Sky Sport spiega la rinascita del Genoa

L'Ultimo Uomo ha delineato i 7 punti chiave: solita struttura, accorgimenti e nuove idee assimilate

Davide Ballardini al Pio (foto di Tanopress Genoa)

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Rispetto a Ivan Juric, Davide Ballardini ha messo assieme 13 gol subiti in meno, i quali sono valsi 16 punti in più. Numeri alla mano si tratta di due mondi opposti, spiega l’Ultimo Uomo in collaborazione con Sky Sports, in un pungente report (questo) che evidenzia in lungo e in largo i meriti del cambio alla guida tecnica del Grifone. La somiglianza con le idee tattiche del maestro Gasperini, ammirata anche a Crotone, è però alla lunga stata fatale per il croato di Spalato, che in questa stagione ha pressoché perduto il timone della sua ingovernabile creatura. Tutti i presupposti per affondare sembravano essersi concentrati al Ferraris, con spettri di retrocessione e un baratro insostenibilmente vicino. Prima che arrivasse l’ammiraglio Ballardini, però, che ha solo agito sulla struttura generale migliorandola sensibilmente. Ancora difesa a tre, ma idee non sofisticate e dunque apprese in poco tempo dai suoi (e calibrate sul parco giocatori, naturalmente).Ecco dunque, di seguito, una lista dei principali punti di rottura tra le due gestioni:

  1. Differente propensione di squadra: con Juric, 10 reti in 12 partite. Ballardini ha saputo dosare la difesa portando indietro il baricentro ma non rinunciando a offendere (11 in 13 gare). Confrontando i dati sulla difesa, emerge come il duello tra i due tecnici sia vinto dal ravennate a man bassa: sole 6 reti incassate, 0,5 a partita, contro le 19 prese da Juric.
  2. Gestione più ordinata della rosa: oltre alla fase di non possesso, Ballardini ha lavorato sull’attacco. Spazio al 3-5-2, interpretazione tradizionale dei ruoli e nuovo corso, basato su un gioco veloce che trovava in Goran Pandev il suo finalizzatore. Niente confusione, Goran seconda punta per scardinare le difese avversarie come un sapiente apriscatole. E Galabinov, l’unico in rosa che consente di vincere duelli aerei, è una primizia.
  3. Una nuova verticalità: Juric voleva cross, alta intensità e folate. Ballardini ha centellinato le forze portando a un nuovo modo di giocare visto che il 3-4-2-1 del croato era sbilanciato a sinistra, sfruttando i due trequartisti per l’addensamento dell’area (Taarabt e Galabinov, preferito a Lapadula per la fisicità, oltre a Rigoni). Peraltro, Taarabt con Ballardini ha aumentato la sua efficacia perché gli è risparmiata la fase di ricezione del pallone spalle alla porta, in zona centrale, dove tendenzialmente è più innocuo.
  4. La scelta del centravanti: Ballardini ha rispolverato Pandev dopo che Taarabt s’era infortunato, mentre Juric preferiva dare le chiavi del reparto a un prospetto fisico, Galabinov, assomigliante al Pavoletti genoano (come Budimir nel Crotone, insomma). Ballardini, dal canto suo, ha celato la potenza di Taarabt dandogli l’opportunità di gestire l’azione in duo col macedone a dare profondità.
  5. Mezzali dinamiche: Bertolacci e Rigoni, Bessa e soprattutto Hiljemark. Attaccare gli spazi è una costante ballardiniana, anche senza palla, proprio perché come detto c’è Pandev che agisce più basso rispetto alle punte ed è dunque più funzionale alle transizioni immediate. Catene laterali più usate, sbilanciamento (a sinistra, dove c’è Laxalt?) e strategia meno palleggiata di quella proposta da Juric. I palloni persi sono deleteri.
  6. Solidità: punto di forza, questo, ovvero l’abbandono delle marcature a uomo. Se Gasperini e Juric ne hanno fatto un mantra, Ballardini ha lasciato l’imprinting ereditato puntellando il tutto con l’aggressività, collante tipico dei difensori centrali laterali, come Izzo e Zukanovic. Una volta fatto ciò, è bastato aggiungere la maggior mobilità apportata da Spolli e il risultato era chiaro: posizionamento letto in maniera perfetta, copertura ben più efficace della zona.
  7. Meno caos: in fase difensiva il BallarGenoa si schiera con un 5-3-2. Senza il 3-4-3 di Juric, alias 5-4-1, il mediano ha più libertà d’azione perché tendenzialmente meno pressato. Orientamento che contro l’Inter, ad esempio, ha messo le briglie alla classe di Borja Valero togliendo ai nerazzurri una fonte di gioco importante.
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