IL GIORNALISTA DELLA SETTIMANA – GESSI ADAMOLI: «Con settanta punti si va in Champions»

In una delle settimana più difficili per l'universo Genoa a seguito della prematura scomparsa di Franco Rotella, il noto giornalista Gessi Adamoli ricorda l'amico scomparso e si sforza di guardare avanti: al finale di campionato


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Sono giorni tristi per i tifosi genoani e non solo. Nessuno ha voglia di parlare di calcio, di confrontare le tabelle stilate nella speranza che il sogno chiamato Champions League possa coronarsi. La scomparsa prematura di Franco Rotella è troppo fresca e dolorosa per volgere la mente altrove. Una persona di cuore, sempre sorridente e disponibile. Il classico ragazzo con cui stringere volentieri un’amicizia, indipendentemente dal suo passato di calciatore. Tra coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo meglio c’è senza dubbio il noto giornalista di “Repubblica” Gessi Adamoli.

Lei che svolge questo mestiere da parecchi anni e segue da sempre con interesse e passione le vicende del Genoa, che ricordo conserva di Franco Rotella?

«Ultimamente eravamo colleghi, nel ruolo di opinionisti, prima a Telecittà e poi a Telenord. Mi è rimasta impressa la prima intervista che gli feci, a seguito del gol che realizzò contro il Varese. Mi ospitò nel suo salotto di via Pinetti, nel quartiere di Quezzi, e si prestò in modo molto cortese ad una chiacchierata: come erano più umani i giocatori di qualche tempo fa! La sua vita è stata caratterizzata da una sfiga cosmica, tipica dei veri genoani: come giocatore disponeva di mezzi tecnici notevoli, di una spiccata fantasia e di un talento inconfondibile. Nonostante ciò ha avuto una buona carriera ma non all’altezza di quanto avrebbe meritato: a condizionarlo sono stati i cinque interventi subiti alle ginocchia. Con la maglia dell’Atalanta non riusciva neppure più ad allenarsi, ma il tecnico Mondonico lo mandava ugualmente in campo la domenica con lo scopo di far pervenire a Vieri dei cross impeccabili».

Sfortunato nel calcio, ma è soprattutto la vita ad avergli riservato un destino atroce.

«Tornando ai tempi recenti, con Franco ho avuto un grande feeling e credo di essere stato uno dei primi a cui abbia confidato la propria malattia. Curava anche una rubrica sul nostro giornale e, anche quando ormai il male lo stava battendo, ha sempre proseguito a scrivere i suoi pezzi con grande entusiasmo. Fino alla partita di Cagliari quando cercammo di contattarlo ma non ricevemmo risposta. Rotella era malato già da due, tre anni e tutto è partito da un neo. In un primo momento sembrava che i vari cicli di chemioterapia potessero sortire gli effetti sperati, ed anche lui aveva reagito con una forza di volontà ed una grinta incredibile. Poi, quando il male è arrivato al cervello, ho letto nei suoi occhi la rassegnazione. Un’ultima cosa: Guariniello può starsene a casa: qui non c’è nulla su cui indagare ma solo la sfortuna che ha perseguitato un bravo ragazzo».

Brusco, addirittura traumatico il passaggio da una pagina così triste alle frivole vicende del calcio giocato. I risultati di domenica scorsa hanno dato una mano al Genoa, reduce dal k.o. interno con la Lazio. Ed alle porte c’è Fiorentina – Roma…

«Le squadre in lotta per la Champions League non potevano vincere sempre e così, questa settimana, Genoa e Fiorentina si sono fermate. Peccato per i rossoblù, in quanto avrebbero potuto compiere un grosso passo avanti, ma la Lazio si è dimostrata una gran bella formazione. I ragazzi di Delio Rossi mi hanno destato un’ottima impressione ma, purtroppo per loro, non sono moltissime le volte che riescono a giocare a questi livelli. Sabato prossimo la gara tra Fiorentina e Roma sarà molto importante: mi auguro che termini in pareggio».

Necessario, comunque, che il Genoa faccia punti contro un Bologna che da una settimana si è affidato a Giuseppe Papadopulo. La difficile situazione di classifica dei felsinei ed il cambio di allenatore potrebbero rappresentare dei pericoli in più per il Grifone?

«Il Bologna ha subito otto gol in due partite ma in zona retrocessione si gioca a chi fa peggio. E’ vero, affrontare squadre con il coltello tra i denti non è piacevole. A volte, però, cambiare il tecnico può essere anche un’arma a doppio taglio: se il nuovo arrivato riesce ad imprimere la scossa la situazione migliora, ma in caso contrario i giocatori si rendono conto che la colpa per la situazione venutasi a creare è soprattutto la loro. Tornando all’esempio del Bologna, se vai male con Arrigoni, vai male con Mihajlovic, e dovessi andar male anche con Papadopulo sarebbe difficile prendersela con gli allenatori».

Nelle file del Bologna militano tre vecchie conoscenze: Di Vaio, Adailton e Mutarelli. Secondo lei giocheranno con il dente avvelenato?

«Adailton no di sicuro, Di Vaio, invece, credo un gol al Genoa di Gasperini lo farebbe volentieri, anche se in questo momento segnerebbe con piacere a qualsiasi avversario pur di tirar fuori dalle secche il Bologna. Finora ha realizzato venti gol, quindici dei quali alla Paolo Rossi, ovvero con una deviazione dal cuore dell’area di rigore. I grandi giocatori si distinguono anche da questo. Nel Genoa, però, non poteva agire in questa posizione in quanto chiuso da Borriello. Per quanto riguarda Mutarelli si parla di tempi lontani: il giocatore, non in grande sintonia con l’ambiente, lasciò la società sull’orlo del fallimento per approdare al Palermo».

Quanti punti dovrà conquistare il Genoa, nelle restanti sei partite, per guardare con un certo ottimismo alla qualificazione in Champions League?

«A mio avviso tredici punti. Da quando si disputano campionati a venti squadre, nessuna quarta è mai riuscita a raggiungere un traguardo così considerevole. La partita più difficile sul cammino del Grifone? Da qui alla fine, la più insidiosa sarà sempre la prossima…».

Claudio Baffico

 

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