Se il Genoa piange, la Samp non ride

Carissimi fratelli genoani, Se Atene piange, Sparta non ride. Ci hanno preso in giro dicendo che i fuoriclasse nell’altra sponda del Bisagno vogliono rimanere, mentre da noi se ne vogliono andare. Ci siamo sentire dire che eravamo degli illusi a credere alle parole di Diego Alberto Milito: “Genova es mi casa”. Ci hanno irriso preannunciando […]


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Carissimi fratelli genoani,

Se Atene piange, Sparta non ride.

Ci hanno preso in giro dicendo che i fuoriclasse nell’altra sponda del Bisagno vogliono rimanere, mentre da noi se ne vogliono andare.

Ci siamo sentire dire che eravamo degli illusi a credere alle parole di Diego Alberto Milito: “Genova es mi casa”.

Ci hanno irriso preannunciando ridimensionamenti e foschi scenari.

Abbiamo invece scoperto, se mai ce ne fosse bisogno, che tutto il mondo è paese.

Di fronte a offerte vere e importanti qualsiasi società di media fascia, vende. Giustamente vende. Un Presidente competente, razionale e preparato, ha quasi l’obbligo di vendere. E Garrone rientra in questa categoria. Come Preziosi del resto.

Noi tifosi ci innamoriamo dei campioni. Ma questi salutano e vanno via se ricevono proposte di importanti aumenti di ingaggio, possibilità di competere per traguardi prestigiosi e di giocare al fianco di grandi fuoriclasse.

Ricordiamo che i calciatori hanno una carriera relativamente breve, e quindi lo stipendio è una componente da massimizzare. E in fretta. Logico che certe società siano inermi di fronte a queste logiche di mercato.

Aggiungo che il Grifone ha reinvestito i soldi delle cessioni, puntando su giocatori anche di prospettiva. Nuovi campioni da fare crescere e poi rivendere. Per crescere ulteriormente come società.

Sono arrivati Kucka, Konko, Boselli, Paloschi, Antonelli, Ze Eduardo e Rodriguez. Tanta roba, fratelli, almeno sulla carta. Non giovani promesse in prestito secco o punte di categoria over 30.

La proprietà blucerchiata, per sua stessa ammissione, userà invece il ricavato della vendita di Pazzini per coprire le perdite accumulate nelle ultime due stagioni.

Oggi tra Genoa e Doria non ci sono più differenze significative di valori come negli anni ’80 e ‘90. A dire il vero sono convinto che questo divario sia stato eliminato già dal nostro ritorno in Serie A. Dal derby di Maggio, per l’esattezza, sono uscito con la convinzione che ormai le due società siano allineate sullo stesso livello.

Quest’anno possiamo finalizzare il sorpasso definitivo, anche in termini di classifica finale, in una stagione normale, non particolare come quella di due anni orsono.

L’obiettivo di stagione? Arrivare davanti ai “diversamente genovesi” come li ha definiti scherzosamente, ma in maniera geniale, qualcuno….e pazienza se arriveremo quart’ultimi….

SIAMO NOI la squadra di Genova, dobbiamo arrivare davanti.

Due settimane fa il Genoa piangeva, la Samp non rideva per la vicenda Cassano.

Ma oggi Atene piange davvero? E…..Sparta invece che fa?

Federico Santini

federico.santini@yahoo.it

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