Avanti col gambero (sperando di sbagliarmi)

Nonostante l'ennesima sconfitta subita col Napoli, Juric è stato confermato. Con gli azzurri il Genoa ha disputato un buon primo tempo, poi è stata una sagra degli errori

Marco Liguori

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Dunque Ivan Juric resta. Sembra, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, una decisione anche questa incomprensibile, una delle tante prese in questo periodo. Al tecnico non si chiedeva la luna, ma prestazioni dignitose e qualche possibile punticino nel ciclo di ferro con le “grandi” della serie A: soprattutto, i tre punti con l’Udinese. Sembra un “avanti col gambero”, per dirla con l’indimenticato Franco Nebbia, una decisione molto rischiosa in vista di una gara molto delicata come il derby: ma spero di sbagliarmi su tutta la linea. Va detto però che sabato sera contro il Napoli, il tecnico croato ha saputo schierare nel primo tempo un Genoa compatto, con le linee di difesa e centrocampo ravvicinate. Il Napoli ha sofferto questa impostazione iniziale e sembrava dopo il gol di Kouamé che il Grifone potesse conquistare l’intera posta. Purtroppo nella ripresa abbiamo assistito alla sagra degli errori: dapprima con il “buco” difensivo che ha consentito a Fabian Ruiz di pareggiare. E’ arrivato (prima del pari azzurro) il diluvio dantesco sul Ferraris: l’arbitro Abisso ha inspiegabilmente (come ha detto il suo ex collega Marelli) consentito la prosecuzione della partita. E qui si è vista, come già accaduto a San Siro col Milan, la mancanza di gestione della palla da parte dei rossoblù. Su un terreno ridotto a una risaia occorreva fare una sola cosa: gettare il pallone in avanti alla sperindio, magari sorprendendo gli avversari, oppure (come si usa nel rugby) spedirlo in fallo laterale il più lontano possibile dalla porta. E invece si è preferito giocare, con l’episodio della punizione per gli azzurri con l’autogol di Biraschi. Inspiegabile l’ingresso di Omeonga che sa solo giocare in velocità e sullo stretto con i dribbling e quello di Pandev solo all’89: su quel terreno infido occorreva un giocatore di esperienza come il macedone.

E proprio sul cambio con Omeonga e Mazzitelli che c’è un’attenuante per Juric. A costo di ripetermi ancora una volta, rimarco che mancano i centrocampisti di peso nella rosa attuale del Grifone: Mazzitelli e Hiljemark non lo sono. Su un campo ridotto in quel modo, ci sarebbero voluti dei “panzer” in mediana: oppure, inserire un altro difensore per chiudere gli spazi. Forse è proprio per la mancanza di giocatori di questo tipo a centrocampo che Ballardini aveva impostato la squadra con il 3-4-1-2: un modulo più offensivo, per spingersi più in avanti e cercare di segnare più dell’avversario, sfruttando Pandev trequartista, la potenza di Piatek e la rapidità di Kouamé. Intendiamoci: è un tipo di gioco al tempo stesso che può essere redditizio ma anche rischioso. Ecco spiegate le imbarcate di gol subite contro Sassuolo, Lazio e Parma: ma nel calcio non esiste la sicurezza di poter conseguire sempre risultati positivi.

A proposito, torno sul discorso centrocampisti: ma che fine ha fatto Rolon, sempre relegato in panchina? Eppure Ballardini lo aveva provato nelle amichevoli estive: ma anche lui, come Juric, non lo ha impiegato nelle gare ufficiali. Che tipo di giocatore è? Regista o incontrista? Serve ancora al Genoa? Eppure il club più antico d’Italia lo aveva inseguito già un anno fa. Un altro mistero come Lakicevic, di cui ne ho parlato qualche giorno fa.

Il 25 novembre si giocherà la stracittadina genovese. Il derby dei “misci” come lo stanno definendo molti tifosi, visto il periodo poco felice attraversato da Genoa e Sampdoria. Come tante gare del passato, anche questa potrebbe essere deciso dalla squadra che ha più energie e carattere che non da quella che esprime il miglior gioco. Juric dovrà forgiare in 15 giorni (avrà meno tempo per i nazionali) i suoi uomini con questa priorità: dopo tante delusioni i genoani vogliono un risultato positivo. Passo e chiudo!

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