Non esistono mezze misure nel derby: vincere o perdere

Solo un anno e mezzo è trascorso dal derby di Boselli. Ma per il Genoa sembra trascorsa un’epoca. Quella società, che sino alla stagione precedente calcava palcoscenici europei, è ora nel baratro, superata per rendimento da un Pescara qualsiasi. I calciatori del Genoa sono di fronte a una scelta. Domenica sera possono decidere di giocarsela sino […]


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Solo un anno e mezzo è trascorso dal derby di Boselli. Ma per il Genoa sembra trascorsa un’epoca. Quella società, che sino alla stagione precedente calcava palcoscenici europei, è ora nel baratro, superata per rendimento da un Pescara qualsiasi. I calciatori del Genoa sono di fronte a una scelta. Domenica sera possono decidere di giocarsela sino in fondo, provando a vincere sapendo di rischiare di sprofondare definitivamente. Oppure possono decidere di accontentarsi, cercare di limitare i danni, e vivacchiare. Secondo la purtroppo famosa teoria per cui è meglio avere due feriti che un morto.

La tradizione, la storia, la leggenda del Genoa, credo, richiedono, obbligano, esigono che questi calciatori, seppur alcuni molto giovani e perfino stranieri, lottino sino all’ultima energia, fisica e mentale, per vincere il derby domenica sera. Chiunque indossi la maglia del Genoa non può pensare, nemmeno per un secondo, di poter “patteggiare” un punto nel derby. “Non giocarsela” equivarrebbe a una fuga.

E i Genoani non si meritano di vedere i propri giocatori fuggire.

Vada come vada, è d’obbligo lottare come fosse una finale mondiale. Meglio perdere, nel caso, da Genoani.

Federico Santini

federico.santini@yahoo.it

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