Il (soq)quadro dei conti del Genoa

Debito abissale di 278 milioni di euro ma il Grifone, malato grave, pare aver sventato il rischio fallimento

Zangrillo Blazquez Genoa
Dialogo tra Zangrillo e Blazquez (foto di Genoa CFC Tanopress)

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La gestione 777 Partners ha un punto di partenza: -278. É la coordinata abissale del debito strutturale del Genoa, al lordo dei crediti sportivi, lasciato in eredità da Preziosi che non può essere giustificato dalla contrazione pandemica, che ha influito seppur in lata parte mitigata dalla portata straordinaria della normativa d’emergenza Figc, oppure con le grottesche contestazioni sulle poste a bilancio che il 30 aprile costituiranno il punto focale dell’approvazione del rendiconto rossoblù. Con un fardello debitorio tre volte e mezzo superiore ai ricavi – al 30 giugno 2021 il Genoa era sesto nella classifica dell’indebitamento – nessuna società commerciale al mondo, salvo quelle iscritte al comparto calcistico, sopravviverebbe al fallimento. Il Grifone pare averlo sventato ma il malato resta grave e bisognoso di lunghe cure perché il (soq)quadro dei conti impone il cambiamento della politica aziendale, ora insostenibile, e il varo di un periodo di risanamento che nel breve termine equivale a perdere di meno.

Preziosi ha estremizzato il concetto di plusvalenza da scambio di calciatori ma l’ultimo bilancio genoano dice che ne è diventato vittima non avendo mai allentato il vortice del plusvalore che, da un lato, assorbe le perdite ma, invero, incrementa gli ammortamenti e la necessità di plusvalenze sempre più forti da conseguire una volta ogni sei mesi con somma gioia dei procuratori. Non di meno, negli anni il club ha mediamente mantenuto un parco giocatori di almeno ottanta unità. Il Genoa acquistato dagli americani è connotato da una forte miopia gestionale, quasi monolitica nelle sole plusvalenze, che ha impedito una sensibile crescita dei ricavi commerciali e di nuove sponsorizzazioni con l’ambigua conseguenza che il fatturato rossoblù, pari a 77,9 milioni di euro, copre appena il costo del lavoro, salito di quindici milioni rispetto al bilancio 2020: pertanto, il Genoa è un sodalizio che sinora ha vissuto per pagare i propri dipendenti poiché spendeva quanto incassava.

Una situazione finanziaria così grave impone massima attenzione attorno al tema stadio, affrontato da Joshua Wander con una battuta (riferita al monte debiti?) che se riletta dopo un mese assume un tono significativo. Un nuovo impianto, la pietra angolare per rinascere al pari dell’urgente centro sportivo giovanile, è meno sostenibile del piano di ristrutturazione del Ferraris poiché i costi, comprensivi di acquisto e ammodernamento dell’impianto comunale e dei lavori di riqualificazione dell’area urbana di Marassi, sarebbero più alti e l’eventuale mutuo più oneroso: nell’immediato ciò soffocherebbe la capacità di generare utili. Così stando le cose, 777 Partners è attesa da una stagione di scelte stimolanti ma difficili che inizierà a tutti gli effetti esattamente tra un mese, dal 22 maggio, quando il Genoa conoscerà il suo destino e potrà programmare la prima, vera stagione del nuovo corso che da ieri inizia da -278.

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