getty Images)
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