Franco Scoglio, un ricordo “ad minchiam” del Professore

Dodici anni fa se ne andò all'improvviso parlando di Genoa, la sua creatura più bella che difendeva come un guerriero. Scoglio idolo dei genoani

Nuti Scoglio
Beppe Nuti, in maglia bianca, prova a contrastare il Prof. Scoglio in maglia rossoblù

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Palla, soprapalla. Lo sporco e il pressing verticale. Tutti neologismi calcistici inventati da Franco Scoglio. Ricorre oggi il dodicesimo anniversario della scomparsa del mitico Professore, un uomo che voleva essere definito un educatore in panchina. Genio, forse visionario, maniaco dell’organizzazione. I calciatori scendevano in campo sapendo tutto dell’avversario. E lui, con il Grifone cucito sul petto, si sentiva il miglior allenatore del mondo.

Lo striscione in Gradinata Nord per ricordare Franco Scoglio durante Genoa-Chievo nel 2015 (Foto Gabriele Maltinti/Getty Images)
Lo striscione in Gradinata Nord per ricordare Franco Scoglio durante Genoa-Chievo nel 2015 (Foto Gabriele Maltinti/Getty Images)

Amava Lobanovsky e la letteratura medievale. Personaggio unico con uno strano rapporto con la stampa genovese: diceva quel che pensava senza freni inibitori, dalla sua bocca usciva sempre la verità. Scorza dura come uno Scoglio siciliano. “Da uno scoglio di Quarto è nata l’Italia, da uno Scoglio di Lipari è rinato il Genoa“. Una salvezza insperata ottenuta con il Genoa, calcolata a tavolino con la precisione di un architetto; oltre cento panchine e un sottopelle da grifone vero. E poi quel pugno alzato al cielo dopo il derby vinto, il giro di campo che per sempre ti ha immortalato nel Pantheon rossoblù.

Beppe Nuti, direttore di Antennablu, lo ricorda con queste parole: «Dopo aver giocato a calcio contro il Prof. mi venne in contro e mi disse: “Beppe, ricorda sempre che ti ho fatto due tunnel”. Lui era così, voleva vincere anche contro i giornalisti».

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