Errori arbitrali e mancanza di mordente, cause della sconfitta col Carpi

Quando giovedì scorso è stato designato Nicola Rizzoli come arbitro per Carpi-Genoa, ho voluto astenermi da ogni commento. Non vi nascondo, miei amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, la mia speranza che il fischietto emiliano si riscattasse dopo l’infelice serata di Atletico Madrid-Barcellona. E invece no: i miei dubbi e perplessità purtroppo l’hanno spazzata […]


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Quando giovedì scorso è stato designato Nicola Rizzoli come arbitro per Carpi-Genoa, ho voluto astenermi da ogni commento. Non vi nascondo, miei amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, la mia speranza che il fischietto emiliano si riscattasse dopo l’infelice serata di Atletico Madrid-Barcellona. E invece no: i miei dubbi e perplessità purtroppo l’hanno spazzata via. A cominciare dalla designazione: Rizzoli è originario di Mirandola, in provincia di Modena, e appartenente alla sezione Aia di Bologna. Perché designare lui per questa partita in cui era impegnata una squadra emiliana, il Carpi, cittadina appartenente alla stessa provincia modenese? Mistero. Non sarebbe stato meglio affidare la direzione ad un altro fischietto? Altro mistero.

Premetto: la sconfitta seguita agli errori del direttore di gara danneggiano solo in parte il Grifone. Sono altri che lanceranno eventualmente gli alti lai: Frosinone e Palermo coinvolti nella lotta per non retrocedere con il Carpi. I rossoblù però hanno subito uno stop alla rincorsa all’ottavo posto che significa qualificazione agli ottavi di Coppa Italia e una cifra cospicua in premio. E questo obiettivo rischia di non essere raggiunto.

E veniamo agli errori: l’espulsione ingiusta di Izzo (ampiamente illustrata dalle moviole) ha di fatto eliminato tutti gli equilibri della formazione di Gian Piero Gasperini. In pratica, è come se il Grifone avesse giocato con i piedi legati. Secondo: al 52′ Poli atterra Pavoletti al limite dell’area di rigore, in chiara occasione da gol. Era espulsione, i padroni di casa avrebbero dovuto giocare in 10 uomini alla pari con i rossoblù: invece, non successo niente, l’arbitro ha assegnato soltanto un calcio di punizione. Terzo: l’espulsione di Gasperini, le cui modalità sono inspiegabili. Se il tecnico ha realmente protestato con veemenza contro il direttore di gara ciò è avvenuto prima della fine del primo tempo: avrebbe dovuto ricevere subito il cartellino rosso. Invece è giunta a sorpresa negli spogliatoi. Quarto: i minuti di recupero prolungati sino a cinque, in cui è arrivato l’uno-due dei biancorossi. Dovevano essere quattro. Prendo spunto da tutto ciò per aggiungere un’altra mia perplessità: la riforma della moviola in campo (che dovrebbe eliminare i dubbi per alcuni episodi) rischia di diventarla solo a metà. Infatti resta sempre la centralità dell’arbitro che potrà richiederla agli addetti: negli altri sport, come il basket o il rugby, sono le squadre a richiederla. Se il direttore di gara la nega, non c’è nulla da fare. Quindi, continueranno sempre le discussioni a causa di situazioni incerte.

Intendiamoci, oggi una cosa è mancata al Genoa: la forza di reagire nel secondo tempo, o meglio, per gran parte di esso. L’inizio era sembrato abbastanza convincente, nonostante le due occasioni non finalizzate da Lazovic. La squadra ha perso mordente e si è rassegnata alla sconfitta, terminata con un clmoroso 4-1. E ha inspiegabilmente concesso 20 minuti della prima frazione di gioco agli avversari, prima del gol di Pavoletti. Non inganni però il risultato: ripeto, hanno pesato le incertezze arbitrali. E, lo affermo per l’ennesima volta, il direttore di gara non è un corpo avulso dal gioco, ma è parte integrante di esso.

Dopo l’espulsione odierna, Gasperini dovrà fare a meno di Izzo. Si dovrà recuperare nel giro di pochi giorni Burdisso, mentre Munoz rientrerà dopo la squalifica: la gara contro l’Inter si giocherà mercoledì alle 20.45. Ci vorrebbe che la sorte elargisse un po’ del credito che deve al Genoa per questo campionato. Passo e chiudo!

Marco Liguori

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