River Plate, è tempo di vendere: Alario e Driussi i gioielli

Il Pipa e la Joya. Alario e Driussi sono pronti per il grande calcio l'Europa dopo aver incantato con il River Plate di Gallardo

Driussi

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La sempre fantasiosa stampa sudamericana ha apodato Driussi e Alario come la mejor dupla de ataque del futbol argentino. Specialmente dopo il Bombonerazo, la fragorosa vittoria del River Plate a La Boca nell’ultimo Superclasico. Merito del Muñeco Gallardo che ha stravinto la partita speculando sulle incertezze difensive dei terzini boquensi, accentuate dai movimenti alle loro spalle dei suoi uomini offensivi. Driussi e Alario, sempre loro, i più fulgidi talenti del campionato argentino che fanno gola a tante squadre d’Europa.

Per la dupla riverina è arrivata l’ora di spiccare il volo verso il calcio del vecchio continente. Per un sudamericano è il momento più difficile della propria vita: abbandonare casa, la famiglia, gli amici, lo stadio che ti ha visto crescere. Laggiù il futbol è qualcosa di più di un gioco: è sentimento, è religione incentrata su un Dio sferico declinato al femminile (la vieja, la mamma). Ma Driussi e Alario devono pur farlo se vogliono maturare definitivamente a livello calcistico. Piacciono a molti e il River Plate – come tutti i club d’Argentina – è costretto a lasciarli partire.

Enzo Francescoli, il Principe di Nuñez che ha ispirato Milito, ha spiegato tempo fa: «Stiamo cercando di convincere Lucas Alario e Sebastian Driussi a restare fino a dicembre 2017. Nei loro contratti esiste una clausola risolutoria ma il River Plate non ha necessità economiche di vendita». Driussi si libera con quattordici milioni di euro. E’ un vecchio pallino della Sampdoria ma da qualche giorno ci sta pensando anche l’Inter che potrebbe lavorare in sinergia con il Genoa: il Grifo pagherebbe parte dello stipendio della Joya (stesso apodo di Paulo Dybala) e il club nerazzurro rinuncerebbe all’eventuale premio di valorizzazione.

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