GRIFO D’ATTACCO – Genoa, un punto senza zucchero

Gli infortuni complicano i piani di Gilardino, ma contro il Frosinone non è visto il gioco

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Beppe Nuti, giornalista di Telenord

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C’è solo il punto da accettare dopo il pareggio sorto tra Genoa e Frosinone. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 343ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.

Un punto in due partite contro il Frosinone: è poco? «Sì, la gara di ieri ha rischiato di essere la fotocopia dell’andata con il Genoa sconfitto all’ultimo. Stavolta, però, i due episodi Var – l’entrata ruvida di Vogliacco e il rigore fischiato a danno di Thorsby che ha fatto fare una brutta figura al mediocre Sacchi – sono girati a favore. Solo nel finale, complice altresì un vistoso calo fisico del Frosinone, i rossoblù hanno condotto l’inerzia e costruito le occasioni da rete con Messias e Gudmundsson, anticipato da Lirola con un intervento strepitoso. Un punto senza zucchero, visto che siamo a Pasqua e quest’oggi apriamo le uova di cioccolato. Un passaggio a vuoto è lecito anche se, escluso l’esordio traumatico con la Fiorentina, è stata la partita più brutta tra quelle disputate al Ferraris: non si è visto gioco, anzi un pizzico di nervosismo eccessivo anche da chi è subentrato».

In Serie A ci sono poche squadre trascinate da un singolo calciatore: nel Genoa, è Gudmundsson a riuscire. «É imprescindibile, infatti gioca sempre e mister Gilardino non se ne priva: per un calciatore dalle sue caratteristiche, undici gol in Serie A sono tantissimi. Ogni soluzione offensiva lo chiama in causa e lui, da grande talento, fa sempre qualcosa di particolare: può essere un dribbling, una partenza da fermo oppure un passaggio filtrante. Albert era reduce da due partite tirate con l’Islanda nelle quali il dispendio è stato elevato, eppure è come se non avesse percepito la stanchezza. Chi, invece, non ha convinto è stato Retegui: già prima dell’infortunio alla caviglia aveva rimediato un’ammonizione evitabile, di frustrazione, su Barrenechea. La conduzione tattica della partita è stata influenzata dagli infortuni che hanno scombinato i piani di Gilardino almeno un paio di volte».

Le Nazionali hanno presentato il conto con tre infortuni. «La partita successiva al turno delle Nazionali è la più difficile da preparare perché, nei giorni che la precedono, i gruppi di lavoro delle squadre non sono stati omogenei. Ho trovato strano l’impiego di Vasquez, tra i migliori in campo nonostante fosse reduce dal volo di rientro dagli Stati Uniti, e non già quello di De Winter che, invece, rientrava da Londra senza aver giocato un minuto a Wembley; così come l’utilizzo di Thorbsy a gara in corso in luogo del connazionale Bohinen, che resta un oggetto misterioso dell’ultimo mercato. Ciò detto, però, non rappresenta un’attenuante: il Genoa doveva fare di più, sia singolarmente che di squadra, per mettere in difficoltà la peggiore difesa della Serie A che si è presentata al Ferraris con una media di più di due gol subiti per partita».

Tra una settimana, trasferta a Verona senza Retegui e Malinovskyi ma con Vitinha sulla via del rientro. «Per l’ennesima volta in stagione, mister Gilardino deve preparare la partita senza sei o sette infortunati: il solito malus che complica i lavori e non consente di schierare due volte di fila lo stesso undici. Rispetto all’andata, il Verona è stato stravolto per necessità dall’esperto direttore sportivo Sean Sogliano che ha dovuto fronteggiare una grave crisi societaria: questo evento ha unito il gruppo superstite e accelerato il processo d’inserimento dei nuovi giocatori. Il Genoa non deve fare calcoli, ma conquistare quanti più punti possibile. Lo deve ai suoi grandi tifosi, a sé stesso e, più in generale, al campionato. Mancano otto partite, praticamente mezzo girone da disputare, per di più contro club che prevalentemente rincorrono un obiettivo concreto come la salvezza o l’Europa».

Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti augurano a tutti i lettori una serena Pasqua!

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