Neanche la sofferenza ferma il Genoa lanciato verso la serie A

A Cittadella, dopo un primo tempo complicato, la squadra di Gilardino è riuscita a centrare un’importantissima vittoria

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

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Gilardino, alla vigilia, detta quelle che dovranno essere le caratteristiche, soprattutto psicologiche e umane, ai suoi uomini. Prima della gara col Cittadella aveva chiesto, fiducia ed entusiasmo. Ma aveva dimenticato forse quella che è stata la vera dote dei suoi Grifoni: la sofferenza.

Il Genoa, nella sua storia, è stato grande maestro di sofferenze: lo sanno bene quei 3mila tifosi accorsi ieri al “Tombolato”. Per anni il Grifone costringeva a soffrire fino all’ultimo minuto, se non al secondo, con l’acqua alla gola, per sapere se si salvava o no.

Quest’anno tutto è cambiato, accanto alle solite doti (fiducia, coraggio, qualità) ecco anche la capacità di soffrire in certe gare e di gestire questi momenti con estrema consapevolezza.

Perché, sabato, a Cittadella il Genoa ha sofferto, all’inizio, poi a metà secondo tempo, ma ha reagito con grande forza e quel coraggio che dimostra la sicurezza nelle proprie possibilità.

In verità il Grifo non si aspettava una battaglia, una lotta continua con avversari che picchiavano forte (sei ammonizioni per i granata veneti ed un’espulsione) che hanno “lacerato” alcune maglie rossoblù senza che l’arbitro Dionisi vedesse qualcosa.

Coda Cittadella-Genoa
Coda strattonato per la maglia (foto di Genoa CFC Tanopress)

Hanno reagito i rossoblù, e alla fine hanno invaso il campo avversario regalando (dopo il gol liberazione) due o tre occasioni e chiudendo in bellezza.

E’ questa, sicuramente, una “bella stagione” perché mentre una volta il Genoa soffriva e perdeva, oggi soffre e vince. Segno di una vitalità e di una compattezza di squadra che da tempo non si vedeva.

Mancano ancora quattro giornate: ovviamente il percorso, per fortuna, diventa lievemente più facile, ma, grida Gila, attenzione, non è ancora finita questa straordinaria cavalcata. Alla quale si è unito non il “dodicesimo” uomo, come si diceva una volta dei tifosi, ma quest’anno addirittura un “popolo” come lo chiama Gilardino.

Un popolo di 3mila straordinari tifosi, che hanno conquistato il “Tombolato” e hanno accompagnato anche loro, con un po’ di sofferenza, la vittoria dei loro colori.

L’autostima del gruppo si è vista tutta: ricomposto il blocco difensivo, da quelle parti non riesce a passare nessuno.

I cambi, avvengono come sempre con molta intelligenza: persino Criscito, quasi vicino alla “pensione” (scherziamo) sembra rigenerato. Che si vuole di più da questo Grifone?

Come sempre nessun voto singolo: la squadra tutta ha ampiamente meritato un 8 pieno, pieno. Con il “serpentino” Albert a rallegrare la truppa e i 3mila del “popolo”.

Usando un termine inglese (sperando di non essere multati) diciamo che con il “clean sheet” di ieri, le gare senza gol sono 14 su 19: un muro.

E il Primo Maggio, festa dei lavoratori, si andrà al fresco a Bolzano con il Sudtirol: per il grande lavoro svolto, il Genoa e soprattutto Gilardino meritano il “Nobel” di questa festa.

Vittorio Sirianni

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