GRIFO D’ATTACCO – Il cammino del Genoa verso il decimo posto

Retegui deve avvicinarsi all'obiettivo fissato da mister Gilardino di 10-13 gol nel girone di ritorno

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Beppe Nuti, giornalista di Telenord

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Superata l’ultima pausa stagionale, il Genoa infila il rettilineo verso il traguardo. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 342ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.

Veniamo dal brivido di Anfield regalato ad Eriksson. Invece, la sosta Nazionali che cosa regala al Genoa? «Una volta tanto, essa non ha tolto ma, anzi, ha dato qualcosa che sicuramente farà piacere a mister Gilardino: Gudmundsson e Retegui hanno ritrovato la prolificità smarrita in campionato – 3 gol in due nelle ultime 8 partite – e, grazie ai propri calciatori sparsi nel mondo, il Genoa è andato sulla stampa internazionale. Si sono piantate bandierine rossoblù in Islanda, Argentina, Olanda, Messico, e non solo. Albert e Vasquez hanno perso due finali, dettaglio da non trascurare perché il dispendio energetico psico-fisico impiegato in una gara secca, da dentro o fuori, è nettamente superiore rispetto al fabbisogno di un’amichevole tradizionale disputata a fine marzo. Il tecnico del Grifone ne terrà conto nelle valutazioni che effettuerà assieme al suo staff per la gara di domani».

A proposito di Gilardino, quale futuro? «Non ci sono elementi per una risposta certa che il tifoso aspetta. Il tempo stringe e la definizione della sua vicenda contrattuale è di primaria importanza perché da essa passeranno le scelte di fine anno. I numeri, però, sono eloquenti e sono dalla sua parte: assieme agli altri ex genoani Thiago Motta e Palladino, Gilardino è l’allenatore che più ha valorizzato l’organico di una squadra di Serie A. Lo sforzo impiegato dal mister è più profondo rispetto a quello dei colleghi perché in avvio di stagione sia il Bologna che il Monza (costruiti da dirigenti esperti come Sartori e Galliani) partivano con un vantaggio sul Genoa rappresentato da una base lavorativa consolidata di maggiore spessore».

La società è cresciuta quanto la squadra? «Giocano su due campi differenti e di difficile paragone, ma da mesi il club sta ragionando con uno spirito imprenditoriale innovativo: ad esempio, il Genoa ha ripristinato definitivamente il circuito del merchandising, e non solo con la presentazione della quarta maglia a Milano, tra le capitali europee della moda. Ciò vale anche per il vecchio “botteghino”, divenuto risorsa significativa, e il riavvicinamento ai Genoa Club con iniziative e cene benefiche. La holding 777 Partners fa solo business ed è composta da uomini d’affari che agiscono senza il coinvolgimento emotivo del tifoso. Porto all’attenzione la vicenda dello stadio Ferraris, attorno la quale dopo molti anni si intravede la sua definizione: una volta intuita l’impossibilità di un acquisto esclusivo, le parti si sono accordate per una comproprietà duale, senza più il Comune di Genova».

Che cosa rappresenta Genoa-Frosinone? «Una gara con molti più significati di quanto si possa credere. L’avversario è in caduta libera, ma non spacciato; il Genoa, invece, inizia il proprio cammino verso il decimo posto, traguardo razionale e non così impossibile. Il duello tra Gudmundsson e Soulé – se l’argentino sarà della partita – contrappone calciatori rari: Albert è istinto senza vincoli, Matias viene dal “futbol de potrero”, dalla strada. Il Grifone ha molti calciatori che vogliono mettersi in mostra e Retegui deve avvicinarsi all’obiettivo fissato da mister Gilardino di 10-13 gol nel girone di ritorno (è a quota 3). Infine, spendo un nome per il futuro del Genoa, oltre a Marcandalli: quello di Patrizio Masini, centrocampista che ad Ascoli sta facendo benissimo giocando con continuità nonostante tre allenatori differenti».

Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti

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